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DEMA, Spera (Ugl): “Inaccettabile chiusura fabbriche Brindisi. Schiaffo al sud“.

 

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“Chiediamo incontro urgente al ministro delle Imprese, Adolfo Urso”

 

“Sarebbe un altro schiaffo al Sud, un ulteriore segmento di territorio conquistato dalla desertificazione industriale: esprimiamo tutta la nostra contrarietà all’intenzione del Gruppo Dema di chiudere due stabilimenti brindisini, mettendo a rischio 150 posti di lavoro”.

Questa la posizione del Segretario Nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, in merito alle “inaccettabili” dichiarazioni, espresse durante l’incontro di ieri presso il Mimit, dell’amministratore delegato del gruppo Dema, che per il sindacalista “dimostrano prima di tutto scarsa responsabilità nei confronti del territorio di Brindisi”. Pur a fronte di un calo di commesse, “occorre salvaguardare un territorio che ha sempre dato tanto in termini di produzione e di qualità. Invece di tentare la strada del rilancio, il gruppo Dema avrebbe intenzione di chiudere i due stabilimenti di Brindisi (uno della Dema e l’altro della controllata Dar) e di ridimensionare quelli campani di Somma Vesuviana e Paolisi (Benevento)”.  Per questo “chiediamo un incontro urgente al ministro delle Imprese, Adolfo Urso. È necessario fare piena luce sulla vicenda, dopo anni di gestione fallimentare, nonostante l’utilizzo di finanziamenti pubblici, portata avanti da manager nominati dal Fondo di investimenti e scaricando sul personale il prezzo di tutti gli errori. Con la chiusura degli stabilimenti Dema e Dar, l’Italia perderebbe una parte importante del suo patrimonio industriale di eccellenza, che ancora oggi possiede una capacità produttiva molto superiore a quella in discussione, senza neanche tentare la strada della continuità e del rilancio industriale e quindi la salvaguardia dell’occupazione. Gli operai dei siti brindisini hanno dato tanto all’intero Gruppo in termini di produzione e di professionalità, non meritano di continuare a stare con il fiato sospeso, come sono da anni. L’UGL Metalmeccanici si opporrà in tutti i modi alla chiusura dei siti e alla desertificazione del Mezzogiorno”, conclude Spera.

 

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