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A Napoli laureano anche i morti!

di Gennaro Capodanno

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                Pur considerando il notevole apporto, in campo cinematografico, di Massimo Troisi, che però in vita, stando alle cronache, non era certamente uno studente modello, se, per conseguire il titolo di geometra, si racconta che avesse impiegato dieci anni, mi è sembrato quantomeno paradossale il fatto che, a quasi 30 anni dalla morte, avvenuta il 4 giugno 1994, gli sia stata conferita dall’Università Federico II di Napoli la laurea honoris causa in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”. Ricordo che, anni addietro, la risposta alla proposta del conferimento di una laurea honoris causa a papa Francesco fu:  “Il Papa non accetta mai onorificenze”, riaprendo così la discussione su un titolo di studio onorifico datato, anomalo e, in definitiva, da abolire. Datato in quanto risale a un regio decreto del 1933, il n. 1592, nel quale, all’art. 169, si legge: “La laurea ad honorem può essere conferita soltanto a persone che, per opere compiute o per pubblicazioni fatte, siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà o Scuola per cui è concessa”. Anomalo perché, che mi risulti, l’Italia è uno dei rari paesi al mondo a rilasciare questo tipo di onorificenza. In altre nazioni il riconoscimento, per i motivi summenzionati, avviene con il conferimento del titolo di “dottore di ricerca” honoris causa a persone già in possesso della laurea, conseguita a seguito di un regolare percorso di studi. Da abolire perché crea decisamente un’inaccettabile disparità dal momento che, come si legge nello decreto succitato: “La laurea ad honorem attribuisce tutti i diritti delle lauree ordinarie”, la qual cosa significa che chi riceve questa onorificenza non solo può fregiarsi del titolo di “dottore” ma anche che la persona insignita può esercitare l’attività relativa, dal momento che al titolo accademico onorifico è conferito pieno valore legale, senza che sia stato affrontato il lungo e difficile travaglio di anni di studi e sacrifici, con il superamento di un notevole numero di esami, tra i quali quello conclusivo di laurea. In pratica, se ipoteticamente papa Francesco avesse accettato la laurea honoris causa di dottore in medicina, avrebbe potuto anche chiedere l’assunzione in un ospedale o visitare gli ammalati, con tanto di ricettario e prescrizioni. Una vera e propria assurdità, ancora più eclatante se, come nel caso di Troisi, la laurea onorifica viene attribuita a persone decedute.

 

 

Gennaro Capodanno

gennarocapodanno@gmail.com

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