Obbligo di vaccinazione: una mancanza di dignità per i lavoratori
Roma, 2 marzo 2022 – “L’articolo 1 della Costituzione Italiana recita che ‘L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro‘. Nella cultura occidentale il lavoro è la colonna portante del sistema “vita”, tutto ruota attorno ad esso. Ciò che si realizza è il frutto degli sforzi di ognuno, del Phatos con il quale ogni operante affronta l’attività giornaliera, della volontà dello stesso di sacrificare 2/3 della propria vita per contribuire alla crescita personale, allo sviluppo ed al progresso della società.
Tanti sono i doveri del lavoratore che sempre più spesso impattano sul vivere quotidiano e su una normale gestione familiare. Di certo qualcuno, meno fortunato, il lavoro nemmeno ce l’ha, una condizione che riflette non poco sulla vita stessa dell’individuo ma dalla quale trarre l’energia necessaria da destinare alla ricerca della propria dignità.
Ecco, vorrei soffermarmi proprio su questo ultimo termine: “DIGNITA‘”; un’accezione sempre più vana, un qualcosa di poco conto riportato negli antichi scritti o nei discorsi in piazza.
In un contesto sempre meno solido ed incerto, minato da una serie di eventi potenzialmente distruttivi, il Governo ha imposto a tutti i dipendenti, pubblici e privati, over 50 l’ obbligo del green pass con vaccinazione, senza il quale si è considerati assenti ingiustificati e privati della retribuzione per ogni giorno di assenza.
Premettendo la nostra non contrarietà alla vaccinazione se fatta in seguito ad una libera scelta, ne condanniamo il modus. Di fatto una scelta obbligata che inasprisce la tensione sociale in una situazione complessiva del Paese già molto difficile. Il paradosso si realizza quando il diritto al lavoro è subordinato ad un vaccino obbligatorio per alcuni, in assenza di responsabilità da parte di chi obbliga.
Una circostanza che lede il principio stesso dell’ art. 4 della Costituzione che recita ‘La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Tant’e vero che, secondo il Tar del Lazio, privare dello stipendio un lavoratore che non si è sottoposto all’ obbligo vaccinale costituisce un “pregiudizio grave e irreparabile”. Alla luce di quanto sopra e considerate le gravi conseguenze per un lavoratore e la sua famiglia, privato della propria retribuzione, faccio appello alla Politica affinché deliberasse sulla base di una approfondita disamina.
Garantire, a questi lavoratori, diritti sussidiari sostitutivi, al fine di mantenere quel valore sociale e dignità umana. Presupposti maturati proprio grazie al lavoro e solide basi sulle quali si sono edificate famiglie e certezze.
Christian Palladino, Dirigente Sindacale