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E’ convinzione comune che le vicissitudini pandemiche di questi due anni abbiano lasciato un segno indelebile sia nel fisico che a livello cerebrale in tutti.  E ciò, anche in coloro che madre natura ha fornito di forti difese immunitarie: basta guardarci intorno e non ci si mette tanto a capire che siamo tutti diversi.

Intanto è scomparsa del tutto l’allegria, le strade semivuote sembrano confermare che il loro utilizzo è demandato ai mezzi che non ne possono proprio fare a meno di viaggiare, intervallati da un numero  continuo di ambulanze che, sfrecciando spesso a sirene spiegate, sembrano tener ancora vivo attraverso un monito del tipo “memento homo” e cioè  che siamo ancora in guerra, realtà che, oltretutto, per gli sprovveduti come lo scrivente, non fa comprendere il perché tutti i parametri pandemici volgano al meglio mentre i decessi presentino numeri da far impallidire, purtroppo anche in presenza di una  “assuefazione”  (si fa per dire) che tende a farci metabolizzare anche questi tristi  succitati numeri, nel senso – ahimè –  di passarci sopra…

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Personalmente non sono mai stato d’accordo con questi numeri come del resto scrivo da molti e molti mesi tanto da essermi più volte pericolosamente esposto dicendo che, un protocollo  sanitario improvviso, se vuoi anche dettato dall’emergenza, ha fatto morire tanta gente di crepacuore (uso di strumenti sanitari impressionanti  in posti angusti e concentrati da far inorridire anche chi guardava queste cose seduti in una comoda poltrona del salotto di casa…) Come dire: uno entra per covid ed esce  “da morto” per patologie conseguenti intervenute: un infermiere infatti se ne guarda bene dal disattendere alle istruzioni ricevute dal capo che, a sua volta, non può disattendere a quanto gli viene prescritto dal  protocollo relativo a questa specifica emergenza…)    Il discorso sarebbe lungo ed oltretutto esula dalle mie competenze non essendo medico, ma solo un cittadino di esperienza che parla a sensazione, peraltro condivisa da molti, anche da medici…

Voglio sperare che la pandemia stia progressivamente regredendo, ma quando sento un Massimo Galli, esponente della sanità milanese che, in contrasto con molti dei suoi colleghi, dice che siamo solo al….primo tempo della partita, allora lascio a chi mi legge qualche riflessione.

Di certo la pandemia finirà in quanto tutto ha un inizio ed una fine, ma essa lascerà sul campo uno stuolo di disturbati psichici che avranno bisogno di sostegno alla pari del Covid, realtà che già si avverte in maniera molto accentuata ovunque oggi si vada, esattamente come ho scritto nelle prime righe di questo pezzo.

Ed infine vorrei dire che, quand’anche dovessimo finalmente entrare in un minimo di normalità, anche quest’ultima sarà molto e molto diversa: il fatto che, oggi come oggi, siano in molti a far tesoro della mascherina, forse molto più di prima, specie fra gli anziani, sta a significare che questa precauzione ha lasciato un segno che ha investito la psiche, un indizio insomma di un qualcosa che più non quadra, realtà questa che la dice lunga con riferimento ad una potenziale normalità.

E ciò verrà verificato meglio da coloro che verranno dopo di me.

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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