Le donne al centro, tra Islam e cristianesimo
A Betania, nel Mosaic Centre, l’empowerment femminile e il dialogo interreligioso sono una realtà tangibile
Raccontiamo oggi di Betania, dove è attivo il nostro Mosaic Centre. Si producono candele e profumi con prodotti rigorosamente locali. Sono coinvolte oggi cinque donne musulmane, e il progetto vorrebbe aprirsi ad altre trenta donne, e provare la strada della vendita online. Tutte queste donne sono affascinate dal racconto dei Vangeli, che fa di Betania il luogo degli affetti di Gesù: qui il dialogo interreligioso è una realtà viva, che pone fianco a fianco la chiesa cristiana e la religione musulmana, con le sue moschee.
A Betania, lunedì 11 aprile, il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, francescano, ha benedetto gli oli e gli unguenti profumati tratti dalla pianta di nardo per commemorare l’Unzione del Signore. Si tratta di un episodio che nei Vangeli è ambientato proprio in questa cittadina, ad oggi posta nei territori palestinesi e nota come al-Azaryeh (luogo di Lazzaro). Qui accanto alla chiesa cristiana (foto nostre qui, liberamente utilizzabili) sorge una moschea che commemora un episodio di risurrezione, molto vicino al racconto cristiano di Lazzaro. La diversità religiosa è in questo luogo una realtà tangibile e una ricchezza davvero unica.
La benedizione dei profumi ha un significato particolare per noi di Pro Terra Sancta: è ormai attivo, proprio a Betania, il Mosaic Centre, dove donne musulmane palestinesi fabbricano con prodotti locali come il nardo profumi e candele. Questo è un vero e proprio laboratorio di empowerment femminile e di dialogo interreligioso.
Nel Mosaic Centre, infatti, sono attualmente impiegate cinque donne musulmane tra i venti e i settant’anni, che si dicono affascinate dalla storia di Lazzaro per come viene narrata nei Vangeli. Le donne del Mosaic Centre vogliono raccontare questa vicenda con le candele che producono. I corsi di formazione coinvolgono donne che sono inserite in alcune liste compilate dalle responsabili del progetto in base ad un attento ascolto dei bisogni della popolazione di Betania.
Il racconto di Odna: donne e dialogo interreligioso
Adesso è tempo di provare ad espandere il progetto; ecco che cosa ci ha raccontato Odna, una trentina d’anni, coordinatrice del progetto del Mosaic Centre di Betania:
“Qui al Mosaic Centre tutto è fatto rigorosamente con prodotti locali: tutti i negozi di souvenir intorno vendono beni e merci che non vengono dalla Terra Santa. Noi vogliamo valorizzare il nostro territorio: per questo raccogliamo piante locali per produrre i profumi, come il nardo, il rhud, o una varietà di vaniglia che cresce qui in Palestina. Tutto, poi, è fatto qui a Betania, dalla produzione all’impacchettamento.
Adesso la produzione di candele è ferma, perché stiamo lavorando a un nuovo progetto. Vorremmo raccontare con le candele la storia di Lazzaro e della famiglia di Betania. Abbiamo in mente di raccogliere la terra di questi luoghi, per cospargere le candele e comporre vari disegni che raccontino della storia degli amici di Gesù. A disegnare penserà Sarah [anche lei musulmana, vent’anni, n.d.r.], che è davvero molto brava.
Abbiamo chiesto i fondi all’Autorità Palestinese, attraverso un bando a cui abbiamo partecipato. Dobbiamo produrre cento prototipi e, se passeremo la selezione, riceveremo i finanziamenti necessari per avviare la produzione. Ci sarà un mese di lavoro intenso prima di candidarci: dovremo produrre gli esemplari, impacchettarli e stendere relazioni e budget per la sostenibilità del progetto.
Noi cinque siamo tutte donne musulmane, qui al Mosaic Centre, e siamo pronte a coinvolgerne altre trenta, di cui abbiamo già i nomi. Lo faremmo al di là del successo nel bando dell’Autorità Palestinese: sappiamo che vivono in situazioni difficili, ci interessa renderle partecipi del nostro lavoro. Noi vogliamo impegnarci per l’empowerment femminile qui a Betania; è importante garantire a tutte le donne un’indipendenza economica. E raccontiamo la storia di Lazzaro perché ci affascina, la riteniamo profonda; anche nell’Islam c’è un racconto simile, quello di al-Azaryeh, un uomo giusto risuscitato da Allah.
Per noi cristiani e musulmani sono come una sola grande famiglia; l’importante è lavorare bene insieme in questo progetto, e diventare sempre più capaci e brave nel raccontare le storie che ci stanno a cuore. Le differenze religiose quasi non le sentiamo!
Abbiamo anche in programma – se vinceremo il bando con il nostro progetto – di cominciare a vendere online le nostre candele. Lo faremmo sulla piattaforma Sunbula, che promuove l’artigianato palestinese. Sai che passo in avanti sarebbe per le nostre donne, se lanciassimo la vendita online? Potrebbero essere finalmente molto più autonome, e molto più forti.
È un sogno, per adesso, ma mi piace continuare a lavorarci. Ho anche in mente di lanciare un giorno una produzione di magneti e calamite che raccontino di quanto è bella Betania… Chissà…”.