La lettera di Gennaro Capodanno a “Caro Presidente”
Incentrata sui “cervelli in fuga”, sui tanti giovani talenti costretti a emigrare
Il 2 giugno scorso, in occasione delle festa della Repubblica, su Rai 3, è andato in onda, in prima visione assoluta, il documentario “Caro Presidente”, con una selezione delle tantissime lettere che, negli ultimi cinquant’anni, gli italiani hanno indirizzato al Presidente della Repubblica, scegliendo di avere con lui un rapporto diretto, affidando alle loro missive le speranze, i sogni ma anche i dispiaceri e i dolori. Tra le dodici lettere scelte anche quella di Gennaro Capodanno, napoletano, ingegnere, scritta alla fine del 2019, poco prima che anche in Italia scoppiasse la pandemia.
” In passato mi sono rivolto molte volte ala massima carica dello Stato per segnalare problemi e situazioni di interesse collettivo – sottolinea Capodanno – Tra queste lettere, in particolare, mi è rimasta impressa nella memoria quella inoltrata all’attuale presidente, Sergio Mattarella, alla vigilia delle festività natalizie. Un periodo che, come si sa, è caratterizzato dal ritrovarsi tutti insieme in famiglia, attorno alla stessa tavola, per riscoprire i gusti e le tradizioni del passato ma anche il senso e il bisogno di appartenenza, al fine di aiutarci a superare la solitudine che sovente ci attanaglia “.
” Caro Presidente – scrive Capodanno nella lettera – si avvicina il Natale e la fine di un altro anno ma per molte famiglie queste feste non trascorrono in serenità e non solo per i tanti problemi che angustiano il nostro Paese e che sono quotidianamente alla sua attenzione ma principalmente perché, a differenza di quanto accadeva un tempo, i componenti dei nuclei familiari sono oramai divisi, sparsi per il mondo, alla ricerca di opportunità lavorative, con attività stabili che in Italia non si riescono a trovare “.
La lettera prosegue con il racconto delle due figlie, che dopo essersi laureate in università italiane, erano partite e si trovavano una per Australia e l’altra per il Giappone, dove svolgevano le loro rispettive attività lavorative.
” Ecco Presidente – aggiunge Capodanno – il cruccio mio e di mia moglie è questo: le figlie lontane che riusciamo, con grandi sacrifici, anche per la notevole distanza, a incontrare un paio di volte all’anno. Un cruccio, si badi bene, condiviso con tantissime altre famiglie che si trovano nelle stesse condizioni ma non per questo meno duro da tollerare “.
E dopo un riferimento al forte aumento, confermato dai dati ISTAT, dei cosiddetti “cervelli in fuga”, giovani che dopo essersi diplomati o laureati dovevano emigrare in altri paesi per trovare un lavoro, Capodanno conclude confidando che il presidente Mattarella rimarchi ancora una volta, nel suo discorso di fine anno, la necessità di porre fine a questo stato di cose “con provvedimenti che permettano d’incrementare le opportunità occupazionali stabili, con adeguati stipendi, consentendo ai tanti giovani connazionali che, pur essendosi formati in Italia, sono stati costretti a emigrare, di tornare nel loro Paese, evitando, per il futuro, che altri siano obbligati a fare tali scelte “.