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Pipa o giornale a Natale?
“Mo vene Natale / nun tengo denare / me leggio ‘o giurnale / e me vaco a cuccà”. Così cantava Renato Carosone. Versetti che fanno parte di una vecchia filastrocca napoletana, che molto probabilmente discende da una filastrocca siciliana, che contiene ad un dipresso le stesse parole. Quella napoletana recita cosi: “Nuvena nuvena / mo vene Natale / nun tengo denare / m’appiccio ‘na pippa / e me vaco a cuccà”. La siciliana, invece: “Mo’ vene Natale e u ttegnu dinari; mi pigghiu a pippa e mi mindu a fumari!“.
Mi accendo la pipa, mi prendo la pipa. Perché Carosone cambiò il terzo versetto, perché alla pipa preferì il giornale? Semplicemente perché allora (“anni sessanta”) certe parole in televisione e alla radio non si potevano pronunciare, e il termine pipa con due p, come si pronuncia sia in napoletano sia in siciliano, diventa una parola volgare in dialetto romanesco. A nessuno oggi verrebbe in mente di cambiare quel versetto. Di parole volgari in televisione se ne sentono a iosa, infatti, e nessuno si scandalizza.
Renato Pierri

https://www.youtube.com/watch?v=Rr7Bbt7bz40

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