In tutta Italia la situazione degli Archivi di Stato è oggi seriamente compromessa, se non disperata, come del resto quella delle Biblioteche nazionali, soprattutto a causa della drammatica carenza di personale ad ogni livello di responsabilità, e si moltiplicano, all’orizzonte del Ministero della Cultura (MiC), le ragioni di preoccupazione. Lo stato di eccezione in cui versa l’intero comparto dei beni culturali, conseguenza delle ‘riforme Franceschini’, sembra infatti avere dato la stura ad ogni genere di aberrazione anche nel settore archivistico: dalle scelte anomale in tema di attribuzione degli incarichi dirigenziali fino alla ricerca di personale a tempo determinato fondata su requisiti incoerenti e discriminatori. In Calabria, ad esempio, dal 1° novembre la direzione dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria (da cui dipendono anche le sezioni di Palmi e Locri) è stata conferita ad una funzionaria amministrativa di Area III F2: non una dirigente, dunque, e soprattutto non una archivista. Quanto alle rare opportunità di collaborazione professionale con il MiC-Direzione generale per gli Archivi, dal 15 novembre è possibile concorrere al bando per la ricerca di 150 archivisti esperti, destinati agli Archivi di Stato e alle Soprintendenze di settore in 19 regioni: una selezione non concorsuale che mortifica le aspettative delle migliaia di potenziali candidati prevedendo, tra i requisiti indispensabili, anche il possesso di partita IVA, richiesta inedita e incomprensibile per questo settore, proprio mentre svilisce, rendendolo opzionale da indispensabile qual era, fra i titoli di studio, quello rilasciato dalle Scuole degli Archivi. Lascia, inoltre, ampio spazio alla discrezionalità nella valutazione di ciascun aspirante all’incarico. Con i colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti ho presentato, perciò, l’ennesima interrogazione al ministro Franceschini – ad oggi sono 120; appena 15 le risposte – per sapere se: “non ravveda la necessità e l’urgenza di bandire concorsi pubblici per tutte le posizioni lavorative previste dalla pianta organica del dicastero e concorsi interni trasparenti per i dipendenti che aspirino, legittimamente, a progressioni di carriera”. E ancora: “se non ritenga doveroso scusarsi, a nome del MiC, con tutti i potenziali aspiranti ai 150 incarichi di collaborazione con la Direzione generale per gli Archivi, perché mentre si richiede loro un requisito oggettivamente discriminatorio, nulla avendo a che fare il possesso della Partita IVA con i titoli e l’esperienza del candidato (ma molto con le sue possibilità economiche, sì che i più abbienti risultano favoriti), proprio in materia di competenze abbassa i requisiti minimi di partecipazione.”
Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)