LA POSTA IN GIOCO
In Ucraina fiamme di guerra ancora accese: sembra che la parte invasa voglia giungere alla vittoria non a trattative di pace. E nello stretto di Taiwan si sono presentati due incrociatori della Marina Statunitense mettendo in allerta la Cina già in attenzione dopo la visita a Taipei della Presidente della Camera Americana Nancy Pelosi, cui sono seguite visite di altri dignitari statunitensi. Intanto il Vecchio Continente barcolla al crescere del peso dei problemi, rendono sempre più difficile procedere secondo standard di vita, fino a un tempo non lontano normali. L’Italia poi sta vivendo su altalene burlesche la scelta politica, che è poi relativa a tutti gli aspetti della vita degli italiani. Nella nostra attualità, non certo fatta per la discrezione e la moderazione, ci augureremmo la sprezzatura, neglentia attenta, caratteristica della civiltà. Converrebbe comunque meditare: se è bene fare ciò che si è proposti per una buona finalità, meglio è non portare a compimento propositi se sulla finalità piombano interrogativi. Ma attorno ci sono, come rilevava Pirandello molte maschere e pochi volti. E vale per l’intero globo. Mondo piccolo l’Italia, la stessa Europa, vanno guardati gli Stati leader (Usa , Cina e Russia e quelli volti a imporsi) i quali, a loro volta, guardano non solo all’Ucraina, interessante sì per posizione e risorse, ma ben poca cosa rispetto all’Africa che ricchezze possiede a profusione. Eppure da essa tantissimi migrano, particolarmente verso le nostre coste, nella speranza di una vita migliore. L’Africa è ricchissima di risorse, ma gli Stati sono, per motivazioni storiche che qui non è il caso di ripercorrere, incapaci di offrire una vita dignitosa a quanti, per essere lì nati, ne avrebbero diritto. Nel nuovo colonialismo l’Africa diventa pertanto, col pretesto di volere offrire aiuto, la posta in gioco degli Stati leader e di quelli che ambiscono a trarre anch’essi vantaggi. Presenza in crescita della Cina nell’ultimo decennio, anche se lo scorso secolo, negli anni Sessanta e Settanta sino a lievitare negli anni Novanta, c’era già per sostenere movimenti di liberazione, ad avviare cooperazione. Stati molto indebitati, quelli africani, e lo sono diventati ancora di più per effetto dell’inflazione che ha fatto aumentare di molto i tassi di interesse delle Banche mondiali. La Cina ha capito come aiutare pensando anche a sé, ha quindi, sin dal 2000, attuato cicli di remissione del debito rimettendoci sì miliardi, ma rafforzando la sua presenza anche con investimenti di sue compagnie in Africa, è divenuta così la principale partner commerciale e il maggior creditore e investitore. Denaro a costruzione di infrastrutture e cancellazione del debito dei Paesi africani: Stati fragili e prosperano le reti terroristiche, i flussi migratori, il traffico di droga. Generosità? Per tutti gli attori geopolitici vale da sempre quel do ut des, e per la Cina il des è sfruttamento di terre e miniere, acquisto anche di terre africane da parte di imprese cinesi. Ma altri Paesi non sono da meno, così l’Africa si trova ad aver venduto 230 milioni di ettari della sua terra. Non sorprendiamoci: anche all’Italia accade di vendere. La Russia è presente come Urss in Africa ancor prima della Cina, sin dagli anni Cinquanta con investimento di risorse, accordi commerciali e di sicurezza con Stati africani, con la creazione di una Università russa per studenti africani. Dopo il crollo dell’Urss si verifica una battuta d’arresto con chiusura di ambasciate, consolati e centri culturali. Nel nuovo secolo riprende l’interesse della Russia in Africa. Putin sta portando avanti la politica istituzionalizzata con cooperazione economica e cancellazione del debito, creando così una rete commerciale con Algeria, Libia, Camerun, Ghana, Costa d’Avorio, Egitto, Mozambico, Angola, Zambia, Sudan, Ruanda Zimbabwe , Madagascar, Congo-Brezzaville, Mali, Repubblica Centroafricana, Tanzania, Sudafrica, Uganda e Ciad. Cooperazione economica nella quale, tra l’altro, rientrano lo sfruttamento del gas, l’estrazione di diamanti, l’esportazione di armi e strutture militari soprattutto in Algeria e in Egitto, ma anche in altri Paesi, e in cambio cancellazione del debito, lotta contro gruppi jihadisti, stretti rapporti tra i servizi segreti russi e africani. E poi c’è, in circa metà dei Paesi africani, il ben noto gruppo Wagner. Sono, quelle milizie private, come si legge in “Libération” (18 febbraio 2022), gli stivali segreti di Putin all’estero. I bilanci, tra positivo e negativo, creano sì frammentazione di giudizi ma soprattutto molte astensioni a proposito dell’invasione ucraina: al voto per il “Cessate il fuoco” proposto dall’Onu il 2 marzo 2022 l’astensione da parte dei Paesi africani è stata massiccia. Può l’Africa condannare la Russia per l’invasione dell’Ucraina? Lo scrittore guineano Tierno Monénembro rileva: E’ difficile prendere posizione quando si è piccoli, quando si è deboli, quando si è male armati e sottosviluppati Non ci si intromette così negli affari dei grandi. Gli Usa per lungo tempo ritengono l’Africa, di cui colgono molte criticità, lontana dagli interessi americani, pertanto il loro sguardo non è lì ma volto piuttosto alla Siria e all’Afghanistan. L’attacco alle Torri Gemelle porta il Pentagono a concentrarsi in Africa con l’obiettivo precipuo della guerra al terrorismo islamico. Gli Usa comprendono poi le potenzialità enormi del mercato in Africa. E poi c’è il Giappone, presente dal 1993 con il Ticad, una piattaforma di dialoghi multilaterali tra Giappone, Paesi africani e Organizzazione dell’Unità africana, dove si discutono questioni legate allo sviluppo dei Paesi africani. Non manca l’India che tende sempre più a creare rapporti con gli Stati africani (le interessano particolarmente i diamanti), a investire nei settori relativi alle risorse umane, alle tecnologie informatiche, alla sicurezza marittima, all’istruzione e alla sanità. Incontri anche tra leader europei e africani per programmi volti alla pace, alla sicurezza, alla solidarietà e allo sviluppo. Il monopolio della presenza e degli interessi occidentali in Africa appartiene al passato, ma il colonialismo non si è spento, con altri attori e sotto nuove forme continua ad essere presente, sembra avere il carattere della eternità.
Antonietta Benagiano