LIBIA: LA CRISI POLITICA SI RIPERCUOTE SUL SETTORE ENERGETICO
Pubblicato su OSMED-Osservatorio sul Mediterraneo il 26 Aprile 2022
Mentre gli occhi di tutto il mondo continuano ad essere rivolti verso ciò che sta accadendo nell’Europa orientale, in Libia lo stallo politico e le divisioni stanno destabilizzando ulteriormente una situazione domestica già complicata e perennemente in bilico, che potrebbe avere ripercussioni anche sul piano regionale e internazionale. Il processo politico onusiano – “naufragato” con il rinvio delle elezioni programmate per il 24 dicembre scorso – ha subito un ulteriore colpo con la nascita del nuovo governo parallelo, eletto dalla Camera dei rappresentanti (HoR), con sede a Tobruch. La voglia di governare l’intero paese del neonato Governo di stabilità nazionale (Gns) e la ferma decisione del Governo di unità nazionale (Gnu) di non abbandonare Tripoli prima dello svolgimento delle elezioni stanno indirizzando il paese maghrebino in un vicolo cieco, con il rischio di un’escalation militare che oggi nessuna delle due parti sembra volere.
Al contempo, l’aggravarsi della situazione politica sta causando una crisi nel settore energetico dell’ex colonia italiana che potrebbe avere ripercussioni anche su tutti paesi interessati alla risorse libiche. Nei giorni scorsi sono stati diversi i giacimenti petroliferi chiusi dopo la dichiarazione di “forza maggiore” della National Oil Company (Noc), la compagnia di stato petrolifera, tra cui i due grandi campi di produzione di El-Sharara ed El-Feel e i porti di Zuetina e Marsa El-Brega, questi ultimi situati nella Mezzaluna petrolifera.
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