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Con Catherine Spaak scompare una icona della eleganza, della competenza e della bellezza

Pierfranco Bruni

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Con Catherine Spaak scompare una icona della bellezza e della eleganza che ha trovato nello stile sobrio il suo incantesimo. Una figura-immagine, a volte, come i ragazzi e le ragazze recitate da Prèvert. Una donna nobile negli atteggiamenti e nei comportamenti. Sempre con la dolcezza in sorriso di mito ed è entrata nel mio immaginario con la dolcezza dello sguardo e della voce. Quello sguardo mai impertinente ma sempre attento. Sí, una icona della persuasione e della perseveranza bella ma non ostinata. La sua voce con l’accento nel mezzo di un ritmo che sembrava sollevare da ogni tristezza. O velata malinconia. Dalla canzone al cinema, dalla televisione alla conduzione di programmi come Harem ha siglato la cultura televisiva con tono estetico.

Quel senso estetico  e la sua forte capacità interpretativa, che rendeva estetica la parola: “Noi siamo i giovani,
i giovani più giovani
Siamo l’esercito,
l’esercito del surf”.
I ragazzi che siamo stati si sono ritrovati in questo canto. Almeno io mi sono ritrovato in quegli anni Sessanta che hanno disegnato generazioni di vite e Immensità di occhi sul mondo.

Canzoni quasi recitate negli amori che sono incontri di magie che restano e vivere amore e giovinezza. Perfezionista, incisiva con una leggerezza che era profondità di attrazione:
“Io ti amavo
Ma tu non hai mai capito
Che io guardavo, guardavo te
Ma tu non hai mai capito
Che ero vicino, vicino a te”.
Il vento francese-belga era un respiro che lasciava indelebili respiri ammalianti. Il tempo di entra in Catherine un proustiano memento tra gioia e ironia, allegria e ciglia che nascondano la luce degli occhi. Dolcezza nei film che non cito, si possono rintracciare in ogni sito, ma che hanno impresso un indimenticabile in anni che ruotavano intorno al sua sentirsi ribelle e io consideravo ragazza tra noi in rivolta.

Un mito. Perché non considerla tale? Io l’ho vissuta come tale è come tale resta nell’immaginario che costruisce la fantasia di una vita. Purtroppo tutti restiamo alla ricerca del tempo perduto e ritrovarlo è finzione o illusione. Chissà?
“Tutti i giorni e le notti
Sono uguali per me
Tutti pieni di noia
È triste restare da soli così
Quelli che hanno la stessa mia età
Fanno insieme progetti d’amor
Quelli che hanno la stessa mia età
Han negli occhi la felicità”.
Il gioco delle età è un vento. Bisognerebbe afferrarlo e chiuderlo in una mano. Catherine resta in un tempo.

Una interpreta straordinaria, unica, nello spettacolo delle immagini e del racconto dell’immaginario. Se ne è andata con l’eleganza e la pazienza con le quali si è testimoniata e mostrata tra canzone, cinema, televisione e vita. Una donna che ha saputo portare la bellezza proprio nello spettacolo che racconta e non si fa dimenticare nello spazio di una rosa ronsardiana. Ha lavorato con registi come Luciano Salce, Dino Risi, Alberto Lattuada, Mario Monicelli. Uno tra i tanti film che voglio citare è “Dolci inganni” del 1960. Catherine resta. Pochi giorni fi compiere dei settant’anni ha detto: “Il compleanno non è mai stato un giorno speciale per me. Diciamo che sono abbastanza incredula perché mi ero fatta un’idea dei 70enni che non corrisponde alla realtà”. Era nata il 3 aprile del 1945 a Boulogne-Billancourt in  Francia e morta il 17 aprile  a Roma.

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