Ricostruzione seno, Longo (P. Torvergata Roma): importante dopo tumore per movimenti braccio-spalla
Avanza invece negli USA movimento ‘going flat’, anche per ragioni economiche
Roma – “La chirurgia ricostruttiva dopo il trattamento del cancro al seno ha un impatto dimostrabile sulla funzione posturale del braccio e della spalla”. La conclusione arriva da un recente studio condotto dall’Università statunitense di Saskatchewan, dai ricercatori Angelica Lang (Ph.D.) e Soo Kim (Ph.D.), co-autori dell’articolo, pubblicato su Prs, la rivista ufficiale della Società Americana di Chirurgia Plastica, e mostra quanto sia determinante l’associazione ricostruzione mammaria e fisioterapia per evitare danni e dolori.
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Il professor Benedetto Longo, chirurgo plastico del Policlinico Tor Vergata di Roma, specializzato nella ricostruzione mammaria e da sempre fautore delle teniche autologhe che riescono ad evitare l’impianto di protesi, invita le donne a ricostruire il seno e a non preferire l’opzione ‘going flat’ (donne che dopo la mastectomia scelgono di restare piatte come gli uomini) che avanza sempre di più negli Stati Uniti, anche per questioni economiche. “Sconsiglio alle donne di non ricostruire: tanti studi- ha spiegato il chirurgo plastico alla Dire- dimostrano che la ricostruzione dà un giusto assetto al corpo. Ricostruire il seno evita infatti uno squilibrio posturale conseguente all’assenza di una o entrambe le mammelle e questo può dare problemi alla schiena, al rachide e, come dimostra questo studio, la fisioterapia dopo la ricostruzione è protettiva per la cuffia dei rotatori della spalla e per i movimenti dell’arto superiore” che può avere problemi funzionali nel tempo.
E anche su questo aspetto legato alla tipologia di ricostruzione il professor Longo ha sottolineato, come emerso da un suo studio appena accettato da Prs, la rivista americana di chirurgia plastica, come “una procedura di ricostruzione totalmente autologa (con gran dorsale e grasso) sia risolutiva per la correzione delle problematiche conseguenti alla radioterapia nelle pazienti ricostruite con protesi. “Purtroppo- ha spiegato il chirurgo plastico- la radioterapia riduce la tolleranza alla protesi mammaria predisponendo a problemi come la contrattura capsulare, il dislocamento dell’impianto e dolore toracico. In caso di radioterapia è meglio utilizzare i propri tessuti per ricostruire il seno”.
Le conoscenze acquisite da questo ultimo studio su ricostruzione e movimenti potrebbero prevenire lesioni future come la rottura della cuffia dei rotatori, ma anche migliorare la qualità della vita a lungo termine, soprattutto per le donne il cui lavoro richiede l’esecuzione di movimenti del braccio sopra la testa. “La fisioterapia dopo la ricostruzione ha un impatto positivo sulla funzionalità, la postura e i movimenti delle articolazioni- ha ribadito Longo- e chi non ricostruisce e non effettua una riabilitazione fisioterapica è più esposto a problematiche e a rischio di riduzione della funzione motoria”.
Dunque è forte l’invito alle donne con mastectomia e ricostruzione a “fare una fisioterapia dedicata, indipendentemente dal tipo di ricostruzione per il mantenimento e il recupero della motilità dell’arto superiore. Serve un piano riabilitativo e che sia fatto sotto controllo dei sanitari, tanto che nelle Breast Unit sono oggi previste le figure professionali del fisiatra e fisioterapista”, ha ribadito ancora il chirurgo plastico che alla donne raccomanda ancora una volta: “Se indicato, ricostruite sempre il vostro seno dopo un tumore”.
Le notizie dell’agenzia Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia DIRE»
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