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I legislatori in una conferenza del Parlamento europeo invitano l’UE a riconoscere il massacro del 1988 in Iran come genocidio e crimine contro l’umanità

In vista della Giornata internazionale dei Diritti Umani del 10 dicembre, un gruppo di eminenti legislatori europei ha tenuto una conferenza sul deterioramento della situazione dei diritti umani in Iran. Membri del Parlamento europeo hanno invitato l’Unione e i suoi Stati membri a riconoscere “il massacro del 1988 in Iran come genocidio e crimine contro l’umanità”.

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Anche la signora Maryam Rajavi, la presidente-eletta della Resistenza iraniana, ha partecipato online a questa conferenza, pronunciando il discorso programmatico dell’evento.

L’evento di martedì e i suoi partecipanti hanno evidenziato che da quando Ebrahim Raisi, “scagnozzo del massacro del 1988”, è diventato presidente del regime a giugno, la già deplorevole situazione dei diritti umani in Iran è ulteriormente peggiorata.

La conferenza ha invitato la comunità internazionale ad avviare un’indagine indipendente sul massacro di oltre 30.000 prigionieri politici del 1988 e su altri crimini commessi dal regime dei mullah, inclusa la brutale uccisione di oltre 1.500 manifestanti pacifici durante la rivolta del novembre 2019.

 

Javier Zarzalejos, eurodeputato spagnolo, vicepresidente della Commissione speciale sull’interferenza straniera in tutti i processi democratici nell’Unione europea, compresa la disinformazione ha detto:

Il regime della Repubblica Islamica dell’Iran compie le più flagranti violazioni dei diritti umani, detenzione arbitraria di difensori dei diritti umani, avvocati, giornalisti, persone con doppia cittadinanza, esecuzioni segrete e sparizioni forzate, condanne arbitrarie, uso della tortura, discriminazione di genere che persiste nella legge e negli atteggiamenti sociali, compresa la lapidazione. Usa una forza eccessiva e letale contro le proteste in tutto il Paese.

Questo incontro è importante in quanto ci siamo riuniti qui oggi per invitare l’Unione europea e i suoi Stati membri ad adottare una politica ferma nei confronti dell’Iran. È necessario tradurre le parole in azioni, riconoscere il massacro del 1988 come genocidio e crimine contro l’umanità, oltre che sollecitare la comunità internazionale a chiamare i dirigenti del regime a risponderne. Gli autori di questi crimini devono essere assicurati alla giustizia.

 

Intervento di Maryam Rajavi, Presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran

Il massacro di 30.000 prigionieri politici nel 1988 è il più eclatante tra gli innumerevoli crimini dei mullah. E si tratta di un crimine continuativo.

La carneficina fu eseguita sulla base di due decreti di Khomeini che ordinò di massacrare tutti i prigionieri che sostenevano i Mojahedin del popolo iraniano.

È stato un caso evidente di genocidio, seguito dall’esecuzione di prigionieri di altri gruppi politici.

Uno degli autori della strage del 1988 è stato processato nei mesi scorsi dal tribunale di Stoccolma. La corte ha tenuto alcune delle sue sessioni presso la Corte di Durazzo in Albania per ascoltare le testimonianze di diversi membri dell’OMPI ad Ashraf 3 che sono parte lesa nel caso.

Quello scagnozzo ha confessato una realtà importante: “Chiunque parli dell’OMPI verrebbe arrestato, e la magistratura è estremamente seria al riguardo”.

Da diversi decenni, sotto il governo dei mullah in Iran, è proibito menzionare il nome dell’OMPI. Il divieto è un aspetto del genocidio compiuto contro l’OMPI.

Lo scorso giugno, Khamenei ha scelto uno degli autori chiave del massacro del 1988 come presidente del regime.

Da parte sua, il popolo iraniano ha lanciato il suo movimento di appello per la giustizia che chiede il perseguimento di Khamenei e Raisi per genocidio e crimini contro l’umanità.

L’inerzia dell’Europa ha incoraggiato il regime nei suoi crimini.

Per quanto riguarda la comunità internazionale, il silenzio e l’inazione di fronte a questo crimine brutale equivalgono a placare gli assassini al potere in Iran.

Nel settembre 2020, sette relatori speciali delle Nazioni Unite hanno evidenziato un importante sviluppo in questa politica spudorata. Hanno ricordato che, nonostante l’adozione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di una risoluzione su questo massacro nel dicembre 1988, l’Assemblea generale e la Commissione per i diritti umani non intrapresero alcuna azione.

Tale inerzia ha incoraggiato il regime iraniano e ha portato al peggioramento della situazione dei diritti umani in Iran. I governi europei sono rimasti in silenzio e hanno chiuso gli occhi sul massacro dei prigionieri politici e sulla repressione delle proteste, dando così al regime un ‘via libera’ per continuare le sue atrocità.

Pensavano che le violazioni dei diritti umani sarebbero state limitate all’interno dei confini iraniani. L’esperienza degli ultimi tre decenni ha dimostrato che si trattava di una visione errata e di una politica sbagliata.

I mullah lo hanno considerato un segno di debolezza. Si sono resi conto che la loro strada per la fabbricazione di bombe e per minare la stabilità e la sovranità nazionale dei Paesi del Medio Oriente era spalancata.

L’anno scorso, un tribunale in Belgio ha condannato uno dei diplomatici-terroristi del regime a 20 anni di carcere per avere complottato per fare esplodere una bomba al raduno annuale del CNRI a Parigi, cosa che avrebbe causato una carneficina. Perché l’Europa non ha intrapreso alcuna azione seria contro un simile caso di terrorismo di Stato? Perché l’Europa non pone fine all’impunità per gli assassini al potere in Iran?

Di recente, il Tribunale Federale svizzero ha ordinato indagini sull’assassinio da parte del regime iraniano nel 1990 del professore Kazem Rajavi, rappresentante del CNRI in Svizzera, come caso di genocidio e crimine contro l’umanità.

Sollecitiamo un processo internazionale contro i dirigenti del regime iraniano.

Spero che, in qualità di rappresentanti del popolo europeo, difenderete la dignità dell’Europa rifiutando la politica di condiscendenza e difendendo i diritti umani del popolo iraniano.

Vi esorto a prendere la guida e ad avviare un movimento affinché l’Europa stia con il popolo iraniano, con le famiglie e i sopravvissuti dei 30.000 prigionieri politici massacrati nel 1988, con le donne e i giovani che protestano, e con la popolazione e i bambini innocenti di Isfahan i cui occhi sono stati accecati dalle pistole ad aria compressa dell’IRGC.

Vi esorto specificamente ad adottare una risoluzione al Parlamento europeo, che riconosca il massacro del 1988 come genocidio e crimine contro l’umanità.

Vi esorto a sostenere la richiesta del popolo iraniano di perseguire a livello internazionale Khamenei e Raisi per il massacro di prigionieri politici nel 1988 e per gli omicidi del novembre 2019.

Vi esorto a chiedere ai governi d’Europa di condizionare i loro rapporti e colloqui con il regime clericale alla cessazione degli arresti dei manifestanti, delle torture e delle esecuzioni nelle carceri.

 

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