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MORTI SUL LAVORO PER COVID IN ITALIA:

 

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SONO 797 LE VITTIME SUL LAVORO PER COVID DA GENNAIO 2020 A FINE NOVEMBRE 2021. + 1,9 % RISPETTO AL MONITORAGGIO DI OTTOBRE 2021.

 

SONO INVECE 185 MILA 633 LE DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO LEGATE AL CORONAVIRUS IN ITALIA. CRESCIUTE DELLO 1,4 % DA FINE OTTOBRE (2.486 in più)

 

I NUMERI DELLE VITTIME COVID SUL LAVORO REGIONE PER REGIONE

 

Da gennaio 2020 a novembre 2021 si contano 797 decessi. Nel mese di novembre sono state 15 le vittime del Covid entrate a far parte delle statistiche, facendo rilevare un incremento della mortalità pari all’1,9%.

 

“Ancora una volta è fondamentale tenere presente, come sottolineano all’Inail, che di questi 15 casi, solo 2 decessi sono relativi a novembre, mentre gli altri rientrano nella casistica dei mesi passati – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – una precisazione che testimonia l’importanza delle vaccinazioni così come dell’introduzione dell’obbligo del Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro”.

 

Ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 24,7% delle denunce (197 decessi), seguita da: Campania (104 decessi), Lazio (86 decessi), Piemonte (61), Puglia (55), Emilia Romagna (51 decessi), Sicilia (45), Veneto (35), Liguria (29 decessi), Abruzzo (29), Toscana (28), Marche (22), Friuli Venezia Giulia (11), Umbria (10) e  Molise (9), Calabria e Sardegna (8), Provincia autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta, Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano (2).

 

Gli uomini rappresentano l’82,7% delle vittime. La fascia d’età maggiormente colpita è quella che va dai 50 ai 64 anni con il 71,4% dei casi di morte.

 

L’88 % delle denunce di morti sul lavoro per Covid appartiene all’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva continua ad emergere il triste primato del settore Sanità e Assistenza Sociale con il 22,4% delle denunce con esito mortale; seguono con il 12,9% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con il 11,8% dei casi le Attività Manifatturiere (lavorazione prodotti chimici, farmaceutica, stampa, industria alimentare…); con il 10,4% invece si trova il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (attività degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi), con il 10% quello del Commercio e con il 6,9% quello delle Costruzioni.

 

In 23 mesi di pandemia e di emergenza, insieme ai settori più coinvolti per numero di morti e infortuni, si consolidano anche i dati sul podio delle professioni più colpite, che sono e rimangono le stesse anche a fine novembre 2021.

 

Al primo posto per denunce di infortunio mortali COVID troviamo gli impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (con il 10 % dei decessi sul lavoro per Covid), al secondo posto i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con il 9,7% dei casi totali. Seguono conduttori di veicoli a motore (7,8%), i medici (5,1%). E ancora: operatori sociosanitari (3,8%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,3%).

 

 

I NUMERI DEGLI INFORTUNI

 

Le denunce di infortunio totali legate al contagio COVID 19 da gennaio 2020 a novembre 2021 sono 185.633. L’incremento registrato a fine novembre rispetto a fine ottobre è dell’1,4% (2.486 infortuni in più, di cui però sono 1.525 quelli riferibili a novembre, i restanti casi invece sono da ricondurre ai mesi precedenti del 2021 e addirittura del 2020). L’incidenza delle denunce di infortunio rilevate nel mese di novembre rispetto al totale degli infortuni registrati da inizio pandemia è dello 0,8%.

 

Le donne sono state (e rimangono) più contagiate degli uomini: sono quasi il 70% del totale. Ben al di sopra della media nazionale le percentuali di donne infettate dal Covid sul lavoro nelle regioni del Nord Italia: Valle D’Aosta (77,7%), nella provincia di Trento (77,3%) e in quella di Bolzano (75,6%), in Piemonte (76,2%), in Veneto (73,8%) e in Friuli Venezia Giulia (73,4%).

 

La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni.

 

Anche per le denunce di infortunio, così come visto per i decessi, è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito confermando il dato di fine ottobre e con il 96,9% dei casi. Così accade anche per il settore più coinvolto nell’emergenza, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare anche dopo 23 mesi di pandemia (quindi a fine novembre 2021) il più elevato numero di denunce (il 64,8% del totale). A seguire troviamo: il settore dell’Amministrazione Pubblica (vale a dire: attività degli organismi preposti alla Sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2% delle denunce; il settore dei Servizi di Vigilanza, Attività di Pulizia, Fornitura di Personale (4,4% delle denunce); Trasporto e Magazzinaggio (3,9%) e le Attività Manifatturiere (3,2% delle denunce).

 

Nella classifica delle professioni, poi, si confermano anche a fine novembre 2021 in cima alla graduatoria i tecnici della salute con il 37,3% delle denunce di infortuni. Sono loro i lavoratori che hanno subito maggiormente le conseguenze di 23 mesi di pandemia. Seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con il 18,1% delle denunce; dai medici (8,5%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 6,8%. E ancora dal 4,7% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,7% di impiegati alla segreteria e agli affari generali; dal 2,3% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.

 

Sempre la Lombardia in testa alla graduatoria delle denunce di infortunio legate al Covid con il 25% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 12,9%, Veneto 10,5%, Emilia Romagna 8,4%, Lazio 6,7%, Campania 5,9%, Toscana 5,5%, Liguria 3,9%, Puglia 3,8%, Sicilia 3,4%, Friuli Venezia Giulia 2,5%, Marche 2,4%, Provincia Autonoma di Trento, Abruzzo, Provincia Autonoma di Bolzano e Sardegna 1,6%, Umbria e Calabria 0,8%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5% e Molise 0,3%.

 

 

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