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UCRAINA TRA TIFO E RAGIONAMENTI

di Vincenzo Olita*

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In presenza di una massiccia e impresentabile informazione è quanto mai inagevole rendere fruibili visioni e ragionamenti distanti da aprioristiche partigianerie e animosi tifosi. Proviamoci!

Cancellerie, informazione, opinionisti dall’opinione necessariamente corretta e funzionale, hanno avuto come priorità, discepoli della modaiola resilienza tanto cara al Forum Economico Mondiale di Davos, volgere una durissima sofferenza umana in una splendida opportunità per mostrare al Pianeta la vitalità della NATO, la bontà della politica estera USA, risveglio, funzionalità e capacità reattiva dell’Unione europea, il profondo gap tra leader occidentali, in particolare tra le capacità dello statunitense, e il macellaio di Mosca. Insomma, grande impegno nel dimostrare che il male ha un’unica cittadinanza, che errori strategici, povertà di visioni sul futuro geopolitico del pianeta, dilettantismo e superficialità diplomatica sono appannaggio di una sola parte.

Mesi di trattative Russia USA sull’accerchiamento della NATO, anni di confronto sulla neutralità dell’Ucraina: tutto è stato dimenticato con l’inizio della guerra e quindi anche le razionali ragioni del conflitto sono evaporate per lasciar spazio a emotività e propaganda.

Trasmissioni televisive con il supporto di psicologi hanno definito Putin un probabile psicopatico e demente con obnubilazione della coscienza, hanno parlato della sua minaccia nucleare, del bombardamento di centrali, dell’uso di armi biologiche, del rapimento di migliaia di bambini deportati in Russia; sarebbe ridondante continuare e del tutto ininfluente su questo ragionamento, che non vuol tendere al convincimento di nessuno né alla persuasione per il nulla. Questo conflitto, come tutti, finirà e, al di là degli aspetti umanitari, dei giudizi morali, delle sofferenze e dei rimpianti per le perdite della vita, ne resteranno la valutazione storica, gli effetti politici, i mutamenti di forze, diverse aspettative sul futuro, analisi strategiche più o meno efficaci secondo la percezione lasciata dal conflitto.

Ebbene, con una messa in prova del nostro razionalismo critico ragioniamo su questi aspetti muovendo dall’inutilità di una guerra non difficilmente eludibile a patto di escludere l’avanzamento della NATO verso est, già previsto da accordi formali nel 1991.

Gli USA appaiono, come non mai, soddisfatti del conflitto e del suo svolgimento, assaporano le difficoltà dell’avanzamento russo alternandole con l’avvertimento che lo stesso esercito potrebbe puntare alla Polonia e ai Paesi baltici: insomma, valutazioni sul pericolo russo a geometria variabile, secondo esigenze della propaganda. Appagati anche per aver ritrovato unità d’intenti e di valutazioni operative con i membri NATO e gli alleati Ue, in effetti, tra le tre istituzioni bisognose di essere rivitalizzate solo l’ONU non ha trovato momenti di significativa evidenza, proseguendo nella sua ormai decennale inutilità.

Per quanto riguarda l’Europa, inconsapevolmente trascinata alle soglie di un conflitto, al di là delle apparenze ha espresso ancora il suo nanismo che i ballerini di prima fila Macron e  Scholz con il loro attivismo hanno provato a mascherare, provocando anche una vittima politica: offuscando il Presidente Draghi che dopo il suo fallimentare G20 sull’Afghanistan e altre traversie, era indicato in Italia come il leader naturale in Europa, e non solo, ma oggi è collocabile solo nella terza fila del corpo di ballo.      

Le apparenze: infatti, mentre le sanzioni provocano contraccolpi in vari settori di molti Paesi, aziende e industrie francesi continuano presenza e produzione in Russia (tra queste, TotalEnergies, Auchan, Leroy Merlin, Decathlon), Germania e Olanda non sono d’accordo nell’individuare un prezzo massimo per il gas russo, così come l’Ungheria non intende rinunciare alla sua fornitura. Tra l’altro, vedremo il durare dell’unità continentale a proposito dell’importazione del gas americano, il cui costo non è chiaro e ancor meno la possibilità della sua distribuzione. Gli effetti politici, se consideriamo che una quarantina di Paesi, rappresentanti più della metà della popolazione mondiale, non hanno sostenuto le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU sull’Ucraina, si comprende che la Russia nel Pianeta non è poi totalmente isolata. Se poi accettiamo che l’asse politico ed economico russo-cinese, ormai del tutto consolidato, è certezza per il futuro, dobbiamo accettare che la politica estera americana e di molti suoi alleati continua a essere carente e, per certi aspetti essenziali, del tutto fallimentare. Il mondo si troverà ad affrontare il vero nodo della difesa del principio di libertà e d’indipendenza nazionale rappresentato dalla situazione di Taiwan e dalla volontà cinese di annetterla. Senza essere strateghi, toccheremo con mano l’errore occidentale di aver favorito il saldarsi dell’asse Mosca-Pechino con la simpatia di Nuova Delhi. E sì, perché mentre l’Occidente s’illude di aver compattato l’Europa nella Nato, il non aver gestito il nodo ucraino ha favorito l’esistenza di una rete e un sentimento antioccidentale che non tarderemo ad avvertire nella sua estensione.

Sul nostro futuro pesa la generalizzata corsa al riarmo, come se il passato non ci avesse insegnato nulla,  le relazioni internazionali dei prossimi decenni ci appaiono e le valutiamo come passaggi obbligati verso inevitabili definizioni di rapporti di forza. Certamente le responsabilità saranno cino-americane: l’Europa, entità burocratica-formale lontana da qualsivoglia autonomia strategica operativa, legata all’incomprensibile visione NATO di contrapposizione verso Est e quindi anti Russia, non potrà essere soggetto politico per il suo stesso DNA, ma potrebbe dare il suo contributo alla coesistenza del Pianeta sciogliendo il suo legame con la NATO, organismo del mondo di ieri.              

Sono preoccupate considerazioni di amanti del liberalismo, legati alla cultura occidentale, affascinati da quella che ricordiamo come la Nuova Frontiera, la Società Statunitense e le sue libertà individuali. Ma, quell’America è al tramonto e con essa l’Atlantismo che oggi ha tutt’altri significati. Facebook, Instagram, Amazon, Twitter, Google, Apple, con la limitazione delle nostre libertà, sono la nuova Nuova Frontiera e gli artefici del Forum Economico Mondiale di Davos i nuovi veri politici universali.

 

* Direttore Società Libera

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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