Advertisement

ANTICHI ROMANI E OLIO D’OLIVA
In epoca imperiale le olive si servivano in tutte le cene, anche in quelle più importanti: come diceva Marziale, esse costituivano sia l’inizio che la fine del pasto.
Flavors and Knowledge
Feb 27

 

Advertisement

Thank you for reading SAPERE + SAPORI. This post is public, so feel free to share it.

All’apogeo della civiltà romana l’olivicoltura era una delle branche più sviluppate dell’agricoltura. Per spremere le olive erano utilizzati dei contenitori di pietra, sui quali i frutti deposti venivano pestati con mazze, bastoni o appositi utensili.
I “negotiatores oleari”, riuniti in collegi di importatori, erano i soli commercianti abilitati a trattare l'”oro verde” Le contrattazioni delle partite avvenivano nella “arca olearia”, una vera e propria borsa specializzata.

Gli autori latini che trattano l’agricoltura sono prodighi di consigli su come produrre l’olio. Nulla è lascito al caso: dalle varietà più adatte alla potatura, ai sistemi di raccolta, fino alle tecniche di frangitura. Plinio e Columella, per citare solo alcune fonti, cens iscono dieci varietà diverse di olivi, e l’olio viene classificato in cinque categorie:
“Ex albis ulivis” l’olio più pregiato ottenuto da olive verde chiaro;
“Viride” generato da frutti che stanno annerendosi;
“Maturum” frutto di olive mature;
“Caducum” prodotto da frutti raccolti per terra;
“Cibarium” spremuto da olive bacate e destinato agli schiavi.

Erano particolarmente rinomati l’olio verde di Venafro, come attestano Marrone, Plinio, Orazio e Stradone, e quello della Liburnia in Istria; pessimo era considerato l’olio africano che veniva usato esclusivamente per l’illuminazione. Non mancavano allora, come oggi, le contraffazioni, se dobbiamo credere ad una ricetta di Apicio che insegnava a contraffare l’olio della Liburnia utilizzando un prodotto spagnolo.

Essendo poco raffinato e dato che non si adottavano trattamenti particolari atti a conservarlo, l’olio diveniva rancido molto rapidamente; l’unica soluzione era dunque salarlo. Per questo motivo si consigliava anche di conservare il più a lungo possibile le olive, in maniera da poter fare, sul momento, olio fresco da offrire nelle oliere ai convitati in ogni periodo dell’anno. Si rendeva quindi necessario cogliere le olive quando erano ancora verdi sull’albero e riporle sott’olio.

In epoca imperiale le olive si servivano in tutte le cene, anche in quelle più importanti: come diceva Marziale, esse costituivano sia l’inizio che la fine del pasto, venivano cioè, sia portate come antipasti, sia offerte quando, finito di mangiare, ci si intratteneva a bere.

Solitamente erano conservate in salamoia, ben coperte dal liquido, fino al momento di usarle, poi si scolavano e si snocciolavano tritandole con vari aromi e miele. Le olive bianche venivano anche marinate in aceto e, condite in questo modo, erano pronte all’uso. Inoltre, con le olive più pregiate e più grosse, si facevano ottime conserve che duravano tutto l’anno e fornivano un nutriente ed economico companatico. Altre volte, più semplicemente, si mettevano le olive sotto sale con bacche di lentisco e con semi di finocchio selvatico.

L’olio di qualità era costoso: Plinio ricorda che il cavolo non era un piatto economico perché doveva essere condito con olio. Virgilio, dal canto suo, suggerendo una ricetta di agliata, consigliava l’uso di tanto aglio, tanto aceto, ma solo “poche gocce di olio”.
Questo liquido assunse un ruolo fondamentale per la tavola e la cultura dell’epoca imperiale, tanto che Giulio Cesare costrinse le province vicine dell’impero a consegnare alla città molti litri di olio come tributo annuale. Il frutto dell’ulivo godeva di una tale considerazione che, in una civiltà basata su una rigida struttura militare e sul reclutamento obbligatorio, i cittadini che piantavano almeno un iugero (circa 2.500 metri quadri) di ulivi venivano dispensati dalla leva.

I primi sintomi della crisi di tanto splendore oleario si avvertirono nel III sec. Il progressivo abbandono delle campagne alla cura degli schiavi, e le continue elargizioni degli imperatori, svuotarono le riserve di olio italico; la produzione nella nostra penisola diminuì e Roma anche per il suo consumo interno inizio ad attingere alle sue province spagnole e africane. La caduta dell’impero romano e le invasioni barbariche interruppero i contatti commerciali, facendo decadere l’olio da pianta sacra a specie rustica poco significativa.

{Testo via Taccuini Gastrosofici}

Pledge your support

 

 

Share SAPERE + SAPORI

Le nostre ricette vengono tecnivamente preparate nella nostra scuola di cucina negli Stati Uniti. Speriamo che siano di vostro gradimento. Grazie e buona cucina. Walter

Il Nostro podcast in Inglese Flavors + Knowledge Podcast

I nostri video (News you can eat 24) Video-Cast on YouTube.

Il nostro ricettario chef blog. su Sapere I Sapori

Nota; Le opinioni espresse in Sapere + Sapori newsletter sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente la politica ufficiale o la posizione di Sapere I Sapori. Qualsiasi contenuto fornito dai nostri blogger o autori è delle loro opinioni non sono destinate a diffamare nessuna religione, gruppo etnico, club, organizzazione, azienda, individuo o chiunque o qualcosa.

Disclaimer
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

 

SAPERE + SAPORI is free today. But if you enjoyed this post, you can tell SAPERE + SAPORI that their writing is valuable by pledging a future subscription. You won’t be charged unless they enable payments.

 

© 2023 Sapere I Sapori
162 Mayfield Avenue Cranston RI USA
Unsubscribe

 

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Advertisement
Articolo precedenteIl cancro ti marchia a vita
Articolo successivoVIGNAIOLI ARTIGIANI NATURALI @ COPENHAGEN

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui