La Proloco di Treia mi informa, tramite la locandina che potete vedere, l’anteprima della stagione teatrale con la piece “Caravaggio, anima ed ombre”. Marco Sciame, l’interprete, sarà senz’altro in grado di mostrare l’anima del pittore “maledetto”, anzi “benedetto” per come riuscì a vivificare l’arte con le sue “luci ed ombre”. Sicuramente andrò anch’io, assieme a Caterina, ad assistere allo spettacolo che si tiene il 4 dicembre 2022 nel Teatro Comunale di Treia.
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Questa performance sul Caravaggio mi riporta ad un mio passato. Prima di tutto, essendo io un discendente del Cavalier D’Arpino, al senso di vergogna per il comportamento indegno del mio antenato (forse addirittura una mia precedente incarnazione) che fu un tenace oppositore del Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. L’invidia non è un bel sentimento… ed in questa vita ho deciso di essere il più possibile un personaggio controcorrente e discutibile in tutti i sensi, un “mezzo sderenato”, un po’ saggio ed un po’ folle.
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Del Caravaggio ricordo alcuni aspetti romantici che mi hanno affascinato, e qui riporto un suo dialogo con se stesso immaginato: “Ero là, a Porto Palo, bocconi sulla sabbia, a ingurgitare sciabolate di luce, strappi di buio; e i miei occhi… oh, i miei occhi… infuocati, brucianti, consumati di vita. Quella vita che non mi apparteneva già più, se mai mi era appartenuta. L’arsura, il freddo, la notte, il giorno… Che avrò mai fatto, perché io? Eppure, mi dicevano, eppure…. tu dipingi la vita stessa, tu la fai conoscere a noi mortali, nella vertigine dell’essere che spoglia ogni travestimento, smaschera ogni impostura… il trionfo delle tue figure sulla tela è la nostra stessa vittoria; la testimonianza che viviamo, e che vivremo per sempre, perché la mente di quello stesso dio che si agita dentro di noi ci ha visti così: patetici ma saggi, sconfitti ma degni d’amore, bruti o eccelsi, giusti o bricconi, sagaci o mentecatti; infinitamente stupidi perché infinitamente vivi; eterni, malgrado noi…” (S.M.)
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Questa commedia con Marco Sciame -per associazione di idee- mi ha ricordato l’esperienza di un altro attore, uno che ci provò professionalmente. Pensate che si vendette la casa di Calcata ed anche un baretto, per finanziarsi la carriera. Sperando di aver successo. Per dargli una mano verso la metà degli anni ’90 gli organizzai un paio di recite al nostro Circolo, in cantina, invitando critici e giornalisti… Alla fine l’unico successo che ebbe fu quello –poco in verità- che potei offrirgli con una intervista che pubblicai sulle pagine del glorioso Paese Sera. Ricordando questa storia mi sono accorto di quanto ci fosse del vero in questa similitudine Caravaggesca, per via di un mio desiderio di parlar male di un oste calcatese che un giorno mi aveva cacciato dalla sua bettola…
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Mauro Cremonini mi narrò i particolari degli avvenimenti che l’avevano ispirato a mettere in scena la sua fantasiosa Vita del Caravaggio, la cosa avvenne a San Luigi dei Francesi, a Roma. L’ispirazione ebbe una sua radice nella vita di ogni giorno di quello strano e piccolo Centro fuori dal mondo che è Calcata. “Proprio vivendo qui – mi confidò Cremonini -ho delineato alcuni dei miei personaggi. La cosa iniziò quando decisi di andare in scena interpretando il Caravaggio, emblematica figura che sconvolse i canoni artistici del suo tempo. Una notte mi trovavo all’ingresso del borgo di Calcata e intravidi nel buio un paio di uomini che scendevano dalla Bocchetta. Nel buio erano irriconoscibili, le voci impastate dal vino. Avvicinatomi riconobbi due abitanti del paese, uno era un oste con il fiasco in mano e l’altro un avventore che si trascinava alticcio, andavano a finire la serata chissà dove. A quel punto, un po’ per l’atmosfera antica un po’ per il loro vociferare convulso, mi venne in mente la Roma del ‘600, che non doveva certo essere dissimile da Calcata. Da qui l’ispirazione a recitare Caravaggio che, avvezzo com’era a girar per bettole miserabili, avrebbe senz’altro individuato in quei due gli “sgherri” da collocare nella crocifissione di Pietro o i “fustigatori” del Cristo alla colonna. Per i due beoni non erano certo trascorsi secoli e questa “finestra temporale” mi aveva aperto gli occhi sul misterioso mondo del Caravaggio”.
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Insomma vi ho raccontato questa storia per chiedervi di non mancare, se potete, alla recita sul Caravaggio del 4 dicembre 2022 a Treia.
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Paolo D’Arpini, mezzo sderenato alla Bocchetta di Calcata (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2018/11/24/la-calcata-degli-anni-ruggenti-e-la-via-del-mezzo-sderenato/)