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UnArchive – Found Footage Fest

Sabato e domenica si conclude l’edizione zero del primo festival dedicato interamente al riuso creativo del cinema d’archivio.

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Evento speciale il 18 dicembre con il live dei Doctor 3 , le proiezioni dei corti vincitori del Premio Zavattini, il film su Pino Pascali e la presentazione del footage amatoriale sul movimento della Pantera.

Domenica Gran finale con il vintage market e la dance-tech di Artistico Collettivo
Si conclude questo settimana il “numero zero” della manifestazione targata AAMOD improntata alla riscoperta del footage cinematografico e la valorizzazione degli archivi nella cultura contemporanea.

Al Live Alcazar di Roma, sabato 18 e domenica 19 dicembre UnArchive – Found Footage Fest presenterà per il gran finale nuovi progetti a tema dai linguaggi artistici ed espressivi diversificati.

Si comincia alle 18 di sabato con la presentazione di Pantera 90 Archivio, ovvero la raccolta di footage amatoriale sullo storico mocimento della Pantera. A seguire, la proiezione di due dei corti vincitori del Premio Zavattini UnArchive: “Heimat” di Giovanni Montagnana e “Il mare che non muore” di Caterina Biasiucci, che anticiperanno il lungometraccio di Walter Fasano “Pino”, dedicato alla figura di Pino Pascali. In serata evento speciale con i Doctor 3, celebre gruppo jazz formato da Danilo Rea al piano, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria, che si cimenterà  con una performance musicale sul footage realizzato da Antonello Branca in California alla fine degli anni Sessanta.

Domenica pomeriggio, dalle 16 alle 19, sarà allestito un vintage market con loop di immagini e suono ripresi da vari archivi. Alle 21, l’ultima rappresentazione dal vivo sarà firmata dal gruppo Artistico Collettivo che con l’originale “Artificial Landascapes” metterà alla prova la fruizione e percezione sensoriale degli spettatori attraverso suoni, forme e immagini non riconoscibili, decostruite dalla loro semantica e reimmese in universo multiforme di scenari e paesaggi in continua trasformazione.

Calendario e dettagli della manifestazione in corso in dettaglio al sito https://unarchive.it/festival/
Ingresso libero con presentazione di Supergreenpass. E’ consigliata la prenotazione via mail su eventi@aamod.it

Doctor 3 on California Footage

Una formazione inedita nel segno del “piano trio”.

Rea e Pietropaoli debuttano nel ’75 con il “Trio Di Roma” (con Roberto Gatto), Pietropaoli e Sferra hanno maturato la loro intesa con lo “Space Jazz Trio” di Enrico Pieranunzi, un gruppo che in circa dieci anni di storia ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti.

Doctor 3 si fonda dunque sulla profonda conoscenza reciproca, una sorta di “intesa telepatica” che costituisce la vera cifra stilistica del gruppo al di là delle diverse scelte di repertorio, un repertorio vastissimo che non conosce confini di generi o di stili.

Un grande successo di critica e di pubblico accompagna il gruppo sin dall’esordio, il loro primo cd, “The Tales Of Doctor 3” (vvj) ottiene il “Premio Arrigo Polillo” indetto dalla rivista specializzata “Musica Jazz” come “Miglior Disco Italiano” del ‘98.

Nel ’99 il secondo lavoro discografico, “The Songs Remain The Same” (vvj)  consegue, dalla rivista “Musica & Dischi”, il riconoscimento di “Miglior Disco” nella categoria “Jazz”.

Nel ‘99 e nel 2001 la classifica del “Top Jazz” della rivista “Musica Jazz” vede affermarsi Doctor 3 come “Miglior Gruppo o Orchestra Italiano”.

Il gruppo, oltre che in Italia, si esibisce in USA, Cina, Brasile, Giappone, Tunisia, Polonia, Malta, Serbia, dove in poco tempo diventa il beniamino del pubblico jazz, e non solo di quello degli “addetti ai lavori”

Nel 2001 sono pubblicati “Bambini Forever” (vvj), il loro terzo cd, e “Live And More” (vvj), allegato al numero di dicembre della rivista “Musica Jazz”.

Nel mese di giugno 2003 viene pubblicato “Winter Tales” (vvj) un doppio live registrato a Orvieto durante Umbria Jazz Winter # 10.

Nel marzo del 2007 esce “Blue” (vvj) e nell’aprile dello stesso anno, per la collana “Jazz Italiano Live” allegata al settimanale L’Espresso, esce un progetto su Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band in occasione del quarantennale dalla pubblicazione dell’importante album dei Beatles.

Nel 2008, sempre per L’Espresso, registrano il cd “Le Canzoni del ‘68”.

Dopo 11 anni di successi, nell’ottobre del 2009, il gruppo si scioglie, è un passaggio inevitabile, fisiologico, i gruppi di jazz non sempre hanno vita lunga e Doctor 3, pur avendo rappresentato un raro esempio di longevità, necessita di una pausa di riflessione.

La sosta è utile per ritrovare nuovi stimoli attraverso esperienze personali.

Nel 2014 Rea, Pietropaoli e Sferra, decidono di ritrovarsi per riprendere insieme il viaggio con nuove idee, nuovo entusiasmo, e il patrimonio di crescita individuale degli anni trascorsi in lontananza.

La reunion viene testimoniata, nel maggio 2014, dal nuovo lavoro discografico “Doctor 3” pubblicato dalla “Parco Della Musica Records” in coproduzione con Giandomenico Ciaramella, per Jando Music, e Aldo Mercurio.

Nel 2019, per Jando Music e Via Veneto Jazz, vede la luce l’ultimo cd del trio: “Canto Libero” dedicato alle canzoni di Lucio Battisti.

Artistico Collettivo

(Marco Chenevier, Francesca Fini, Giorgio Li Calzi, Riccardo Mazza, Simona Pietrosanti)

 

Artistico Collettivo è un progetto nato dall’incontro del coreografo Marco Chenevier, della performer Francesca Fini, dei musicisti Giorgio Li Calzi e Riccardo Mazza, e della danzatrice Simona Pietrosanti. Mettendo in discussione i concetti di movimento, suono e immagine, Artistico Collettivo crea intensi momenti personali magistralmente creati attraverso regole e omissioni, accettazione e rifiuto, invitando lo spettatore in un’esperienza caratterizzata dall’accumulazione ieratica di elementi linguistici differenziati. Artistico Collettivo risponde direttamente all’ambiente circostante, e utilizza le esperienze quotidiane degli artisti come punto di partenza. In questo primo esperimento spesso si tratta di istanze incorniciate che passerebbero inosservate nel loro contesto originale.

 

Artificial Landascapes è il primo dispositivo artistico di “Artistico Collettivo”. Manipolando lo spettatore per creare caos, il movimento rivela una goffaggine intrinseca, un umorismo che fa eco alle nostre vulnerabilità. Artistico Collettivo considera anche il movimento come una metafora dell’uomo in continua ricerca che sperimenta una perdita continua. Con “Artificial Landascapes” non facciamo riferimento a forme riconoscibili. I risultati vengono decostruiti nella misura in cui il significato viene spostato e la possibile interpretazione diventa multiforme. I movimenti di esseri umani e/o oggetti sono isolati: così facendo si creano nuove sequenze che rivelano un rapporto inscindibile tra movimento e suono. Esplorando il concetto di paesaggio in modo nostalgico, si approcciano un’ampia scala di soggetti organizzati in multistrati concettuali. Applicando l’astrazione, il dispositivo indaga le dinamiche del paesaggio, compresa la manipolazione dei suoi effetti, e i limiti dello spettacolo, in base dimensione soggettiva dell’elaborazione semantica del paesaggio in sé. Piuttosto che presentare una realtà fattuale, viene fabbricata un’illusione per evocare i regni della nostra immaginazione. “Artificial Landascapes” stabilisce un legame tra la realtà del paesaggio e quella immaginata dai suoi ideatori.

UnArchive Found Footage Fest è un’iniziativa prodotta dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, nell’ambito del progetto l’Aperossa, con il contributo del Ministero Italiano della Cultura (MIC) e con il sostegno di Euroma2 Cultural Experience.

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