FOTO: Arnulf Rainer, Colori nelle mani 2021. Installation view della mostra presso Galleria Poggiali – Firenze.
Ph. Michele Sereni, Pesaro. Courtesy Galleria Poggiali
GALLERIA POGGIALI
FIRENZE
annuncia la proroga della mostra
Arnulf Rainer
Colori nelle mani
fino al 5 marzo 2022
mostra a cura di Helmut Friedel
con testi critici di Giovanni Iovane e Sergio Risaliti
Galleria Poggiali | Firenze
Via della Scala, 35/A – Via Benedetta, 3r | 50123 Firenze
Firenze, 13 gennaio 2022. È prorogata fino al 5 marzo 2022 la mostra Colori nelle mani dell’artista austriaco Arnulf Rainer (Baden, 8 dicembre 1929) presso la Galleria Poggiali di Firenze nelle sue due sedi di via della Scala e di via Benedetta.
La mostra, con la curatela di Helmut Friedel, negli scorsi mersi ha riscontrato un grande successo di pubblico italiano e straniero nonché di critica contribuendo così al momento di grande rivalutazione che sta vivendo l’opera dell’artista austriaco.
Il progetto, realizzato in galleria con lo stesso artista, presenta un ampio corpus di per lo più dipinti inediti. Una prima sezione che, a partire dai lavori dei primi anni ‘80 realizzati con le dita, arriva a quelli dei primi anni ‘90, nel quale l’indagine di Arnulf Rainer si concentra sulla scomposizione della materia come se fosse vivisezionata al microscopio.
Si passa poi ai lavori degli anni ‘80 eseguiti con il colore preso direttamente nelle mani e passato veementemente sulla superficie con le dita, lasciandovi spesso residui come abbondanti grumi. Si tratta di lavori i cui momenti germinali erano apparsi alla Biennale di Venezia del ’78 ed alla successiva Documenta a Kassel, e dei cui sviluppi aveva dato conto anche la personale al Guggenheim di New York del 1989.
I segni gestuali così potenti, estremi, realizzati, con le mani, lasciano spazio nella serie dei primi anni ‘90 a una forza pittorica che condensa visioni coloristiche con dinamiche legate alla materia, con supporti preventivamente segnati, incisi, ed in un secondo momento sommersi da strati di colore che spesso debordano copiosamente sulla cornice. I colori divengono talvolta veli, altre volte dense coltri.
Completano la mostra quattro celebri lavori appartenenti alla serie Face Farces realizzati nei primi anni ’70.
“Tra il 1981 e il 1983 nascono i dipinti realizzati con le mani e con le dita, in cui l’energia di Face Farces e del Body Language non approda nell’espressione corporea e nella fotografia, ma la materia del colore viene premuta con tutta la forza sul cartone – spiega Helmut Friedel, curatore della mostra –. In ginocchio, il pittore lavora da una superficie all’altra, afferra i colori ad olio, sente la piena presenza della materia nelle sue mani nude, che non protegge nemmeno con i guanti. Così, come un demiurgo, forma l’espressione come rappresentazione. Alcune stesure di colore ricordano mani in cerca di soccorso che non trovano sosta e somigliano a urla; altre, più concilianti, circondano un oggetto o uno spazio immaginario e trascinano con sé anche altri colori, generando così una selvaggia danza espressiva, la danza dell’espressione diretta. […] L’incontro con l’opera di Arnulf Rainer è sempre fonte di sorpresa. I suoi dipinti stupiscono e affascinano per la vivacità dell’applicazione del colore, della velatura cromatica, intensa e violenta nelle immagini strutturali le cui superfici sono preformate in rilievi sottili per poter poi assorbire il colore ancor più intensamente.”
La mostra è accompagnata da un ampio catalogo con un saggio del curatore della mostra Helmut Friedel, direttore del Museo Rainer di Baden, da un testo critico di Giovanni Iovane, direttore dell’Accademia di Brera di Milano, e uno di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, e si inserisce nella tradizione della sede fiorentina della Galleria Poggiali che ha esposto il lavoro di grandi maestri come ad esempio Eliseo Mattiacci, Claudio Parmiggiani, Gilberto Zorio ed Enzo Cucchi che hanno sempre lavorato appositamente per la galleria.
Arnulf Rainer (Baden, 8 dicembre 1929)
Noto al grande pubblico per la sua arte astratta e informale, Arnulf Rainer durante i suoi primi anni di carriera fu influenzato dal Surrealismo facendo poi evolvere il suo stile verso la distruzione delle forme, con annerimenti, ridipinture e mascherature di illustrazioni e fotografie che dominano i suoi lavori successivi. Era molto vicino all’Azionismo viennese, caratterizzato da body art e pittura sotto l’effetto di droghe e dipinse a lungo la relazione tra la vita e la morte concentrandosi ampiamente sul tema di Hiroshima in relazione al bombardamento nucleare della città giapponese e alle sue ricadute politiche e fisiche. Ha esposto nei grandi eventi internazionali come ad esempio la Biennale di Venezia (1980 e 2011) e la Biennale di San Paolo (1996) o ancora Documenta 7 (1982). Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo come il MOMA e il Guggenheim Museum di New York, che annoverano nella loro collezione numerose opere acquistate nel tempo così come la Tate di Londra ed il Centre Pompidou di Parigi. Nel 1993 a New York è stato inoltre aperto l’Arnulf Rainer Museum. Ha un museo a lui dedicato a Baden. Dopo una splendida carriera, e a 92 anni, la Galleria Poggiali porta per la prima volta in assoluto Arnulf Rainer a Firenze e gli dedica una grande mostra.