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L’eutanasia e i discorsi sbagliati di papa Francesco
“Dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché attraverso le cosiddette “cure palliative”, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano a uccidere… La vita è un diritto, non la morte… E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”. Sono alcune righe del discorso di papa Francesco nell’udienza generale dedicata al tema della “buona morte”.
Vorrei far notare al papa, che quando si parla di eutanasia, il verbo “uccidere” è improprio. Capisco che ha il suo effetto su chi legge o ascolta, però una cosa è porre fine ad una vita insopportabile, ricorrendo alla “dolce morte” invocata insistentemente dalla persona malata, altra cosa è “causare la morte, per lo più con mezzi o in modi violenti” (Treccani), di una persona che non vuole per niente morire. Riguardo alle “cure palliative”, a che cosa servono in casi come quello, ad esempio, del dj Fabo e di chi viene a trovarsi in condizioni analoghe? Io credo che questi discorsi non dimostrino vera compassione verso chi soffre atrocemente. Manca la compassione vera, e manca l’empatia.
Renato Pierri
Scrittore
https://www.mondadoristore.it/libri/Renato-Pierri/aut00134763/

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