Da Bacco ai nostri giorni. Le origini latine della zeppola di San Giuseppe; la voce agli scrittori: Antonella Casaburi
Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, si celebra la festa del papà, ricorrenza in Campania e nel Cilento festeggiata con la zeppola di San Giuseppe. Questo dolce ha origini antichissime che risalgono ai “Liberalia”, la festa di primavera dei Romani indetta ogni anno in onore di Libero – Dioniso – Bacco, della fertilità delle donne, degli uomini e della Natura. Il dolce dei latini era una frittella di frumento di cui parlano Catone il Censore e il cuoco Apicio. E pare che la forma del dolce, già all’epoca rotonda e anulare, fosse un omaggio alle forme sinuose della dea Venere.
Nel 1852 Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino, per la festa del 19 marzo, San Giuseppe, mette nel menu dei “tortanetti” fritti nell’olio che richiamano l’antico dolce dei latini. Delle zeppole di Cavalcanti, definite “specialità tutta napoletana”, parlerà lungamente il giornalista Emanuele Rocco, che pure sottolinea il legame del docle con la festa di San Giuseppe: il 19 marzo.
Dalle frittelle romane, passando per la prima ufficiale ricetta che risale alla fine del 1800 con il napoletano Cavalcanti, il dolce con cui si celebra San Giuseppe è arrivato fino ai giorni nostri. Tipico dolce fritto campano, ma oramai diffuso in tutta la penisola, la zeppola di San Giuseppe rappresenta il piatto tipico della festa del papà.