L’innovazione nelle pubbliche amministrazioni italiane procede a macchia di leopardo. Nell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2022) della Commissione Europea l’Italia risulta in 18° posizione su 27 Stati Membri dell’UE, avanza di 2 posizioni rispetto al 2021. Il punteggio italiano è di 49,3 a fronte di una media europea di 52,3. Cosa è possibile fare per migliorare la situazione?
È necessario guardare al futuro avendo come obiettivo strategico “la centralità” del cittadino. Il PNRR in questo ci ha dato risorse finanziarie importanti, ma occorre assicurarne un impiego efficace che, nel rispetto di quanto concordato con la UE, contribuisca a realizzare processi digitali effettivamente centrati sul cittadino, garantendo che i servizi siano:
• a “misura di cittadino” – Le pubbliche amministrazioni devono progettare policy e servizi basati sugli effettivi bisogni di cittadini e sulle loro capacità digitali
• digitali by default – Il digitale deve soprattutto ripensare i servizi e reingegnerizzare i processi collegati con l’uso dell’ICT
• Integrati e senza soluzioni di continuità – Le pubbliche amministrazioni devono collaborare per realizzare servizi integrati sulla base di standard e piattaforme comuni
• Accessibili – I servizi devono essere accessibili e facili da usare per tutti i cittadini in funzione della loro alfabetizzazione digitale
• Semplici – La complessità organizzativa interna delle PA deve essere semplificata e comunque resa “invisibile” al cittadino.
Fare innovazione digitale considerando il “cittadino al centro” significa cambiare anche la cultura della PA spesso ancora oggi autoreferenziale. Come fare a cambiare la rotta?
È importante mettere in campo azioni di sostegno ai dirigenti pubblici che rappresentano i gestori del cambiamento in chiave digitale. Ad esempio, è necessario sviluppare una rete istituzionale per i dirigenti. Occorre realizzare degli HUB d’innovazione in ogni PA attraverso la formazione di gruppi di dirigenti sensibili all’innovazione che facciano da traino agli indispensabili cambiamenti culturali e organizzativi che è necessario attivare per una nuova ed effettiva “PA digitale”. Questo consente anche di rafforzare il senso di appartenenza e collaborazione tra queste figure professionali. In questo i Responsabili della Transizione Digitale possono costituire il punto di riferimento delle amministrazioni, ma occorre sostenerli, non lasciarli soli, motivarli e chiedere costantemente “a che punto siamo?”. Inoltre, è importante il coinvolgimento e la partecipazione di imprese che possano favorire, anche attraverso laboratori di sperimentazione sul territorio, la diffusione della cultura digitale e la effettiva ed efficace messa in pratica degli attuali paradigmi innovativi delle tecnologie: IoT, Big Data, Intelligenza Artificiale, Blockchain, etc.
Non trova che ci siano anche problemi di governance dell’innovazione della PA?
L’effettiva attuazione delle norme e il raggiungimento degli obiettivi in tema di digitale sono stati fino ad oggi, nella maggior parte dei casi, disattesi. Ciò è da imputare prevalentemente ad una frammentazione e sovrapposizione di funzioni che da sempre interessa l’ICT nel nostro Paese e dalla conseguente mancanza di obiettivi strategici comuni a tutti i livelli di governo (Centrale, regionale e locale). A complicare il contesto anche la distribuzione dei centri di Budget ICT per ogni pubblica amministrazione (con appositi capitoli di spesa nei bilanci delle PA) con conseguenti scelte, in tema di digitale, che sono individuate nella maggioranza dei casi dai singoli enti e che spesso non sono in linea con le priorità dettate dalle politiche nazionali. C’ è stata negli ultimi anni qualche rara eccezione comunque. Il sistema SPID ha visto un forte incremento di adesioni negli ultimi due anni siamo passati da 11 milioni a circa 32 milioni di utenze, così come il sistema PAGOPA che ha visto incrementare del 118% le transazioni di gennaio-agosto 2022 rispetto a quelle dello stesso periodo del 2021. Sulla base questi due sistemi, che costituiscono piattaforme abilitanti del Paese, occorre costruire nuovi servizi per la cittadinanza, reingegnerizzando i processi interni. Per far questo occorre una governance diversa che dovrà essere definita con il nuovo Governo e che riconsideri l’attuale assetto organizzativo dei vari enti a vario titolo coinvolti nella digitalizzazione.
Sarà anche importante pensare alle competenze digitali dei dipendenti pubblici per assicurare una effettiva trasformazione digitale delle PA non trova?
Nel settore pubblico occorrerà diffondere sia le competenze di base che quelle avanzate per favorire da un lato il miglioramento dei processi di lavoro nel back office, dall’altro l’efficienza e la riduzione dei costi della digitalizzazione. Avere personale qualificato consente infatti di avere una maggiore qualità dei servizi digitali e di stimolare le aziende che erogano servizi ICT per la PA ad essere più competitive.