Il Public Affairs una delle cinghie di trasmissione della democrazia
Simone Dattoli, AD e Fondatore di Inrete, in audizione al Senato in merito alla proposta di legge sulla disciplina della rappresentanza di interessi, espone il punto di vista di uno dei principali operatori del settore, evidenziando potenzialità e aspetti da migliorare nel Ddl.
Roma, 23 marzo 2022 – “Accogliamo positivamente l’obiettivo del DdL di voler normare l’attività di lobbying e rispondere ai principi di pubblicità, partecipazione democratica, trasparenza e conoscibilità dei processi decisionali. Si tratta di definire innanzitutto un mestiere fatto di preparazione, dedizione e studio, come ci dimostrano quotidianamente i tanti giovani che continuamente assumiamo e formiamo. Necessario però intervenire in Senato con delle modifiche che consentano una maggiore efficacia del processo decisionale per bilanciare i nuovi obblighi per gli iscritti”.
A dichiararlo oggi in audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato, in merito l’esame della proposta di legge sulla disciplina della rappresentanza di interessi, Simone Dattoli, Amministratore Delegato e Fondatore di Inrete, una delle principali società di consulenza nel Public Affairs, che opera da più di 10 anni nel settore.
“L’attività di relazioni istituzionali ha vissuto un’evoluzione significativa negli anni, sia sotto il profilo degli strumenti della rappresentanza di interessi che delle competenze – anche verticali – richieste, soprattutto in un contesto emergenziale caratterizzato da iperproduzione normativa, ed un altalenante dialogo interistituzionale. L’attività di Public Affairs si è dimostrata pertanto una delle cinghie di trasmissione della democrazia tra la vita di un popolo e chi un popolo lo rappresenta, fornendo un contributo spesso fondamentale ed insostituibile alle decisioni politiche per la crescita del Paese”.
“Tale quadro di attività può garantire la più ampia partecipazione della società, ad ogni livello, alla definizione delle politiche pubbliche, incrementando il valore, la qualità e la condivisione della regolamentazione pubblica”.
Nel commentare il testo in esame e prendendo positivamente atto che sia un assunto da tenere fermo il riconoscimento che un processo decisionale trasparente da parte del decisore pubblico debba tenere conto, nel contesto moderno, di una pluralità di portatori di interessi e attori a vario titolo coinvolti, Dattoli ha voluto evidenziare che “a nostro avviso sarebbe necessario intervenire, rispetto al testo approvato dalla Camera, per permettere un maggiore raccordo con le esigenze delle aziende e del mercato”.
Tra le previsioni prescritte, la proposta di legge indica l’obbligo di iscrizione al registro dei portatori di interesse per diversi soggetti, Dattoli segnala che “l’esclusione per le organizzazioni sindacali, quelle imprenditoriali e le società partecipate crea disparità tra soggetti che operano nello stesso settore, produce implicitamente interessi prevalenti su altri e apre a zone grigie e non normate”.
Continua Dattoli sull’agenda degli incontri prevista all’articolo 5: “l’obbligo di aggiornare con cadenza settimanale l’agenda del portatore di interesse comporta necessariamente una valutazione delle modalità attuative che mal si conciliano con le tempistiche aziendali. Tali obblighi rischiano di risultare anacronistici rispetto all’evoluzione dei processi decisionali – aggiunge – sarebbe fortemente auspicabile eliminare informazioni di dettaglio e sensibili sugli incontri al fine di tutelare strategie, policy e segreti aziendali coperti da NDA”.
“Per concludere, riteniamo che sia necessaria e auspicabile l’introduzione di norme di buonsenso, pensate in un’ottica di semplificazione e di superamento degli steccati che causano strumentalizzazioni nei confronti del settore, aiutando i professionisti a svolgere con ancor maggiore serietà e tranquillità il proprio mestiere nel rispetto delle regole.
Liberarsi dei preconcetti e sperare davvero in un esito legislativo, questa volta, potrebbe essere davvero una buona notizia”.