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La guerra e le cose di cui si preferisce non parlare
«Il vero terrore di Putin non sono, infatti, le armi della Nato sul suo confine, ma l’incubo altamente contagioso della democrazia».
Così scrive Massimo Recalcati su la Repubblica del 19 marzo. Può essere, anche se mi sembra che ci si affidi troppo all’immaginazione. Ma se tanti paesi democratici, oltre ad ammassare armi sul confine del paese non democratico, si mettono a fare sul suo confine, e precisamente in Ucraina,  non una ma tre gigantesche esercitazioni militari con scenari di guerra, non potrà anche accadere che il capo del paese non democratico perda le staffe? Le esercitazioni sono state riferite durante una delle recenti trasmissioni di Riccardo Formigli, da Alessandro Orsini, docente di sociologia del terrorismo internazionale alla Luiss di Roma e direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale. La prima, chiamata “Brezza Marina”, si svolse nel giugno del 2021 e coinvolse 32 paesi, tra i quali anche l’Australia che non fa parte della Nato, e altri Paesi. Una seconda esercitazione, chiamata “Tre Spade” si svolse nel luglio del 2021. La terza, “Tridente rapido”, si svolse nel settembre del 2021. “In quest’ultima la Russia ha sparato su navi della Nato. Putin ha detto di fermarsi perché stavamo portando la situazione ad un punto di collasso. La Von der Leyen dov’era quando succedeva questo?”. Parole di Alessandro Orsini, che ha aggiunto: “Già nel 2014 dissi che la Russia avrebbe sfondato il fronte”. Di queste esercitazioni si preferisce non parlare, come si preferisce non parlare delle strutture di ricerca biologica che Victoria Nuland, Sottosegretario di Stato per gli affari politici del governo statunitense, ha dichiarato essere presenti in Ucraina.
Ovviamente non approvo assolutamente l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, ma non approvo neppure chi non ha evitato di farlo sentire in pericolo.
Renato Pierri

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