Il voto etnico? No grazie
A Genova meeting dei “nuovi Italiani politici” con passato migratorio,
che puntano su formazione e cittadinanza attiva
I partecipanti potranno prendere parte a tre gruppi di lavoro con l’aiuto di facilitatori per discutere lo stato dell’arte in Italia su Cittadinanza, Rappresentatività e Pari opportunità.
Per iscriversi al workshop scrivere a nuoveradiciaps@gmail.com oppure info@nuoviprofili.com
Venerdì 22 aprile all’Università degli Studi di Genova, si terrà la nuova tappa del progetto itinerante dedicato alle nuove generazioni di italiani con passato migratorio dal titolo “Diversity Leadership nelle politiche attive”, in cui si parlerà di partecipazione politica e in particolare di cosa sia la cittadinanza attiva e cosa possano fare i giovani in Italia da più generazioni, per avere accesso alle istituzioni che sono soliti, tranne alcune eccellenti eccezioni, ignorarli. Il tutto grazie alla collaborazione tra Nuove Radici World, il Consolato degli Stati Uniti d’America, Nuovi Profili e della piattaforma Idem network (acronimo di inclusion, democracy, empowerment, melting) nata per creare una rete di giovani che siano protagonisti di una politica solidale.
La partecipazione in politica dei cittadini italiani con passato migratorio è sempre stata una strada in salita. E non solo perché la legge sulla cittadinanza approvata nel 1992 non è ancora stata riformulata per dare la cittadinanza in tempi più brevi e permettere a chi è nato qui di partecipare alla vita politica. Spesso infatti chi viene candidato, è usato in modo strumentale per attirare il voto degli immigrati attraverso un voto etnico. Qualche passo avanti è stato fatto, ma non basta. Soprattutto ora che, dopo 30 anni, un nuovo testo di legge sulla riforma della cittadinanza – lo ius scholae – è stato finalmente approvato dalla commissione Affari Costituzionali della Camera.
A moderare il dibattito durante la mattinata, la direttrice di NuoveRadiciWolrd – osservatorio e testata web che per prima ha raccontato i nuovi italiani – con SiMohamed Kaabour, nato a Casablanca e cresciuto a Genova, presidente del CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane, cofondatore di Nuovi Profili Aps, ideatore di IDEMnetwork, piattaforma civico-politica e della ComminiCulture per la consulenza e la formazione in comunicazione interculturale. Presso l’Università degli Studi di Genova, ci saranno diversi consiglieri comunali, come Siid Negash eletto a Bologna e Abdullahi Ahmed, entrato nel consiglio comunale di Torino per citare le città più importanti.
Obiettivo dell’incontro che è anche un workshop è quello di offrire ai partecipanti modelli di leadership anche nella politica per seminare diversità e inclusione. E allo stesso tempo fare un’analisi comparata con le politiche degli Stati Uniti. Ne parlerà Andrew Spannaus, giornalista e analista politico americano, autore di saggi come Perché vince Trump (2016) e L’America post-globale (2020) alla guida della Stampa Estera di Milano e docente nel master in Economia e politiche internazionali all’ASERI, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Parteciperanno anche Sara Rouibi, consigliera comunale a Castel San Pietro Terme, Basma Aissa, già consigliera comunale di Castelfranco Emilia, Maali Atila Sarih, Ingegnere e vicepresidente del CoNNGI.
“Ad ogni elezione politica, le nuove generazioni con background migratorio fanno elezioni simboliche per chi non ha la cittadinanza e ricordare che il loro voto vale. Non si contano le loro campagne di mobilitazione per favorire un cambiamento di passo e valorizzare l’Italia che cambia”, spiega Cristina Giudici, direttrice di NuoveRadiciWorld. “Questo workshop sarà importante per ascoltare la voce di chi è riuscito a farsi eleggere da tutti i cittadini, e può essere d’esempio per quelli che vogliono partecipare alla vita politica del loro Paese. E sarà anche un momento di formazione per tutti i partecipanti.”
Simohamed Kaabour: “La politica si è occupata delle nuove generazioni italiane unicamente come oggetto di discussione sulla riforma della cittadinanza, tutt’oggi incompiuta. Al contrario invece, le nuove generazioni italiane hanno cominciato sempre più ad occuparsi di politica per diventare a tutti gli effetti soggetto attivo nel processo decisionale”.
“Si dice che la politica sia il motore per promuovere il cambiamento. In Italia la politica non ci considera ancora come risorsa per il Paese sia a livello economico, sociale che culturale. Infatti ci si occupa delle nuove generazioni spesso in chiave negativa come un problema sociale da arginare. La politica parla per “noi” e così facendo non ci lascia spazio per narrarci attraverso la nostra autentica voce e le nostre identità”, spiega Basma Aissa, “per cambiare i percorsi non si può stare a casa sul divano, occorre uscire, far sentire la propria voce e creare reti interculturali come forma di democrazia, partecipazione e cittadinanza attiva.”
“Non avere il potere del voto sia amministrativo sia politico, sfocia nella mancanza di pari opportunità. Noi viviamo ogni giorno in un Paese che non ci riconosce come cittadini a pieno titolo”, spiega il consigliere comunale di Bologna Siid Negash, “ci sono dei limiti nel vivere ‘senza cittadinanza’ in Italia. Dall’altra parte, la politica decide sempre per noi o a discapito nostro. Allungare il tempo d’attesa della pratica della cittadinanza, non voler riformare la legge della cittadinanza e considerare le nuove generazioni come immigrati provoca vulnerabilità sociale. Per questo è importante innescare il cambiamento legislativo richiesto.”
Othmane Yassine: “Purtroppo non è possibile affermare che la politica si sia occupata delle nuove generazioni italiane. Bastì pensare all’annosa questione della cittadinanza, al riconoscimento delle libertà di autodeterminazione. Del singolo nella sfera religiosa, sociale e culturale. La politica non ha ancora riconosciuto l’esistenza di una nuova generazione.”
Maali Atila Sarih: “Credo che la politica debba riconoscere e valorizzare la pluralità italiana che oggi si riflette sui volti di giovani dalle differenti origini, ma che condividono un attaccamento all’Italia in quanto paese natale o di crescita”.