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Concluso il 25° Forum Economico di San Pietroburgo: i commenti.

di

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Gualfredo de’Lincei

Competenza e responsabilità, sono state dimostrate nell’organizzazione del Forum Economico Internazionale SPIEF 2022, confermando, ancora una volta, che la Federazione Russa è pronta al reciproco dialogo internazionale e aperta agli interessi nel settore tecnologico, economico e sociale.

Nonostante la pressante presenza delle sanzioni senza precedenti, imposte dalla leadership statunitense e dai paesi occidentali, al forum hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali dell’Italia, Canada, Stati Uniti, Francia, dei membri della comunità scientifica e culturale di Cina, India e Cuba.

Vittorio Torrembini è uno dei tanti imprenditori italiani presenti al forum economico di San Pietroburgo. In Russia la società Torrembini è composta di un’azienda di consulenza e da Gim-Unimpresa, associazione che rappresenta 150 aziende italiane operanti nella Federazione Russa.

Non sono le autorità russe a crearci problemi, gli ostacoli sono posti direttamente da parte dell’Europa e soprattutto da parte di noi italiani. I russi prima di tutto sono interessati al lavoro delle nostre filiali, dopotutto è occupazione locale. Una settimana fa, molti di noi hanno scoperto che i conti erano bloccati, le carte di credito non funzionavano più. Poi è intervenuta l’ambasciata, ora la situazione è tornata alla normalità. D’altra parte, questo è comprensibile: l’Italia ha fatto lo stesso con molti russi nel nostro Paese“, dice Torrembini.

Secondo lui, in Russia non ci sono solo aziende italiane. “Gli americani stanno facendo del loro meglio e quando hanno bisogno di importare componenti o attrezzature, ottengono permessi temporanei. Ci sono anche tedeschi con grandi multinazionali”, osserva l’imprenditore italiano.

Presenti al Forum di San Pietroburgo anche la Camera di Commercio Italo-Russa, Confindustria Russia, (Confindustria Italiana).

Così, il direttore generale dell’associazione Confindustria Russia, Dr. Alfredo Gozzi, osserva che la gran parte delle aziende italiane non ha lasciato la Russia. “Esprimono il desiderio di rimanere sul mercato russo e di collaborare con aziende russe, ma perlopiù sono piccole aziende italiane, non giganti. Non sono così dipendenti da “fattori” esterni. Forse è per questo che sono ancora qui ”.

A questo proposito interviene anche Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa, che aggiunge: “Il fenomeno italiano ha una logica puramente imprenditoriale: queste persone sono venute in Russia per guadagnare soldi”. E ancora si spinge su un’etica sociale e responsabile: “Prima di tutto pensiamo alla responsabilità sociale nei confronti dei dipendenti. Ma c’è un’altra responsabilità sociale. Ad esempio, davanti ai clienti. Le aziende italiane si sono rivelate partner affidabili ed è per questo che i russi hanno acquistato le nostre attrezzature, e non quelle orientali. Se lasciamo e violiamo i nostri obblighi, la reputazione sia delle nostre aziende che del nostro Paese ne risentirà. C’è anche responsabilità sociale davanti agli investitori“. Non manca un richiamo al fatto che la politica dovrebbe restare fuori dagli affari:

Quando un imprenditore cerca di diventare un politico è pericoloso, perché non potrà diventare un buon uomo d’affari o un buon politico. Forse non suona come politicamente corretto ma io sono un uomo d’affari. Rappresento molte aziende italiane che non vogliono impegnarsi in politica. Ed è questo il motivo principale per cui i nostri imprenditori continuano a lavorare qui. La nostra associazione è un ponte tra Italia e Russia. Soffriamo di più quando queste relazioni falliscono. “E speriamo davvero in una pace rapida“, ha aggiunto.

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