L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è lo stesso corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni. Nel momento in cui, nell’autoconoscenza, l’identità fittizia con l’agente scompare, quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini (il mondo e l’osservatore) scompaiano: è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza.
Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al destino designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti. Siccome tutto succede automaticamente, non vi è alcuna preferenza nell’agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli altri, giacché per il saggio ogni cosa avviene di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, o al sonno da sveglio. Inoltre anche il concetto di destino e di azione ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma nel momento, come già detto, che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare. La saggezza consiste nel rimanere immune dall’illusione dopo aver compreso la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità.
E’ possibile per chiunque, in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere, Sé o Atman, è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura, questo si intende per auto-realizzazione, poiché il Sé è presente qui ed ora. Dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale. Già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad identificarsi con uno specifico personaggio che si muove assieme agli altri nel sogno del mondo.
Paolo D’Arpini
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2022/03/autoconoscenza-senza-separazione-tra.html