Giorgio Ghiotti, reading di poesie a Casa Vuota
La lettura, per il finissage della mostra di Dario Nanì Altri fiori per camera tua
Roma, Casa Vuota (via Maia 12, int. 4A)
20 marzo 2022, ore 17:00
Il poeta Giorgio Ghiotti, con i versi del suo nuovo libro Biglietti prima di andare (Edizioni Ensable), è protagonista di una lettura di poesie in occasione del finissage della mostra Altri fiori per camera tua, la prima personale romana di Dario Nanì, ospitata da Casa Vuota a Roma e curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.
Il reading ha luogo domenica 20 marzo 2020 alle ore 17:00 nello spazio espositivo domestico di via Maia 12, al Quadraro, con ingresso libero (per informazioni 3928918793 – vuotacasa@gmal.com).
Dario Nanì porta nell’orizzonte immaginifico della sua pittura gli accenti della sua vita emotiva e sentimentale, in forma di ritratti di giovani ragazzi e di visioni di paesaggi appartenenti a una geografia di desiderio in perenne riconfigurazione. Felice e fecondo è il confronto con la voce poetica di Giorgio Ghiotti, tra le più limpide e persuasive della sua generazione. Mettendo a confronto i linguaggi dell’arte e della poesia contemporanea, i versi di Ghiotti da una parte e i dipinti di Nanì dall’altra intrecciano un dialogo inedito e profondo, capace di far vibrare la mostra di accenti peculiari e nuovi.
Giorgio Ghiotti (Roma, 1994) lavora come editor tra editor tra Roma e Milano e scrive sulle pagine culturali del manifesto. Tra i suoi ultimi libri di narrativa ricordiamo Gli occhi vuoti dei santi e Atti di un mancato addio (entrambi editi da Hacca). In poesia ha pubblicato le raccolte Estinzione dell’uomo bambino (Perrone), La città che ti abita(Empirìa), Alfabeto primitivo (Perrone), La via semplice (Ensemble, premio Prestigiacomo 2021) e Biglietti prima di andare (Ensemble).
LA MOSTRA – Una pittura intensa e potente, di vivida chiarezza e profonda carnalità, nella quale risuonano echi di estati stratificate nella memoria e l’intenso struggimento degli amori mai finiti: vive nella precaria condizione di un trasloco velato di ricordi e nell’emozione trattenuta degli addii la mostra personale di Dario Nanì (1993), artista siciliano di stanza a Bologna, intitolata Altri fiori per camera tua.
“La cadenza dell’endecasillabo che il titolo della mostra scandisce – spiegano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – racchiude in sé tutta la poesia delle stanze abitate e poi svuotate in cui Dario Nanì ci conduce, l’odore delle case in cui si consumano i giorni e che poi vengono dismesse come una pelle. Nel rumore dei traslochi che mettono le vite nelle scatole risuonano gli amori incominciati e poi finiti e la reminiscenza vaga di un mazzo di fiori visto una volta in una camera da letto perduta nella memoria, rispetto al quale confrontare il valore dell’offerta e del dono, del corpo dato in pasto ai giorni, del desiderio impellente che balugina nel teatro di una giovinezza permanente”.
“Nell’immaginare questa mostra mi ha guidato l’idea del trasloco”, racconta Nanì. “Quando svuotiamo i nostri cassetti, ci accorgiamo di avere conservato nel tempo oggetti appartenenti a diverse persone. Oggetti smarriti, ognuno dei quali si porta dietro un nome, una sensazione. Così sono i miei dipinti, che si trascinano dietro la memoria di persone che ho incontrato e luoghi che ho visitato, che di volta in volta si rinnova”.
A farsi scenario di questo trasloco in forma di mostra è Casa Vuota, progetto curatoriale ideato da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo all’interno dell’appartamento di un condominio del quartiere Quadraro a Roma, che dal 2017 ospita progetti personali e collettivi di arte contemporanea. Tra le carte da parati consumate dal tempo trovano posto i dipinti, i disegni e i collage di Dario Nanì, realizzati tra il 2020 e il 2021. Caratterizzati da un forte contenuto autobiografico, presentano al pubblico alcuni grandi temi che ricorrono nella ricerca dell’artista. “Sono le mie storie e quelle dei miei amici, l’argomento dei racconti delle nostre uscite serali”, spiega Nanì. “Non so se possono interessare a tutti ma abbracciano tante persone. Succede come guardando un film, alcuni ci si rivedono e altri no, dipende da chi guarda”.
Il ciclo sui fiori che dà il titolo alla mostra trae origine dall’ossessione per un mazzo di fiori finti rimasti sull’armadio della casa della persona amata, residuo di una precedente relazione, un’immagine rimasta impressa nella mente e rievocata nel tentativo di esorcizzarne la presenza e il ricordo ricorrente, nella volontà di barattare quel dono con un altro o milioni di altri che la pittura rende possibili. “Evocati come un mormorio, come una presenza immateriale che perde ogni necessità descrittiva – raccontano i curatori – gli echi di queste corolle suppletive e risarcitorie sono impregnati di tutto il potere affabulatorio e molcente della pittura che vale per se stessa, superando la realtà nell’esuberanza del colore”.
“Alla stessa dimensione trasfigurata e rarefatta, nella quale la materia pittorica ora si addensa e ora si fa sottile e quasi sognata, appartengono le visioni delle spiagge rosa e della fitta vegetazione dei boschetti e dei giovani corpi nudi che si dispongono all’amore”, proseguono Del Re e de Nichilo. “Sono dipinti invernali, nati nel freddo di Bologna e nella sua umidità frondosa, che ripensano le visioni estive di una Sicilia nativa e vibrante, con i suoi cieli aperti e sconfinati. Queste coordinate geografiche sono due poli entro i quali si sviluppa l’immaginario del pittore, la sua biografia, il suo desiderio. Ambienti diversi che risuonano per un identico sentimento, con una vibrazione impregnata di una sensualità irrequieta e furtiva. Ragazzi attendono tra il mare e la boscaglia, un grande autoritratto emerge dal passato e poi fughe mediterranee, spiagge nudiste, facce piene di sogni, Narcisi indolenti che sarebbero piaciuti al barone Wilhelm von Gloeden, forse inconsapevoli della loro bellezza. Alla complessa tessitura della pittura su tela si accostano dei ritratti su carta eseguiti con segno veloce, quasi fanciullesco, ricoperti da una colata di colore, abbinando un tono a ogni volto”.
I collage, infine, nati dalla giustapposizione casuale di fogli di riviste e post-it oppure dall’accumulo di lacerti di immagini precedenti, in cui un certo gusto per la citazione si accompagna al gesto manuale di schiacciare le carte alla ricerca di toni e accostamenti intimamente pittorici, sono appunti di un diario visuale e poetico che segnano le coordinate di luoghi, appuntamenti, persone da incontrare, azioni da fare. “La spoglia residuale delle vite – secondo i curatori – che si prova a trattenere fissando un punto sulla mappa inventata dei giorni ancora da contare”.