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MUFLONI DEL GIGLIO:

LE ASSOCIAZIONI DENUNCIANO L’ENTE PARCO DELL’ARCIPELAGO TOSCANO PER DISASTRO AMBIENTALE E CHIEDONO IL SEQUESTRO DI TUTTI GLI ANIMALI ANCORA SULL’ISOLA

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IL GIGLIO PRESIDIATO DA OLTRE UN MESE DA DECINE DI ATTIVISTI E ATTIVISTE CHE STANNO IMPEDENDO AI CACCIATORI DI SPARARE

 

Da oltre un mese un gruppo di attivisti e attiviste sta presidiando il territorio dell’isola del Giglio (Gr) per impedire ai cacciatori, autorizzati da una delibera della Regione firmata dal presidente Giani, di sterminare i mufloni nella parte dell’isola che non è Parco dell’Arcipelago toscano. Ora, l’associazione Vitadacani della Rete dei Santuari di Animali liberi e il Centro di Recupero Ricci la Ninna hanno presentato una denuncia nei confronti dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano per disastro ambientale e richiesto il sequestro immediato di tutti i mufloni con l’obiettivo di creare una riserva sull’isola.

 

La vicenda

Tramite un progetto LIFE dell’UE, “LetsGo Giglio” (www.lifegogiglio.eu), l’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano insieme ad una società fiorentina di eradicazione, la NEMO, e il dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, hanno ricevuto 378.925 euro per abbattere i pochi mufloni presenti sull’isola del Giglio, che furono introdotti già negli anni ’50 ai fini di conservare e ripopolare la specie.

Nell’ottobre 2021, difronte a una forte opposizione dei cittadini e delle associazioni, l’Ente Parco aveva accettato di catturare e traslocare i mufloni dell’isola in vari rifugi sparsi per l’Italia.

Dai dati recentemente rilasciati dall’Ente Parco, però, risulterebbero morti, proprio a causa delle catture e delle traslocazioni, almeno 9 mufloni dei circa 40 catturati tra il 2021 e oggi.

A peggiorare la situazione, nel mese di luglio di quest’anno, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha emesso una delibera che permetterebbe ai cacciatori di abbattere ben 37 dei circa 40 mufloni stimati oggi vivere al Giglio, traducendo così la delibera in una vera e propria condanna a morte per gli animali.

La cosa più preoccupante è che nel corso del 2022 è stato pubblicato un importante studio scientifico riguardo l’unicità genetica del muflone del Giglio, articolo apparso sulla prestigiosa rivista Diversity, e né la Regione Toscana, né l’Ente Parco, hanno dato cenno di valutare la rilevanza di questa scoperta e di volere rivedere l’obiettivo di eradicare il muflone.

È così che da inizio ottobre uno sparuto gruppo di attiviste e attivisti stanno coraggiosamente presidiando l’isola per impedire ai fucili di fare il loro corso nella speranza di salvare questi animali più unici che rari.

 

Dichiarazioni

“Sia che avvenga tramite traslocazione o abbattimento, l’eradicazione del muflone del Giglio comprometterebbe l’obiettivo stesso dei progetti LIFE dell’UE, ossia di preservare la biodiversità, poiché anche se trasferiti i mufloni verranno sterilizzati, portando inevitabilmente all’estinzione questo pool genetico unico,” spiega Kim Bizzarri, ricercatore di Bruxelles ed esperto di politica ambientale europea che dal febbraio 2021 coordina la campagna per fermare il progetto.

Secondo la legislatura italiana, per il dettato dell’art. 452 bis, l’estinzione di una specie biodiversamente rara equivale ad un disastro ambientale”, spiega l’avvocato David Zanforlini che si occupa del caso. “L’azione posta in essere dall’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano è dunque in aperta violazione del nuovo impianto costituzionale che prevede – all’art. 9, III° comma, cioè fra i diritti fondamentali – che la Repubblica tuteli l’ambiente, le biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle generazioni future”, precisa Zanforlini. “É per questo che abbiamo deciso di procedere con una (seconda) denuncia nei confronti del presidente dell’Ente Parco, Giampiero Sammuri, e siamo in attesa che la Magistratura svolga il compito che le è imposto dalla Carta Costituzionale, cosicché venga scongiurato questo scempio ed evitata la scomparsa di un’altra specie geneticamente preziosa per la biodiversità”, conclude Zanforlini.

Questa sarebbe la seconda volta che Giampiero Sammuri commette un grave errore e danno nei confronti della biodiversità,” spiega Massimo Vacchetta del Rifugio La Ninna. “Già nel 2017, e tramite un altro progetto LIFE di oltre 3 milioni di euro, Sammuri aveva iniziato a eradicare sull’isola di Pianosa, e sempre tramite abbattimento, l’ultima colonia sopravvissuta del Lepus Europeus Meridieii, un’antica e rarissima specie di lepre creduta oramai estinta sul continente”, conclude Vacchetta.

Vista la totale assenza di dialogo con le istituzioni per valutare delle opzioni alternative all’abbattimento e alla traslocazione del muflone, alla luce delle recenti scoperte genetiche abbiamo richiesto il sequestro immediato dei pochi mufloni rimasti sul Giglio per poterli mettere in salvo”, spiega Sara d’Angelo, dell’Associazione Vitadacani e della Rete dei Santuari. “Vista l’inconfutabile unicità genetica del muflone del Giglio e gli obiettivi del programma LIFE di preservare la biodiversità, chiediamo non solo la cessazione di qualunque tentativo di eradicare il muflone, ma anzi che venga istituita sull’isola una riserva per la sua preservazione”, conclude d’Angelo.

Sempre nel nome della biodiversità l’Ente Parco intende eradicare tramite abbattimento anche i 2000 cinghiali e i 400 mufloni presenti sull’Elba e sembra intenda attingere da altri fondi Europei per eradicare in futuro nuove specie animali e vegetali al Giglio”, aggiunge Kim Bizzarri. “Questo approccio cruento, che vede l’eradicazione come la soluzione ultima alla difficile convivenza tra umani e non-umani, oramai divenuta la narrativa dominante nei piani di gestione dei parchi, va contrastato e rimesso in discussione”.

È inaccettabile che i nostri parchi nazionali siano divenuti delle riserve di caccia dove chiunque abbia un fucile possa recarsi a sparare ad animali nel nome di preservare la biodiversità”, conclude Sara d’Angelo.

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