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Il giorno venerdì 20 maggio  2022, alle ore 18, la galleria Centometriquadri Arte Contemporanea inaugurerà la mostra Il collage ed   il linguaggio segreto  di  Liburia,  a  cura  di  Marco  Izzolino, con installazioni inedite  di 8ki aka Gianfranco  De  Angelis, Maria Gagliardi e  Pierpaolo  Lista e  un’opera  in retrospettiva di Vettor Pisani.

L’intento alla base di questo progetto espositivo è una riflessione sull’utilizzo attuale di una tecnica di composizione artistica, il collage, all’interno dei processi  cognitivi umani, e sulla sua diffusione nella comunicazione  di massa, non  solo  di produzione editoriale,  ma anche  personale,  per  l’uso sui social media. Si tratta di una modalità creativa di attività riflessiva e comunicativa da parte degli individui che ormai rientra anche  a pieno titolo tra le tecniche  di ricerca e di divulgazione accademica internazionale, come ad esempio  nell’ambito della così detta art-based research e della arts-informed research.

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Ai suoi esordi come tecnica  artistica d’avanguardia il collage ha inteso istituire un legame più stretto, di natura soprattutto materica, tra la realtà e la sua rappresentazione: all’inizio del Novecento porzioni di realtà oggettuali,  in frammenti o anche  per così dire “in brandelli”, sono entrate direttamente  a far parte della composizione di quadri, e, col tempo, anche di illustrazioni e di sculture, andando a sostituire pittura, disegno e forme modellate. Grafia e modellazione plastica hanno lasciato il posto a composizioni di ritagli di carta (stampata o meno), cartone, stoffe e assemblaggi di oggetti d’uso o parti di essi. Nel corso della sua evoluzione, poi, per sineddoche, il collage è diventato un termine in grado di identificare non più soltanto una tecnica, ma anche una tipologia e/o un genere di opere di natura ibrida, sia dal punto di vista materico (per l’uso combinato di diversi materiali) che compositivo (per l’uso combinato di figurazione e astrazione o di bi- e tri- dimensionalità), e, successivamente, una vera e propria forma di pensiero alternativo, con  un suo  proprio  linguaggio:  ne  sono  nate  forme  di relazione  tra le  parti, che  davano origine a associazioni di idee non immediatamente  evidenti nella realtà, ma anche  modalità di relazione emozionale, non direttamente  o affatto traducibili in linguaggio verbale, tra forme, colori e testo; determinando   importanti  ripercussioni   anche   nell’evoluzione  del   graphic   design,   quello   classico, analogico,  prima, e successivamente  quello digitale: si può affermare che persino la composizione  delle pagine web è in qualche modo debitrice dell’evoluzione del collage.

Affinché il discorso sul collage non rimanga ad un livello puramente teorico, la mostra intende offrire un esempio  concreto  di come  anche  nel territorio campano  il collage  sia una tecnica  viva, che  gli artisti continuano a sperimentare  e a far evolvere ancora oggi. La mostra si pone dunque come una rappresentazione dell’hic  et  nunc di questa tecnica,  il cui  linguaggio  iconico  assume  connotazioni territoriali, legata  all’uso che  ne  fa una comunità  specifica,  esattamente come  accade   nel  linguaggio verbale.

I tre artisti invitati a partecipare alla mostra vivono e lavorano in tre province diverse della Campania (8ki a Napoli, Maria Gagliardi nella provincia di Caserta, Pierpaolo  Lista in quella di Salerno), ma tutti e tre utilizzano la grammatica compositiva del collage per realizzare, complessivamente o anche solo in parte, alcuni dei propri  lavori. La ricerca dei tre artisti manifesta, nella composizione dei propri collage, sfumature linguistiche ma anche finalità diverse che ci consentono di associare le tre installazioni esposte a tre generi artistici differenti: pittura (8ki), scultura (Gagliardi) e fotografia (Lista).

Il presente progetto di mostra si inquadra tuttavia anche  all’interno di un obbiettivo  più ampio, che  si è assunto la Galleria Centometriquadri, di rappresentare e valorizzare la cultura contemporanea espressa dal territorio capuano-casertano.

Le testimonianze delle grandi civiltà che hanno  vissuto il Terra  di  Lavoro (la  medioevale   “Liburia”) emergono come  solidi colossi all’interno di un vasto territorio la cui bellezza era costituita, fino al Dopoguerra,  dalla sua mutevolezza, dovuta al fatto che  il suo  paesaggio agricolo  era  continuamente modificato dall’intervento dell’uomo su ciò che  ne costituiva la più grande  risorsa, ossia la fertilità della

 

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