RIASSUNTO: Di Maio si fonda un partitino personale pur di restare al governo, mentre l’Italia conferma il suo impegno per la pace fornendo armi in Ucraina. Sono perplesso, e mi chiedo perché non debba contare nulla l’opinione di milioni di persone che vorrebbero invece posizioni diverse.
Intanto servirebbe a tutti un rapido ripasso di storia, per esempio quella della Crimea. Avete intanto notato com’è l’informazione secondo il Corriere della Sera e la novità romana della residenza agli abusivi?
L’ITALIA E’ COME DI MAIO
Quanto mi piacerebbe poter intervistare Luigi Di Maio, neo leader di “Insieme per il futuro”.
Non una intervista politica ma una interrogazione precisa, come a scuola quando dovevi dare risposte vere e non giri di parole.
Credo che se l’Italia oggi per molti sia un paese disastrato lo è perché si è affidata a persone come lui, che ha un curriculum impressionante in quanto a cariche, ma alle spalle il vuoto.
Vorrei chiedergli quanto costa un litro di latte al supermercato e quale sia la capitale del Bangladesh (in italiano, per carità…) e poi magari il perché di certe sue incredibili giravolte che ne hanno fatto un personaggio unico, un guitto diventato d’alto bordo soprattutto per inconsistenza altrui e dabbenaggine nostra.
Un furbetto già iscritto ad ingegneria, poi a giurisprudenza, poi ritiratosi dagli studi.
Uno che ha campato (o ha tentato di farlo) come giornalista sportivo, tecnico informatico, assistente alla regia, agente di commercio, steward allo Stadio San Paolo e manovale nell’azienda di famiglia.
Indubbiamente una gran buona volontà, ma poi la folgorazione per la “mission” politica sostenendo il neonato M5S da lui tenuto a battesimo.
Parte male: dopo 3 anni alla guida dei grillini locali, solo 59 preferenze alle “comunali” di Pomigliano d’Arco e viene trombato, ma da allora basta voti, meglio solo “nomination”: grazie a soli 189 (centoottantanove!) voti on line nelle “parlamentarie” del M5S nel 2013 viene candidato – blindato – nella circoscrizione “Campania I” e da allora nessuno lo ferma più, a conferma della follia di questo sistema elettorale.
Pensate: diventato deputato nel 2013 viene subito eletto vice-presidente della Camera (il più giovane da sempre) ed è e capo del M5S dal 2017 al 2020. Vice-premier con il Conte I e contemporaneamente Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro (!), dal 2019 è il nostro Ministro degli Esteri (!!).
Idee politiche chiare, chiarissime, oppure no, forse un po’ confuse. Come leader grillino aveva “giurato” lo stop dopo il secondo mandato così come “Chi lascia il partito dove è stato eletto dovrebbe dimettersi”, facendo invece l’esatto contrario.
Come ministro ha sostenuto ferocemente il blocco alle trivellazioni di gas e petrolio in Italia, se oggi dipendiamo da Mosca è anche merito suo. Intanto la Croazia ringrazia e il nostro gas lo trivellano loro. Dopo aver voluto il reddito di cittadinanza è apparso al balcone di Palazzo Chigi proclamando alla folla “Abbiamo abolito la povertà”, come tutti ben sanno. Coerente anche in politica estera: nel 2019 incontra a Parigi i “gilet gialli” anti-Macron salvo poi baciarlo ed abbracciarlo nel più recente passato. Ha una particolare ammirazione per la Cina cui ha steso tappeti rossi per “la nuova via della seta”, il progetto geo-economico contestato dagli Stati Uniti ed ha quindi osannato la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia del marzo 2019 e proprio alla Cina siamo ricorsi per le forniture COVID a prezzi fuori mercato e a danno delle nostre imprese (indagini su Arcuri? Mah, dimenticate…) Di Maio in politica estera ha sempre simpatizzato per i chavisti venezuelani di Maduro mettendo il veto al riconoscimento di Juan Guaido come presidente del Venezuela, come invece volevano l’intero occidente e L’Unione Europea.
E’ a favore delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e dell’ “adozione del configlio” però «Da cattolico penso che la famiglia sia quella con il papà e con la mamma”.
Come documentato da Le Iene con la trasmissione “Pomigliano Boys” e da molte altre fonti di stampa “tiene famiglia” e ha quindi favorito la carriera di molti suoi ex compagni di scuola. Wikipedia è spietata e ne fa un lunghissimo elenco, ma di “voto di scambio” per lui non ne parla nessuno.
Sostenitore dell’ambiente, ma anche dei condoni edilizi ad Ischia, è riuscito nel record di fa finta di stare contemporaneamente con Tripoli e con Bengasi, schierandosi con la dittatura egiziana ma chiedendo “verità per Regeni” (e i famigliari dell’ucciso gliela hanno giurata). Adesso è per la pace in Ucraina e contemporaneamente sostiene gli aiuti militari. mentre il suo millantato “piano di pace” – già annunciato in TV- non lo ha mai visto né conosciuto nessuno, tantomeno le parti in causa assumendo i contorni di una barzelletta.
Di Maio – soprattutto – ha imparato che quando hai una carica non la molli mai, a costo di mollare il proprio partito e fondarne un altro a propria immagine e somiglianza.
Questo è Giggino Di Maio, degna fisionomia di un’Italia da burla, poco credibile e sempre con il piede in tutte le staffe, perché non si sa mai. Non è una cosa seria, ma appunto per questo ci rappresenta alla perfezione.
STATISTICHE
Secondo pressochè tutti gli istituti di statistica, a proposito della GUERRA IN UCRAINA, l’87% degli italiani si dice “preoccupato” e il 30% ritiene che vi siano responsabilità della NATO per lo scoppio del conflitto avendo in qualche modo minacciato la Russia di “accerchiamento”.
Quasi il 50% è contro l’invio di armi italiane in Ucraina, il 40% ritiene che i media siano troppo sbilanciati a favore di Kiev e si ritiene insoddisfatto del livello di obiettività delle informazioni. Specificatamente sulle SANZIONI la percentuali di chi vuole o non vuole applicarle ha un margine (a favore del mantenimento delle sanzioni) di meno del 10% del campione.
Se questi sono i numeri e fossi il premier Draghi mi preoccuperei non poco quando dalla “guerra lampo” immaginata da Putin si passa alla “guerra lunga” con un coinvolgimento della UE che – ad andar bene – continuerà per molti mesi, con i prevedibili disastri per la nostra economia.
EPPURE – NONOSTANTE CHE L’INFORMAZIONE SIA TUTTA A FAVORE DI KIEV – CRESCONO I DISSENSI SULLA POSIZIONE UFFICIALE ITALIANA ED EUROPEA.
Intanto il governo è lanciatissimo sul fronte degli aiuti militari, delle sanzioni, dell’appoggio “senza se e senza ma” a Zelenskyj che – da parte sua – non apre alcun spiraglio di pace, anzi, con le sue dichiarazioni rifiuta ogni tipo di dialogo.
Difficile che inizi ora, ricevendo proprio oggi dagli USA centinaia di nuovi missili e con lo stesso Biden che ha ricordato la lista delle nuove forniture: missili anticarro Javelin, missili antiaereo Stinger, elicotteri Mi-17, droni, radar, artiglieria e altri sistemi missilistici di precisione.
Non capisco perché il centro-destra non debba prendere un po’ le distanze da questa situazione soprattutto nel momento in cui le sanzioni si stanno ritorcendo contro chi le ha decise e l’Europa sembra in mano ai “falchi” di Washington e Londra che annunciano altre armi ed aiuti a Kiev.
Una volta di più tutti sappiamo tutti benissimo che Putin è l’aggressore, ma credo che si debba trovare il modo di venirne fuori per esempio riconoscendo autonomia concreta alle popolazioni russe nell’est dell’Ucraina, ma sembra che Zelenskyj chiuda ogni porta sia per l’est del paese che per la Crimea.
PER ESEMPIO, LA CRIMEA…
Chissà quanti sanno (i nostri media non lo ricordano mai) che – per esempio – la Crimea era da secoli terra russa e fu “regalata” all’Ucraina solo nel 1954 personalmente da Nikita Chrushew.
Allora si usava così: se il segretario generale del partito comunista sovietico lo voleva, tutti ubbidivano. In ogni caso Russia e Ucraina erano sempre parte dell’ URSS e quindi, a quel tempo, i confini interni contavano poco. Nessuno poteva immaginare che sarebbero poi nate repubbliche indipendenti e nemiche e che quei confini fossero motivo di conflitto.
Al censimento del 2001 il 58,5% della popolazione in Crimea era comunque ancora di lingua ed etnia russa, il 24,4% ucraina e per il 12,1% composta da tatari di Crimea. Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente dalla Russia (atto sicuramente contrario al diritto internazionale). A seguito di un referendum popolare avvenuto il 16 marzo 2014, non seguito da osservatori occidentali, il 95,4% dei votanti ha però votato per l’annessione alla Russia con una partecipazione al voto dell’83,1%.
Unione Europea e NATO, così come la stragrande maggioranza degli stati membri ONU, non riconobbero l’annessione della Crimea adottando sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Federazione Russa, ma è difficile sostenere che questa adesione non sia la liberà volontà della maggioranza degli abitanti locali.
Perché l’Italia non sostiene un nuovo referendum – controllato e garantito a livello internazionale – per far decidere agli abitanti (tutti, sia quelli scappati in Ucraina che quelli scappati in Russia, se erano residenti in Crimea o nel Doimbass ad una certa data) da che parte vogliano stare? Sarebbe giusto e democratico che nei distretti dove eventualmente ci fosse una forte adesione alla Russia si ammettesse un passaggio territoriale o si stabilissero forme serie di autonomia. Credo che questo sarebbe un modo corretto e democratico di procedere e forse anche uno spiraglio di pace.
CORRIERE DELLA SERA
Vi elenco in serie di tutti i titoli presenti alle ore 21 di mercoledì’ 22 giugno sull’edizione on-line del Corriere della sera, in stretto ordine di pubblicazione:
Intervista a Boris Johnos; “No a Una cattiva pace in Ucraina, per l’Occidente non è il momento di fermarsi, Putin deve fallire” – La Finlandia: “pronti a combattere se Mosca ci attacca” – Kaliningrad: il rischio dell’avamposto nucleare russo in Europa – Putin e il super missile pronto entro l’anno – Raid russo a Izyum, uccise 5 donne – A Kiev le armi tedesche – Dombass: la situazione è critica, ma la resistenza ucraina contrattacca a nord – Bugie come strumento di lavoro: perché negoziare con Putin è impossibile…
Credo che tutti abbiano capito come si sia schierato il Corriere della Sera, ma a questo punto mi pare evidente perche molte persone si chiedano se ci vengono dette effettivamente delle verità o solo delle opinioni, più o meno di parte.
OCCUPAZIONI
Soprattutto a Roma è diffuso il fenomeno della occupazione abusiva delle case altrui magari lasciate libere anche solo per poche ore dagli inquilini. Pare che i casi siano più di 12.000 e ci sono quartieri dove il rischio è così concreto da creare “turni” di sorveglianza condominiale perché se la casa ti viene occupata liberarla è poi quasi impossibile e comunque lungo e difficile. Il caso di un anziano sbattuto fuori casa con la violenza da una famiglia abusiva rom è andato sui giornali, ma succede tutti i giorni.
Incredibile che il PD romano abbia fatto ora approvare una mozione in Campidoglio perché si possa concedere la residenza a chi occupa le case anche senza titolo. “Abbiamo dato dignità alle persone”, sostengono, alla faccia di chi si ritrova la casa occupata.
Possono esserci casi in cui abitazioni pubbliche restano vuote per anni e vanno invece utilizzate, ma seguendo delle norme, il “liberi tutti” generale comporterà ripercussioni pesanti e di fatto accettando abusi, soprusi e violazioni di legge, comprese le occupazioni di immobili da parte dei centri sociali, clandestini, rom ecc. ecc. Insomma il sindaco Gualtieri “paga dazio” a chi lo ha appoggiato in campagna elettorale.
BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA