Che per il “cosiddetto Ministero della cultura” (auto-citazione) siano tempi tristi, anzi tristissimi, è sotto gli occhi di tutti; di tanto in tanto, però, il delirio di onnipotenza dei vertici supera il livello di guardia. Ho inviato nei giorni scorsi una segnalazione alla Corte dei Conti per chiedere che valuti con estrema cautela se ammettere o no a registrazione la nomina del nuovo direttore dell’ICPAL: l’Istituto centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro. L’incarico è stato messo a bando il 17 dicembre scorso; tempo dieci giorni per candidarsi. 
Si sono proposti dirigenti MiC che hanno la qualifica di archivisti di Stato o di bibliotecari, perché la direzione è riservata, secondo l’ordinamento dell’ICPAL (2008), ai tecnici del settore. Vincitore, se 2 + 2 fa ancora 4, un archivista o un bibliotecario? No. Partecipa, infatti, e riceve l’incarico anche una dirigente storica dell’arte, che chiamerò S.S.; di libri e documenti non sembra avere visto in carriera neppure l’ombra ma, collaborando con il Segretariato generale, evidentemente è venuta a conoscenza dell’intenzione di riorganizzare l’ICPAL e gli altri istituti autonomi del MiC eliminando quella riserva, proposito attuato con il DM n. 46 del 3 febbraio scorso. Il decreto si trova proprio in Corte dei Conti, al momento, per ottenere il visto di regolarità; solo dopo saranno in vigore le nuove regole. Ho chiesto, perciò, e mi auguro che la magistratura contabile voglia agire in tal senso, che la nomina del nuovo direttore dell’ICPAL non sia assentita e il Collegio Romano sia costretto a ritirarla in autotutela per bandire nuovamente l’interpello solo dopo che il decreto di riorganizzazione sarà entrato in vigore. Allora sì potranno partecipare tutti i dirigenti MiC interessati, e non solo chi è stato favorito da una chirurgica ‘soffiata’. Chi sarà il nuovo direttore? Molto probabilmente S.S., facile previsione, ma il limite della decenza non dovrebbe mai essere valicato.
Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)
