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Il paesaggio e la storia della Tuscia non possono essere sacrificati al profitto di pochi. Il 6 novembre u.s. Gian Antonio Stella ha pubblicato l’articolo L’Italia e la sfida per conciliare nuove pale eoliche e antica bellezza, dove, tra le localizzazioni sconsiderate per nuovi impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, richiama anche il “Parco eolico Tuscania”, proposto dalla Società Wpd San Giuliano S.r.l. a nord e a sud dell’antica cittadina del Viterbese. Avversato energicamente da residenti e associazioni ambientaliste, il mega-impianto si compone di ben 16 aerogeneratori per complessivi 90 MW, alti ciascuno 250 metri, cioè, osserva Stella, 19 in più del più alto grattacielo italiano, e con un diametro di 170. L’incidenza di simili progetti sul quello che definisce il “nostro futuro paesaggistico, agricolo, culturale e anche turistico” richiederebbe decisioni condivise, invece che imposte dal vertice politico a costo di ‘sbloccare’ le pratiche portandole in Consiglio dei Ministri. La convenienza per il committente, allettato da incentivi più che generosi, va infatti sempre bilanciata con l’interesse della comunità, locale e nazionale, che deve fare i conti con i valori costituzionali primari sanciti all’art. 9, guarda caso sempre più spesso messo in discussione. Il dato percentuale irrisorio (inferiore all’1,5%) del contributo dato dell’eolico al soddisfacimento dei consumi elettrici totali del Paese, però, e la consapevolezza che, nel caso di specie, gli aerogeneratori del “Tuscania” coroneranno il sito archeologico di Vulci e saranno visibili dall’Argentario a Bolsena, fanno apparire ingiustificato l’assalto al territorio in questione. In sede di V.I.A., gli abitanti della Tuscia hanno proposto, nel 2020, numerose osservazioni al progetto, temendo che l’impatto di un’opera come il “Parco eolico Tuscania”, così mastodontico da modificare incisivamente e irreversibilmente il paesaggio dell’alto Lazio, possa stravolgere l’identità di un territorio che sente di avere, ed ha, ben altre vocazioni. Recentemente, cittadini e associazioni sono stati chiamati di nuovo a controdedurre ma le loro preoccupazioni per l’impatto dell’opera in tema di salute, turismo e altre attività economiche, valore degli immobili, danni all’avifauna e alla biodiversità, ecc., non possono essere liquidate con superficialità in nome del mero profitto, né può esserlo l’impatto sul paesaggio e sull’ambiente. Ho interrogato, perciò, con i colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti, i ministri Cingolani e Franceschini, per sapere se: “non ritengano di adoperarsi per far valere il principio che la tutela del paesaggio è prevalente su ogni altro interesse giuridicamente rilevante, sia pubblico sia privato, e assecondare perciò la richiesta dei cittadini che si oppongono al “Parco eolico Tuscania” di convincere il proponente ad adottare la cd. opzione/alternativa zero, prevista dalla stessa Wpd (ex lege 152/2006) nelle integrazioni ma finora mai presa realmente in considerazione.” In altri termini, se “La bellezza, per l’Italia, è un bene non trattabile.” (G.A. Stella), bisogna ‘semplicemente’ rinunciare alla realizzazione di quell’impianto nell’interesse dello Stato-comunità.

 

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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