«Allo Spoke di Corigliano Rossano serve subito nuovo personale, di cui hanno bisogno anche gli ospedali di Trebisacce e gli altri presidi dell’Asp di Cosenza. Non è possibile trasferire i sanitari già in servizio da una parte all’altra, perché così non si tutela affatto la salute dei cittadini, si creano guerre di campanile e si mandano in sofferenza i reparti ordinari, nonché i medici, gli infermieri e gli Oss che vi lavorano». Lo afferma il deputato di Alternativa Francesco Sapia, che stamani, si legge in una sua nota stampa, «nell’ospedale coriglianese ha rimarcato al commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, la grave carenza di personale che frena le attività ordinarie dei due stabilimenti ospedalieri dello Spoke di Corigliano Rossano». «Non si possono aprire ospedali Covid prendendo il personale dai reparti ordinari. È un errore clamoroso, che determina – sostiene il parlamentare di Alternativa – l’ulteriore rinvio di ricoveri e prestazioni indispensabili, creando nuovi malati o peggiorando le condizioni di salute di tanti pazienti cronici. Nel 2020, in Italia le prestazioni non erogate hanno raggiunto la cifra record di 6 miliardi di euro, in quanto a valore economico. Per consentirne il recupero, il governo ha stanziato in tutto un miliardo di euro, a fronte di una richiesta del doppio da parte delle Regioni, che entro il 31 gennaio dovevano trasmettere a Roma i piani per utilizzare queste risorse, comunque insufficienti a tutelare i pazienti non Covid». «Per discutere di questi problemi, che riguardano tutta la sanità pubblica calabrese, ho già chiesto – conclude Sapia – un incontro al commissario alla Sanità calabrese, Roberto Occhiuto, anche alla luce delle numerose segnalazioni e doglianze che mi arrivano da ambienti sanitari e sindacali, le cui preoccupazioni sono altissime. Mi auguro che Occhiuto mi riceva al più presto. C’è l’urgenza di mettere in campo una strategia politica, senza pregiudizi e al di là delle appartenenze, perché l’intera rappresentanza parlamentare calabrese prema sul governo, che ha il dovere di intervenire».