IL PUNTO DEBOLE DEL RICONOSCIMENTO
Continuiamo ad andare avanti sempre con la speranza in un mondo migliore nel mentre gravi incognite sul procedere della umanità in genere, ma soprattutto dei Potenti, incombono qua e là nella totalità del globo. E incombe ancora quella da Voltaire definita “la più stupida delle arti”, la guerra, che –aggiungeva poi Thomas Jefferson- tutti castiga, sia coloro che la infliggono, sia quanti la patiscono. Basterebbe meditare su questo per metterla da parte, invece si continua a chiamarla in causa, a trastullarsi con essa, come si farebbe col nuovo gioco tecnologico da tavolo. E ciò impressiona, dato che tante furie belliche sono nel passato iniziate con operazioni militari programmate allora su cartine geografiche poste sul tavolo. La guerra fa, purtroppo, ancora parte della storia perché è nella natura umana. Si è passati da opliti e falangi, da pedites ed equites a balestre archibugi e cannoni, da mitragliatrici e carri armati alle armi nucleari. Le quali, se messe in atto in una terza guerra mondiale (l’auspichiamo improbabile!), porterebbero per le immani distruzioni –è quanto sosteneva Albert Einstein- a combattere la quarta con le stesse armi dell’età della pietra. Veicoli russi da trasporto si sono dalla regione di Bryansk trasferiti a non molta distanza dalla frontiera ucraina, mentre biplani datati (probabilmente esca per far muovere la difesa ucraina che verrebbe poi neutralizzata dai missili russi) si sono alzati in volo. Nella parte orientale del Mare Nostrum presenti anche un cacciatorpediniere statunitense e unità navali dell’Alleanza Atlantica. Giorno dopo giorno incertezza di notizie e confusione: al momento è guerra di nervi per allerta, e speriamo non sfoci nell’altro di terribile che sappiamo, di non dover piangere (almeno i superstiti) la distruzione. Intanto Xi Jinping e Vladimir Putin si sono incontrati in occasione delle Olimpiadi invernali e hanno confermato di essere una coppia dall’apparenza ben salda: Putin guarda all’Ucraina come parte della Russia, Xi guarda all’isola di Taiwan, ricca di microchip, come parte della Cina. Ma Taiwan può essere essenziale anche per gli interessi statunitensi e pure giapponesi, contrari entrambi alle mire della Cina. Per quanto riguarda l’Ucraina, gli USA hanno fatto talora trapelare ch’essa, senza la Crimea, potrebbe forse essere sacrificabile, anche perché il Mar Nero costituirebbe una trappola pure per la potente flotta statunitense. Inoltre la Russia con i continui spostamenti tattici non fa che alimentare nel mondo occidentale, quindi anche nell’Unione Europea, la propensione verso la incertezza. Comunque l’impressione è che gli Stati Uniti si stiano giocando il ruolo dell’ordine mondiale: potrebbe spostarsi sull’asse opposto che si accinge a calcolare la prossima mossa. E’ per questo che Biden ha inviato truppe sul territorio europeo manifestando chiaramente l’intenzione a intervenire qualora la Russia, con un pretesto, decidesse di invadere l’Ucraina. La Nato spera in una descalation, così l’Europa che, nel passato, ha di guerre fatto fin troppe esperienze. Emmanuel Macron, con la condivisione dei Capi di Governo europei, ha, proprio per una descalation, avuto oggi a Mosca un lungo incontro (6 ore) con Vladimir Putin. Il Presidente russo ha sottolineato di condividere con il Presidente francese “preoccupazioni su quello che sta accadendo nella sfera della sicurezza in Europa” ma che la situazione si presenta “troppo complessa per aspettarsi risultati dopo un solo colloquio”. Ciò anche perché “la non espansione della Nato, il non dispiegamento di sistemi di combattimento al confine con la Russia…sono stati ignorati nella risposta degli Stati Uniti e della Nato”. In definitiva è speranza che si discutano in colloqui successivi “i termini della descalation”. Si potrà forse giungere a una “finlandizzazione” dell’Ucraina, vale a dire ad una neutralità che salvaguardi la Russia da una adesione alla Nato e l’Ucraina dal ricatto della Russia. Non possiamo non riflettere che ogni Stato, al pari del singolo individuo, ha determinate sue specificità che debbono, almeno per alcuni Stati, essere riconosciute. Una necessità, il riconoscimento, che può divenire anche il punto debole, porsi in contrasto con lo stesso principio di uguaglianza e giustizia. E nel panorama mondiale ogni Stato ha situazioni problematiche le quali, intersecandosi nella rete dei rapporti, si complicano e aggravano gli stessi rapporti che possono sfociare nell’esito più dannoso: la guerra. Immedesimarsi reciprocamente nelle situazioni, nelle necessità e bisogni potrebbe essere la chiave per evitare ciò che per tutti gli Stati è poi disastro. Ma questo discorso presuppone il superamento della brama di dominio, difficile da tenere a bada. Eppure conviene: non ha infatti la brama di dominio i germi della distruzione?
Antonietta Benagiano