Dopo l’ufficializzazione della scelta di candidare “l’arte italiana dell’OPERA LIRICA” a patrimonio immateriale UNESCO, il 29 marzo u.s., iniziativa condivisibile che avevo io stessa sollecitato più volte dal Senato per ragioni di TUTELA, dati gli scempi ai quali troppo spesso siamo costretti ad assistere, non me la sono sentita di esprimere pieno compiacimento. Modi, tempi e ragioni della candidatura risultata vincente e di quella temporaneamente esclusa meritano, infatti, di essere esaminati senza veli. Comincio col precisare quanto è costata, secondo le voci che circolano nel settore, la candidatura (per ora fallita) del caffè italiano espresso: 510.000 euro. Stupiti? Sempre più spesso, le candidature legate all’immateriale non nascono da comunità consapevoli e perciò promotrici delle loro genuine aspirazioni a vedersi accordare il prestigioso riconoscimento internazionale, come vorrebbe la convenzione 2003, ma dall’esistenza, a monte, di un numero congruo di sponsor danarosi. La comunità, reale o più spesso fittizia, segue. Bisogna pensare che qualcuno, dal mondo del bel canto, abbia sborsato più di 510.000 euro, orientando così la scelta del Comitato intergovernativo verso la lirica? No; i giochi sembrano essere più complessi e insieme più sottili. Neppure l’ipotesi dello sgarbo di Franceschini a De Luca, sostenuta sul “Il Tempo” del 5 aprile, con le tifoserie di Nord e Sud subito schierate l’una contro l’altra, pare esaurire le ragioni della scelta di premiare il dossier lirica invece del dossier caffè espresso. C’è ancora dell’altro, ed ha a che fare con l’idea non proprio chiara e la gestione non proprio razionale del patrimonio immateriale italiano da parte del Ministero della cultura, che peraltro se ne occupa discrezionalmente, perché il Codice di settore non riconosce ai beni immateriali lo status di beni culturali. Sarà il caso che l’UNESCO apra bene gli occhi, prima che l’aggettivo immateriale diventi la ‘parola magica’ per giustificare qualsiasi scelta e qualunque forzatura!
Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)