AMBIGUI ORSO E AQUILA, E VOLA IL DRAGONE
Dopo le due guerre mondiali del primo Novecento, l’Occidente dovrebbe essersi reso conto dell’irreparabile disastro che la portata delle nuove armi potrebbero provocare. Dovrebbe aver imparato la lezione, che è mantenersi sulla corda evitando di cadere nel baratro. Ci vuole equilibrio da parte di tutti, tutt’al più una mossa di pedine per impressionare senza una vera e propria determinazione di guerra: sarebbe incoscienza che coinvolgerebbe tutti disastrosamente. Attenti quindi anche alla scacchiera! Ancor più in tensione Russia e Ucraina dopo l’attacco informatico (di provenienza russa secondo quanto vien detto) ai siti istituzionali di Kiev: niente denaro, energia elettrica e riscaldamento. Continua ad essere posto in atto, in forma nuova, l’antico sistema di assedio volto a togliere la normalità della vita. E le implicazioni si allargano a Nato e Ue, agli Usa, mentre la Russia continua ad affermare di essere preoccupata di una eventuale estensione dell’Alleanza Nato all’Ucraina. Non la sopporterebbe proprio, come è stato chiaramente detto nel corso dell’incontro con i rappresentanti della Nato e degli Stati Uniti. Intanto nei rapporti internazionali ruolo rilevante hanno le risorse energetiche, il profitto che ne deriva, ed esse possono diventare strumento di pressione. Sta accadendo per il Nord Stream 2, il gasdotto realizzato come ampliamento del Nord Stream 1, inaugurato nel 2011. E’ uno dei più grandi progetti dell’ultimo decennio (il percorso è, come quello precedente, attraverso Russia, Germania, Danimarca, Finlandia e Svezia), realizzato per la sicurezza energetica all’Ue. Il Nord Stream 2 non ha, però, ancora la certificazione da parte delle autorità di regolamentazione tedesche e della Commissione Europea. Prima di dare la certificazione si vuole infatti chiarezza, anzi la sicurezza di una non invasione del territorio ucraino da parte di Mosca. Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato che Mosca non ha mai utilizzato come strumento di pressione le risorse energetiche, dicendosi, invece, preoccupato dai tentativi di certi Paesi, volti a provocare danno. Fra i Paesi ci sono gli Usa, sempre più preoccupati di una invasione dell’Ucraina da parte della Russia. E in un articolo del New York Times dello scorso 18 gennaio si dà notizia che membri delle famiglie dei diplomatici russi dell’Ambasciata hanno già lasciato l’Ucraina e altri si apprestano a lasciarla. Supposizioni varie fra calcolo e timore: propaganda o conflitto imminente? Intanto la Russia, a proposito delle truppe schierate ai confini dell’Ucraina, continua a sostenere di avere essa il timore delle conseguenze di un inserimento di Kiev nella Nato. Anche su questo converrebbe porre interrogativi: non sono, invece, altre le questioni ad essere a rischio per la sicurezza, quelle da temere? Sono le stesse che poi interessano anche agli Usa: stabilità in Europa e nel mondo intero. E’quanto emerso da quel che è trapelato delle conversazioni telefoniche fra Putin e Biden. Secondo il consigliere Yuri Ushakov, a Putin interessa la sicurezza, e da quel che ha riferito l’analista della Cia, Ray MacGovern, è la stabilità che vuole Biden. Il mondo dell’Occidente, e includiamo anche la Russia, dovrebbe avere abbastanza senno per comprendere che a nessuno conviene il benché minimo soffio sulla corda. Andrebbero in tilt gli equilibri che, se pur difficili, fanno scorrere la storia lontana dai drammi che gli stessi esseri umani si creano, e già tanti altri, a esempio le pandemie, piombano all’improvviso destabilizzando l’esistenza di tutti. Comunque, mentre l’Orso e l’Aquila testabianca potrebbero, da insensati, andare in fallo, dall’altra parte del globo il Dragone non si scompone. Anno d’oro il 2021, favoloso interscambio commerciale con il resto del mondo, con gli Usa, per i quali non si è verificata la riduzione del surplus che l’accordo Fase 1 dell’era Trump aveva previsto con la incentivazione dell’acquisto di beni statunitensi da parte cinese. E anche gli investimenti stranieri sono in Cina lievitati raggiungendo nel 2021 il record di 1,15 trilioni. E cresceranno ancora, dato che è stata spostata a fine 2023 la tassazione sul costo del lavoro, favorendo pertanto anche le aziende straniere. Così, mentre l’Orso e l’Aquila si caricano di ambiguità, il Dragone vola.
Antonietta Benagiano