Dal 10 giugno la GAMeC presenta al pubblico due nuove mostre: l’installazione ideata da Anri Sala per il Palazzo della Ragione e la retrospettiva dedicata a Christian Frosi.
10 giugno – 16 ottobre 2022
ANRI SALA
TRANSFIGURED
a cura di Lorenzo Giusti e Sara Fumagalli
Palazzo della Ragione, Sala delle Capriate
La GAMeC torna ad abitare la prestigiosa sede del Palazzo della Ragione con una nuova mostra firmata Anri Sala (Tirana, 1974). Partendo dalla sua più recente installazione audio-visiva, Time No Longer, il celebre artista di origini albanesi attiva un intenso dialogo con l’iconica Sala delle Capriate.
Riaffermando una modalità operativa già sperimentata, Sala ha interpretato il contesto architettonico del Palazzo della Ragione “non come un semplice contenitore, ma come un organo attivo”. Per l’artista ogni spazio fisico può portare con sé valori e memorie che, di volta in volta, l’interazione con l’opera d’arte può riattivare. Nel caso della Sala delle Capriate tale dinamica trova un ulteriore sviluppo – una sorta di amplificazione dell’effetto – in relazione alla storia secolare dell’edificio e agli antichi affreschi in esso contenuti.
Proiettato su uno schermo flottante lungo 16 metri, Time No Longer si concentra sull’immagine di un giradischi galleggiante in una stazione spaziale. Ancorato al solo cavo elettrico di alimentazione, il giradischi riproduce un nuovo arrangiamento di Quartet for the End of Time, una composizione realizzata dal musicista francese Olivier Messiaen, considerata la più celebre opera musicale composta in prigionia. Per la realizzazione di Time No Longer, Sala si è ispirato all’unico movimento solista del quartetto, “The Abyss of the Birds”, scritto per clarinetto e suonato dal commilitone e musicista algerino Henri Akoka.
Alla dimensione di solitudine e costrizione del clarinetto di Henri Akoka, fa eco la suggestiva storia del sassofono di Ronald McNair. Nel 1986 McNair, uno dei primi astronauti neri ad aver raggiunto lo spazio, e allo stesso tempo sassofonista professionista, aveva pianificato di suonare e registrare un assolo a bordo dello Space Shuttle Challenger. Questo sarebbe stato il primo brano musicale originale registrato nello spazio se il veicolo spaziale non si fosse disintegrato pochi secondi dopo il decollo, uccidendo tragicamente tutti gli astronauti a bordo.
Con la collaborazione del musicista André Vida e del sound designer Olivier Goinard, Anri Sala crea così un duetto fra due voci strumentali: una performance senza performer dove il clarinetto, a tratti, si confonde con il sassofono, unendo due momenti distanti nella storia e nel tempo, ma accomunati da un senso profondo di solitudine e allo stesso tempo di determinazione e volontà. La composizione musicale costituisce una colonna sonora dell’intenzione, alludendo alla registrazione pianificata ma mai realizzata da McNair.
La proiezione sospesa e il buio della Sala delle Capriate evocano l’assenza di luce e di gravità dell’universo, la dimensione del vuoto in cui galleggia il giradischi. Nella sala il buio è interrotto a tratti da bagliori di luce provenienti da alcune lampade posizionate sul retro dello schermo che, seguendo il ritmo della musica, illuminano la sala e, insieme a essa, i dipinti e gli affreschi disposti sulle pareti. I personaggi ritratti – tra cui la Vergine Maria e i Santi patroni della città Alessandro e Vincenzo, così come la figura della Giustizia, e in particolare i quattro angeli musici che, intenti a suonare i loro strumenti (una viola, una cornetta, un flauto e un organo), sembrano dialogare con i quattro musicisti di Quartet for the End of Time – si fanno così testimoni di un’umanità scomparsa, collegando temporalità diverse che attraversano il passato, il presente, e il futuro.
In occasione della mostra di Anri Sala verrà pubblicato il primo volume di una nuova collana di saggi, edita da NERO e GAMeC, legata ai progetti espositivi realizzati per il Palazzo della Ragione di Bergamo. Autore del primo saggio sarà il filosofo e musicologo francese Peter Szendy.
10 giugno – 25 settembre 2022
CHRISTIAN FROSI
LA STANZA VUOTA
a cura di Nicola Ricciardi
GAMeC
La GAMeC presenta la prima esposizione museale del lavoro di Christian Frosi (Milano, 1973), a dieci anni dal suo ritiro dal mondo dell’arte.
Il percorso espositivo presenta per la prima volta insieme oltre 30 opere realizzate in poco più di dieci anni di attività: lavori diventati iconici, come la nuvola di schiuma prodotta per la prima personale a Milano (Foam, 2003) e altri meno conosciuti, tutti costruiti attorno a principi di precarietà, fuggevolezza, evanescenza, elementi costanti della sua produzione.
A partire dal 2012, Frosi smette di essere un artista: sceglie di non produrre, di non partecipare, di sottrarsi alla storia dell’arte, alle sue circostanze e ai suoi attori, unendosi, senza una ragione evidente, alla schiera dei dropout, di coloro che, nella definizione di Alexander Koch, “in un determinato momento X sono stati localizzabili nel campo dell’arte e in un momento Y, successivo nel tempo, non lo sono stati più”.
Il momento X di Frosi coincide con numerose mostre personali sia in Italia che all’estero e con la partecipazione, tra il 2005 e il 2012, ad alcune delle collettive che hanno finito per definire gli artisti italiani della sua generazione; il momento Y, invece, coincide col giorno d’oggi.
La scelta di occuparsi di Frosi, dopo quasi dieci anni di silenzio e inaccessibilità, nasce innanzitutto dalla necessità di ricordare, proteggere, conservare il suo lavoro in modo che si possa continuare a osservare, contestualizzare e magari capire sempre meglio l’artista. La seconda ragione sta nella volontà di leggere la sua invisibilità alla luce di un presente artistico e sociale in cui si è chiamati a esserci sempre, in cui il silenzio è una scelta sempre più impervia e rara.
Osservare queste pratiche aiuta a comprendere le innumerevoli sfumature che nell’arte assumono la fuga, il vuoto, che nel caso di Christian Frosi hanno trovato compensazione in una produzione enigmatica e transitoria, capace di dominare per dieci anni la scena italiana e che oggi è presentata alla GAMeC.
La Stanza Vuota si completa di una pubblicazione, edita da Lenz Press e GAMeC, che inquadra il lavoro di Christian Frosi in relazione alle vicende umane e artistiche di altri celebri dropout degli ultimi cinquant’anni: da Marcel Duchamp ad Agnes Martin, da Lee Lozano a Charlotte Posenenske.