Prosegue la mostra su La Chapelle al Mudec di Milano. Il light designer Francesco Murano: “per l’allestimento luci ho lavorato a stretto contatto con La Chapelle”
Due le ragioni per non perdere l’esposizione: “Innanzitutto perché espone foto bellissime, anche in grandi dimensioni; poi perché, lavorandoci a stretto contatto, posso dire che la cura e la passione che l’artista ha profuso durante l’allestimento rappresenta di per sé un’opera d’arte unica e assestante”, spiega l’architetto
Prosegue con successo, sino all’11 settembre 2022, la grande mostra personale “David LaChapelle. I Believe in Miracles” al Mudec di Milano. L’esposizione, che ha contato 9564 visitatori al 15 maggio, è il risultato di un percorso di ricerca artistica che dura da una vita e che racconta un David La Chapelle inedito e, per certi versi, inaspettato. In mostra oltre 90 opere – tra grandi formati, scatti site-specific, nuove produzioni e una video installazione – che si dipanano in un racconto fluido e ricchissimo di suggestioni, attraverso la personalissima visione dell’artista di una fotografia ‘gestuale’, che è strappo sul presente e ‘alert’ per il futuro a venire.
IL “DIALOGO APERTO” CON L’ARTISTA – A curare l’illuminazione delle opere è Francesco Murano, oggi tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte e autore delle luci delle più importanti mostre in Italia. Due le ragioni per non perdere l’esposizione: “Innanzitutto perché espone foto bellissime, anche in grandi dimensioni; poi perché, lavorandoci a stretto contatto, posso dire che la cura e la passione che l’artista ha profuso durante l’allestimento rappresenta di per sé un’opera d’arte unica e assestante”, spiega l’architetto. “Io e l’artista abbiamo opportunamente studiato e ampiamente disquisito sulla quantità di luce da riservare ad ogni opera. Ciò ha comportato il dover/voler tornare più volte sulla stessa foto, alla ricerca di un rapporto armonico e soggettivo tra i quadri in mostra, privilegiandoli a volte per la loro storia, altre per colori, ma anche per emozioni ad essi correlati”.
LE LUCI E I COLORI PER LE FOTO – Murano, che recentemente ha illuminato le opere di Bill Viola e di Jago a Roma, di Chagall a Milano e i capolavori di Monet, e che si prepara per Escher a Firenze e per un grande complesso archeologico e monumentale a Roma, sottolinea come una mostra fotografica comporti in generale una principale difficoltà: “Il problema principale è che le foto sono quasi sempre messe sottovetro, quindi occorre prestare attenzione ai riflessi. E non solo a quelli delle “proprie” luci, ma anche a quelli causati dalle illuminazioni delle altre opere”.
In merito alle profonde divergenze cromatiche che la mostra presenta, il light designer aggiunge: “Vi è quasi sempre una corrispondenza tra le opere dell’artista e i colori o lo stile dell’allestimento, a tale corrispondenza non si sottraggono le luci che devono favorire l”atmosfera” creata dal tutto. Nel caso di La Chapelle, alcuni colori come il fuxia e il verde rispondevano meglio del bianco di alcune pareti. In generale i colori scuri aumentano il contrasto con le opere mentre i colori chiari e il bianco in particolare lo attenuano”.
BIOGRAFIA DI FRANCESCO MURANO – Francesco Murano è docente della Scuola di Design, nonché membro del laboratorio “Luce e colore” del Politecnico di Milano e tiene corsi di design presso l’Istituto Marangoni e in diverse Università italiane ed estere. Architetto, ha conseguito un master presso la Domus Academy. Poi un dottorato di ricerca in disegno industriale con una tesi di laurea dal titolo “Le figure della Luce”. Ha svolto ricerche accademiche, scientifiche, programmi e attività di progettazione per importanti industrie italiane ed estere, concentrandosi sulla progettazione illuminotecnica e illuminando molte delle più importanti mostre d’arte in Italia e all’estero. È inoltre autore del libro “L’illuminazione delle opere nelle mostre d’arte” edito da Maggioli, un prezioso manuale per la corretta illuminazione del nostro patrimonio artistico.