Il navigante che veleggiò quel mar…
La deputata M5S Elisabetta Barbuto comunica di aver depositato l’ennesima interpellanza urgente rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro per la transizione ecologica , Roberto Cingolani, per denunciare ulteriormente la situazione ambientale di Crotone e chiedere quali provvedimenti intendano adottare nell’immediato sia per nominare il commissario alla bonifica – un’attesa di quasi quattro anni – sia per per scongiurare che il territorio venga definitivamente consegnato ad iniziative imprenditoriali che, lungi dall’assicurare sviluppo e occupazione, costituiscono solo il veicolo a beneficio di pochi privati e, sicuramente, non dell comunità crotonese nella sua interezza.
“ Discuterò in aula l’interpellanza venerdi 11 febbraio “ dichiara la deputata che prosegue “ Ho inutilmente chiesto – negli ultimi mesi – al Ministro Cingolani, un incontro per affrontare la delicata tematica crotonese ed infine mi sono decisa a rinnovare, mediante il suindicato atto di sindacato ispettivo, tutte le istanze che negli anni ho rivolto al Ministero della Transizione ecologica senza ottenere risposta se non delle generiche, quanto inattuate, rassicurazioni in merito alle iniziative che sarebbero state adottate per la tutela ambientale del nostro territorio.
“Nell’interpellanza” prosegue ancora la deputata Barbuto “ ricordo tutte le iniziative che nel corso degli ultimi anni hanno interessato il territorio crotonese, dalla tematica dei rifiuti al paventato rigassificatore, ma , in particolare nel frangente, mi soffermo sui progetti degli impianti eolici offshore presentati dalla MINERVIA VENTO e dalla REPOWER RENEWABLE, che, oltre a costituire un attentato alla salute del nostro mare e alla bellezza delle nostre coste , mal si conciliano con quanto stabilito dalla Risoluzione del Parlamento Europeo P9_TA(2021)0338 del 07/07/2021 sull’impatto provocato sul settore della pesca (2019/2158(INI)) e avverso i quali hanno già palesato la loro contrarietà le amministrazioni di Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro e la Commissione Straordinaria di Simeri Crichi, analogamente a quanto annunciato dalle commissioni Ambiente e Territorio del comune di Catanzaro. Non è possibile celarsi, infatti, dietro lo scudo della transizione ecologica per continuare a giustificare ripetuti attentati ad un territorio che ha già pagato troppo, in termini di inquinamento ambientale e paesaggistico, ma anche di salute, anche a causa dello smisurato numero di impianti eolici già funzionanti sulla terraferma che vedono la Provincia di Crotone ai primi posti in Europa per numero di pale in esercizio e per la realizzazione dei quali vi sono state numerose indagini da parte della Procura Distrettuale Antimafia a causa dell’ “ interessamento” della ‘ndrangheta. Il tutto come se non bastassero già i giacimenti di metano che, da decenni, ENI sfrutta davanti alla costa crotonese, con la presenza di quattro piattaforme e un centinaio di bocche di pozzo e con irrilevanti ricadute economiche per i residenti, ma che, al contrario, limitano fortemente l’attività delle imprese di pesca e turistiche, che rischiano inevitabilmente di essere compromesse in misura maggiore a causa della realizzazione dei citati impianti eolici offshore, altamente impattanti sull’ecosistema e il paesaggio ”.
“ Sembra proprio che dalla vicenda ENI non si sia tratta alcuna lezione. Cosa ha prodotto negli anni questo sfruttamento selvaggio del territorio ? Non solo un territorio inquinato che ricade nel SIN Crotone – Cassano – Cerchiara , e pochi ed inconsistenti benefici in favore della collettività tutta a fronte di una imponente, annosa e lucrosa attività estrattiva. E come se non bastasse, una bonifica che procede a rilento e di cui sempre l’ENI, in mancanza del Commissario , continua a voler dettare le regole manifestando la sua intenzione di disattendere l’impegno preso nel POB 2 di trasferire fuori Regione tutti i rifiuti della bonifica, pericolosi e anche radioattivi, che rischiano di essere trasferiti di solo pochi chilometri dal sito industriale in una discarica privata attigua al centro abitato di Papanice i cui abitanti lottano, inascoltati, da anni per riaffermare il diritto alla salute della collettività.
Forse un sussulto delle coscienze di tutti sarebbe opportuno. In particolare delle istituzioni locali che, avallando queste iniziative, sancirebbero definitivamente la morte di ogni velleità turistica del territorio. Quest’ultimo, invece, per il suo clima, per le sue bellezze naturali, per la sua storia, ma anche per la sue tradizioni gastronomiche, avrebbe potuto essere meta di turismo per ben 12 mesi all’anno assicurando sviluppo, occupazione ed il rilancio di un’area da sempre alla ricerca di una sua identità ed arrestando l’emorragia di emigrazioni. Sarà l’ennesima cronaca di una morte annunciata ? Sarà, come al solito la vittoria di pochi e la sconfitta di una intera comunità ? Ai posteri ( se in loco ne rimarranno ) l’ardua sentenza.
Elisabetta Barbuto