ANIMAZIONE DA PAURA: LETTURA PSICOPEDAGOGICA DEI CLASSICI DISNEY – parte 1
I Classici Disney non sono film d’animazione come altri. Sono opere cinematografiche che hanno incantato l’infanzia (e non solo) di generazioni e generazioni di bambini, oggi divenuti adulti. Se da un lato si pensa a questi film con una buona dose di melanconia nostalgica (molto probabilmente dovuta al fatto che tali cartoni sono un po’ la metafora dell’infanzia), dall’altro non si tralasciano però i tanti momenti disforici, ovvero negativi per lo stato d’animo, che i Classici Disney hanno causato. E non si tratta solo di episodi tristi − magari dovuti al fatto che il film stesso, in sostanza, è triste (ad esempio Red e Toby nemici-amici) − ma addirittura fortemente angoscianti e dunque potenzialmente nocivi per il piccolo spettatore. Di Classici Disney che provocano paura − almeno in determinate scene − ve ne sono veramente tanti, ma in questo articolo ho deciso di raccogliere la top-5 di quelli più angoscianti, almeno per bambini (più o meno) piccoli:
5) LA CARICA DEI 101 (1961)
In generale, per i film d’animazione della Walt Disney vale una regola: quanto più sono recenti, tanto meno sono spaventosi e disturbanti per un bambino. Vuoi per il fatto che si va incontro a una società che assegna via via più importanza ai bambini, vuoi per il fatto che mano a mano ci si allontana dagli orrori della guerra, i film d’animazione della Disney dei primi anni ’60 non sono angoscianti come quelli degli anni ’30 o ’40, ma ciò non toglie che possano comunque fare paura. Ne La carica dei 101, l’antagonista Crudelia De Mon viene pubblicizzata e brandizzata dalla stessa Walt Disney come “la peggior cattiva Disney”, il che è tutto un programma. Ovviamente con il susseguirsi degli anni la Disney affina sempre più le sue potenzialità di marketing, e decide pertanto di bollare in questo modo la nota fan delle pellicce naturali, contribuendo da un lato ad aumentare la curiosità di visionare il film, dall’altra però di creare nei giovani spettatori delle aspettative aventi per oggetto che “Crudelia è quella più cattiva di tutte, perchè se la prende addirittura con dei cuccioli, che vuole uccidere e spellare giusto per apparire più bella e alla moda”. Dall’ottica di un adulto, Crudelia De Mon potrebbe sembrare anche una signora un tantino stramba − magari con qualche tendenza psichiatrica − ma sicuramente più da compatire che da avversare, per il semplice fatto che se la deve vedere con oltre 100 cani in una volta (e meglio non immaginare il cattivo odore che possono emanare, nè il casino e i danni che potrebbero fare tutti insieme), oltre ai relativi padroni e alle forze dell’ordine alle calcagna. Per non parlare, poi, di tutti gli altri cani venuti in soccorso della già ben nutrita orda dei 101, i quali nel film sono raffigurati come organizzati a livello di corpo paramilitare e con competenze tattico-investigative superiori a quelle dell’Interpol. A tutto ciò si vanno ad aggiungere due scagnozzi decerebrati, al cui confronto Franco e Ciccio sarebbero da Premio Nobel. Ciononostante nel bambino che vede questa pellicola − specialmente se in possesso di qualche animale domestico − potrebbero crearsi copiosi timori di furti in casa, violenza, aggressione (la governante della famiglia di Pongo e Peggy viene aggredita da Gaspare e Orazio, che poi vanno a catturare i cuccioli), sequestro di persona (o di animale? Infatti in questo come in quasi tutti i Classici Disney il processo di umanizzazione degli animali porta a considerarli alla stregua di persone), oltre alla palese inefficacia delle forze dell’ordine, che nel film capiscono nettamente di meno dei cani. Meno male che la pellicola non è ambientata in Italia, altrimenti sarebbe apparsa come una palese barzelletta ai danni dell’Arma dei Carabinieri.
4) BAMBI (1943)
Come già accennato, i primi Classici di Walt Disney sono quelli più pericolosi per il benessere psichico dei bambini. E Bambi non si smentisce in questo. In tale film viene prima raffigurata la realtà bucolica e amena − quasi incantata − in cui vivono gli animali che abitano la foresta, con scene così mielose che suggerirebbero di primo acchito che la visione del cartone sia idonea anche (e soprattutto) a bambini decisamente molto piccoli, quasi in fasce. A un certo punto, però, l’eden in cui vive Bambi viene bruscamente interrotto dalla parentesi della caccia, che gli porta via ciò che di più importante aveva: sua mamma. Il proporre protagonisti orfani o personaggi che a un certo punto della trama perdono uno o più genitori sarà poi riciclato dalla Disney in molti altri cartoni (pensiamo ad esempio a Il Re Leone), ma ovviamente si tratta di una tematica molto al di sopra delle possibilità di un bambino, al quale non andrebbero mai e poi mai instillate preoccupazioni del tipo “ma se mamma muore? Cosa faccio se rimango da solo?”. Un film come Bambi obbliga dunque il bambino a confrontarsi con una tematica altamente angosciante e che, essendo appunto ben al di sopra delle sue possibilità esplicative e organizzative, generano nella sua mente dei sentimenti di debolezza e di incapacità. E chi l’avrebbe mai detto che un cerbiatto avrebbe potuto causare simili problemi?
3) PINOCCHIO (1940)
La storia del burattino più famoso al mondo, prima di essere stata riproposta come film dalla Walt Disney, è stata una allegra fiaba nata dalla penna di Carlo Collodi. Ciò però non giustifica assolutamente le diverse scene disturbanti scaturite dalla fantasia del celebre scrittore italiano: infatti, se sono solamente descritte e non raffigurate, le stesse non possono spaventare più di tanto (ne è la riprova che quando lessi Pinocchio, all’età di 8 anni, non ebbi nessuna esperienza negativa a riguardo). Il problema si presenta allorchè ciò che viene descritto sulla carta finisce sullo schermo, e così si ha il personaggio del perfido Mangiafuoco, il quale distruggendo i burattini che non gli servono più diviene la metafora di un pedofilo o di un serial killer, un personaggio in cui un bambino (benchè nelle vesti di burattino) quale è Pinocchio può imbattersi come se niente fosse e che dunque può far nascere nel piccolo spettatore il timore di essere sequestrato e maltrattato da uno sconosciuto. E non è solo Mangiafuoco a incutere terrore nel bambino in un film che fa della metamorfosi il suo topic. É proprio la trasformazione di Pinocchio a far intimorire il bambino: la fatina (che in realtà può essere considerata anche un personaggio estremamente negativo) che gli deturpa il volto, facendogli deformare il naso che si allunga a dismisura, così come il Paese dei Balocchi − in cui Pinocchio si trasforma in un asino − sono i ricordi più strazianti che può avere un bambino dalla visione di questo film. Dei ricordi ancor più spaventosi se pensiamo al fatto che il corpo del bambino è di sua natura in continuo mutamento, e su ciò non c’è nulla da dire poichè trattasi di un processo del tutto naturale e biologico, dato dal fatto che con il tempo si cresce e il corpo cambia. Ma il problema nasce dal fatto che nessuno di noi può conoscere il futuro, pertanto il bambino non può sapere come diventerà crescendo, non può conoscere la forma del corpo che avrà una volta cresciuto, ma ovviamente sa che il suo corpo è soggetto e destinato al mutamento. Questo processo di mutamento, reso incerto per il semplice fatto che il futuro stesso è ignoto e incerto, è già di per sè piuttosto disturbante per un bambino; se poi ci mettiamo anche la visione di un altro bambino (e Pinocchio, per come viene raffigurato, anche da burattino sembra a tutti gli effetti un bimbo come tutti gli altri) che muta il suo corpo…deformandosi, allora è ovvio che il giovane spettatore possa immaginare il cambiamento corporeo come estremamente negativo.
2) BIANCANEVE E I SETTE NANI (1937)
Sul gradino intermedio del podio troviamo il primo vero e proprio film d’animazione della storia del cinema, cosa che rende intuibile i molti paradossi presenti nella pellicola, primo tra tutti il fatto che i bambini-spettatori siano da un lato concepiti come così candidi e ingenui da accettare di buon grado che una donna conviva con sette uomini a lei ignoti, i quali a loro volta convivono allegramente tutti insieme nella stessa dimora, e perdipiù con Biancaneve instaurino esclusivamente dei rapporti di tipo amicale, quasi fosse una sorella per loro. Ma oltre che con i nani, Biancaneve ha dei rapporti − ovviamente sempre di natura amicale e fraterna, non altro, per carità − anche con la fauna che si aggira nei dintorni della loro casina, il che contribuisce pesantemente a creare un’atmosfera del tutto bucolica (che richiama per certi versi Heidi) che va a cozzare con il personaggio della strega cattiva (Grimilde). Ma più che “strega cattiva” sarebbe da ribattezzare “strega brutta e cattiva”, poichè i disegnatori l’hanno rappresentata così repellente che al confronto Crudelia De Mon potrebbe sembrare Miss America. E non è soltanto l’aspetto fisico della strega che può far spaventare non poco i bambini, ma anche e soprattutto il suo comportamento: in una scena, in particolare, la strega si sofferma su un suo prigioniero − oramai ridotto a scheletro − che si evince sia deceduto a causa della mancanza di acqua e viveri, tant’è che la strega, nello sfottere il malcapitato oramai ridotto a salma, gli butta nelle vicinanze una ciotola con un po’ d’acqua esclamando: “Volevi bere?! Ecco qui la tua acqua!”. Insomma, soprusi che non si sono visti nemmeno nei peggiori lager di Schindler’s List. Agli occhi di un bambino attuale la strega di Biancaneve potrebbe sembrare più che altro una militante dell’ISIS, ma per la Walt Disney degli anni ’30 non c’erano tanti problemi a mettere un bambino nelle condizioni di assistere a tali spettacoli orribili. Resta però la contraddizione che il film sia stato in certi punti realizzato come bucolico e (fin troppo) fiabesco, lasciando intendere che lo spettatore ideale sia un bambino candido e ingenuo, e in altri realizzato sulla stessa linea di una tragedia di Euripide − e avendo letto tutte le tragedie greche, scrivo “di Euripide”, poichè quelle di Eschilo e Sofocle in confronto sono spesso meno terrificanti di Biancaneve e i sette nani − e pertanto lasciando intendere che lo spettatore ideale sia un bimbo di ritorno, quantomeno, da qualche mese di soggiorno in un campo di concentramento.
Questi erano i primi quattro Classici Disney della top-5 dei più spaventosi. Volete sapere cosa c’è di peggiore della perfidia di Crudelia De Mon e della strega di Biancaneve e i sette nani messe insieme? Volete conoscere cosa c’è di più orripilante dell’uccisione della mamma di Bambi e della trasformazione di Pinocchio in ciuchino? Leggete la seconda parte dell’articolo, prossimamente online su Politicamente Corretto, e scoprirete quale Classico Disney si sarà aggiudicato il gradino più alto del podio! Ma intanto fate i vostri pronostici: quale Classico Disney secondo voi è più spaventoso? Avete avuto paura di alcune scene di cartoni animati quando eravate piccoli? O sono i vostri figli e nipoti che ne hanno avuto timore? Scriveteli nel box qui sotto…e scopriamo insieme altri cartoni da brivido!
© Dott. Eugenio Flajani Galli
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