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TUTTO HA UN INIZIO ED UNA FINE, ANCHE IL COVID

Che la scienza abbia fatto miracoli nel fronteggiare la pandemia trovando in tempi rapidi dei vaccini per ridurne soprattutto gli effetti gravi non c’è dubbio alcuno, e per questo dobbiamo senz’altro esprimere gratitudine a chi si è prodigato in questo senso. Non va sottaciuto però che una verifica degli effetti di detti vaccini ancor oggi sembra non offrire tempi certi, come si evince dalle continue modificazioni dei tempi stessi di efficacia che la scienza ci comunica, spesso impensierendoci per ovvi motivi, abituati come eravamo nel credere di avere le spalle coperte di fronte al male. Queste riflessioni ormai sono diventate un pensiero comune che preoccupa ormai tutti da due anni, arrecando pregiudizio al lavoro, ai momenti di tempo libero, al vivere quotidiano insomma. Non c’era bisogno pertanto che fosse lo scrivente a dire queste cose con le quali abbiamo imparato a convivere e, speriamo tanto di no, ad assuefarci.

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Ciò che mi fa rabbia, e non poca, è che quasi tutti i mass-media facciano spettacolo su questa disgrazia, spesso dicendo cose fondate solo sull’immaginazione dei vari operatori e che la politica colga ogni spunto da strumentalizzare per portare acqua al suo mulino.

Io non posso dire niente a questo proposito essendo la mia cultura molto diversa da quella della scienza sanitaria, ma anche, in veste di giornalista, dal fare giornalismo come viene fatto oggi, essendo quest’ultimo diventato uno strumento diverso dal dare corretta informazione, e dico ciò affrontando il rischio per niente scontato di inimicarmi con i colleghi, spesso costretti a lavorare a questo modo solo allo scopo di portare a casa uno stipendio piuttosto che dal desiderio intrinseco di dire la verità.

Detto questo, alla luce di quanto sta succedendo, nonché sulla scia dei tanti discorsi sentiti, mi par di poter dire che, a naso, la pandemia in atto stia fortunatamente trovando qualche resistenza tanto da far ipotizzare il ripristino di una seppur bassa sensazione di normalità, normalità quest’ultima che stenta a venire a galla solo perché, in Italia, purtroppo meno rispetto ad altri paesi più seri del nostro, non si rispettano le regole dettate dalla sanità. Contrariamente infatti a quanto si dice, forse per auto legittimazione dall’alto, volta ad incoraggiare chi non si vaccina, di idioti che scherzano sulla salute ce ne sono ancora molti, anche fra la scienza! Da un microbo, da un virus come ci si protegge se non cercando di fermarli con una mascherina, come diceva anche mio nonno? Più elementare di così…! Nel caso di specie il senso di democrazia bonari, sempre espressa dall’alto, non ha senso e necessiterebbe di un obbligo perentorio al vaccino.

In ogni caso, pagando però uno scotto molto alto in termini anche di vittime, io resto del parere che, se si intensificasse maggiormente un severo controllo sugli “idioti”, si potrebbe ipotizzare sin da adesso che, seppur con qualche ritardo a causa dei predetti, anche la pandemia in atto sarebbe potuta volgere alla fine, forse con qualche anticipo. Esattamente come tutte le altre del passato, circostanza positiva che avrebbe avuto luogo anche da noi ove ci fosse stata una migliore comunicazione, una migliore organizzazione ospedaliera quanto a concentrazioni, nonché una maggiore educazione da parte di un certo numero di Italiani.

Insomma, voglio dire che, come c’è un inizio, poi c’è sempre una fine. Come è successo nei vari decenni scorsi per le altre pandemie. Rimane però il rammarico nel dover constatare che la terapia vincente risiede e risiederà ancora per qualche tempo in capo alla pandemia, e ciò per il periodo necessario volto ad arrivare alla fine del suo iter patologico, piuttosto che nella terapia sanitaria.

Come ho già detto in articoli precedenti.

Arnaldo De Porti

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