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Ricorrenza di Sant’Uberto alla Venaria Reale

 

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Domenica 6 la sfilata degli equipaggi nel centro storico, poi la messa e l’omaggio musicale

 

Venerdì 4 una conferenza nella Cappella della Reggia

 

Alla Venaria Reale, dimora di caccia e divertissement di casa Savoia, domenica 6 novembre si festeggia Sant’Uberto, primo vescovo di Liegi, venerato quale protettore di «uomini e animali dalla rabbia silvestre» e, quindi, anche come patrono dai cacciatori. Una tradizione antica: il suo culto, infatti, si perde nei secoli. Il primo a rendere solenne la ricorrenza in Piemonte fu il duca Carlo Emanuele  II e poi proseguirono i suoi successori.

Alle 11 è prevista la sfilata degli equipaggi da piazza Annunziata, a Venaria, alla Reggia. Protagonisti l’Equipaggio della Regia Venaria e Les Trompes de Bonne, gruppo proveniente dall’Alta Savoia: entrambi sfilano con i celebri corni da caccia, la cui arte musicale è stata dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco nel 2020.

Quindi, alle 11,15, la messa nella Cappella di Sant’Uberto con accompagnamento musicale dei corni da caccia degli equipaggi, ma anche le trombe e timpani della Reale Scuderia e l’organo seguita, alle 12, da un omaggio musicale a Sant’Uberto: non solo un occasione d’ascolto ma un vero e proprio momento da vedere e vivere. La cerimonia, di livello europeo, ha le sue origini in età medioevale ed era anche denominata  “missa canum”, messa dei cani, per l’uso di benedire cani e loro padroni alla fine della messa. L’uso di accompagnare momenti della messa con musica, in particolare i corni da caccia, è documentato dal XVIII secolo. L’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti.

Prima della cerimonia di domenica, venerdì 4 novembre alle 21, nella stessa cappella adiacente alla Reggia di Venaria, è previsto l’incontro “L’Atelier della Storia Venariese (secondo ciclo di conversazioni): L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia“. Relatori Pietro Passerin d’Entrèves e Giorgio Marinello, moderatore Tomaso Ricardi di Netro. Si parlerà del percorso di questa pratica musicale, dalle cacce reali alla musica d’arte (XVII-XVIII secolo), dell’eccezionalità di Stupinigi  e della Reggia di Venaria, dove il ciclo pittorico di Jan Miel rappresenta per la prima volta in Europa il “corno circolare” (1659-1661), fino al riconoscimento UNESCO quale Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità (2020).

 La festa di Sant’Uberto

Le festa, già menzionata  da Amedeo di Castellamonte nella sua opera “La Venaria Reale, Palazzo di Piacere e di Caccia”  (1674)  e nel  “Theatrum Sabaudiae” (1682), si celebra a Venaria per il 27simo anno: è organizzata dall’Accademia di Sant’Uberto con la Reggia di Venaria, il patrocinio della Città di Venaria e la collaborazione di Società Torinese per la Caccia a Cavallo, FITF – Fédération Internationale des Trompes de France e FRTM – Fondation pour le Rayonnement de la Trompe Musicale e di U.N.C.F. (Unione Nazionale Cacciatori Falconieri) – FIdC (altra pratica riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO), sostenuta da fondi riservati dal  Ministero della  Cultura ai Patrimoni  UNESCO (Bandi, Legge 77) e dalla  Fondazione CRT.

Particolare la sua storia. Nel 1996 infatti si costituiva l’Accademia di Sant’Uberto che subito, per promuovere la Reggia di Venaria e il suo borgo, lavorava, da un lato, alla creazione del gruppo dei suonatori corno dell’Equipaggio della Regia Venaria per la riscoperta dell’arte musicale dei suonatori di corno da caccia, un’occasione per promuovere il restauro della residenza attraverso la musica identitaria del luogo, e dall’altro alla ripresa della festa di Sant’Uberto che ha caratterizzato la Reggia sin dalla sua costruzione. Dal 1996 la Festa di Sant’Uberto, storicamente legata alla fondazione sia della Città di Venaria Reale sia del Borgo, viene celebrata il 3 novembre, ricorrenza del Santo, se di domenica, altrimenti la prima domenica successiva al 3 novembre.

Le reliquie di Sant’Uberto: una storia divisa tra Reggia e Stupinigi

Le reliquie di Sant’Uberto Martire, dono di papa Clemente IX a Carlo Emanuele II per la Venaria Reale, si trovavano dal 1669 nella cappella della Reggia. Per espresso volere del pontefice, l’edificio religioso che le ospitava doveva essere accessibile non solo dall’interno del palazzo, ma da tutti i fedeli, per rendere possibile la venerazione anche a chi non appartenesse alla corte; una possibile motivazione dell’apertura della chiesa di corte della Venaria verso la piazza, non solo cappella riservata alla corte, interna al palazzo. Si è  desiderato conservare anche ai nostri giorni questo spirito di condivisione tra Reggia e borgo di Venaria Reale. Cessata la funzione di residenza reale della Venaria, dal 1819 la reliquia è conservata a Stupinigi, nella chiesa della Visitazione di Maria Vergine, sulla piazza della palazzina, per volontà di Vittorio Emanuele I.

 

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