Advertisement

Museo Novecento

 

Advertisement

presenta

 

 

Giacometti – Fontana

La ricerca dell’assoluto Da un’idea di Sergio Risaliti A cura di Chiara Gatti, Sergio Risaliti

 

02.03 – 04.06.2023

Museo di Palazzo Vecchio, Firenze ***

 

Lucio Fontana

L’origine du monde Da un’idea di Sergio Risaliti

 

02.03 – 13.09.2023 Museo Novecento, Firenze

 

 

Giacometti – Fontana La ricerca dell’assoluto

 

 

FOTO Lucio Fontana, Concetto spaziale, Natura, 1959-1960, bronzo, 65 x 63 x 53,5 cm © Fondazione Lucio Fontana, by SIAE 2023

 

 

Alberto Giacometti e Lucio Fontana per la prima volta insieme. Un progetto museale inedito presenta l’incontro ideale e il dialogo potente fra due giganti del Novecento, grazie al confronto straordinario fra capolavori in arrivo dall’Italia e dall’estero. Firenze ospita un doppio appuntamento ideato da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, che affonda nella ricerca inesausta e ostinata dei due maestri, protagonisti di un viaggio parallelo che intende suggerire nuove strade di analisi e sondare nuove interpretazioni. La mostra Giacometti – Fontana. La ricerca dell’assoluto, a cura di Chiara Gatti e Sergio Risaliti (2 marzo – 4 giugno 2023), sarà ospitata all’interno degli spazi monumentali del Museo di Palazzo Vecchio, in particolare nella Sala delle Udienze e nella Sala dei Gigli, dove oggi si conserva la celebre Giuditta di Donatello. Per la prima volta, infatti, saranno messe in relazione queste due colonne portanti del XX secolo, così distanti nelle attitudini e nella vita, ma altrettanto legate da una riflessione sulla verità nell’arte, conquistata attraverso l’esperienza della materia e insieme dell’immaginazione, in bilico fra la dimensione primordiale del tempo e quella cosmologica dello spazio. Un colloquio che vuole suscitare domande piuttosto che dare risposte, per stimolare il dibattito critico e inattese narrazioni attorno ad affinità di pensiero e riferimenti condivisi. Una mostra in cui le opere accostate acquistano la potenza evocativa di un sogno, la cui presenza va interpretata cercando risposte lontane nel tempo e nel futuro.   In concomitanza con questo grande progetto, il Museo Novecento dedicherà ben due piani delle ex Leopoldine alle sculture e ai disegni di Lucio Fontana. La mostra Lucio Fontana. L’origine du monde, (dal 2 marzo al 13 settembre 2023), nasce dalla volontà di esplorare alcuni aspetti ancora poco sondati dell’opera del maestro italo-argentino, tra gli autori più innovativi del secolo scorso, quali la relazione originaria tra creazione artistica, procreazione e nascita della vita nell’universo, e il rapporto tra mondo finito e infinito. Saranno presentati disegni, dipinti e sculture dal ’46 fino agli ultimi anni della sua lunga carriera. “Questa esposizione ci offre un’occasione unica per provare a comprendere il rapporto tra passato e modernità e la continuità del dialogo interno al mondo dell’arte e degli artisti” dichiara Dario Nardella, Sindaco di Firenze. “Tutto si tramanda e si trasforma. Nella Sala dei Gigli l’umanità frastagliata di Giacometti si confronta con l’umanesimo di Donatello, espresso nell’imponente Giuditta appena sottoposta a cura e pulizia, mentre l’esperienza del rapporto tra uomo e cosmo definita da Fontana si rapporta con la geometria perfetta del soffitto e con l’enorme globo della Sala delle Carte geografiche poco più avanti, il perfetto riassunto della cosmogonia dei Medici. Siamo di fronte a un cortocircuito di storia, arte, sensazioni e percezioni che rende davvero inedito questo progetto e cha fa di Firenze ancora una volta non solo la naturale culla dell’arte ma anche sede perfetta dei tanti rinascimenti che si manifestano continuamente dal passato ad oggi”. “Un inedito progetto espositivo che unisce due giganti del Novecento artistico” commenta Alessia Bettini, vicesindaca e assessora alla Cultura. “Per la prima volta le opere di Alberto Giacometti e Lucio Fontana saranno messe a confronto e dialogheranno con gli spazi monumentali di Palazzo Vecchio grazie a un allestimento straordinario. Una mostra unica e imperdibile”.  “Questo progetto di mostra nasce da un sogno” spiega Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento e ideatore delle due mostre. “Un viaggio nel tempo più remoto e nel futuro più distante. Figure umane scarnificate, ridotte all’essenza, prosciugate ma erette in piedi o in cammino su un piano corrugato come di un pianeta ancora in via di formazione. E su questo terreno piccole e grandi forme vulcaniche simili a grandi polpette, rugose, plasmate da forze originarie, nel loro viaggio infinito nel cosmo prima di atterrare come meteoriti ai piedi di quei corpi antidiluviani, ominidi sulla soglia di vita e morte, di giorno e notte. Svegliatomi ho riconosciuto in quelle figure opere a me note di Alberto Giacometti e Lucio Fontana. L’Homme qui marche, la grande Femme debout, i Concetti spaziali in bronzo o terracotta. Da quel giorno sono passati molti anni. Ma il sogno non ha cessato di interrogarmi, di sollecitarmi fino a oggi. Finalmente l’immaginario si ricongiunge alla sua matrice onirica nella concretezza della mostra. Le opere di Giacometti e Fontana adesso stanno assieme, accostate nella mostra Giacometti – Fontana. La ricerca dell’assoluto all’interno delle sale di Palazzo Vecchio e ci invitano a interrogarci sul senso poetico emerso con questi accostamenti.  Un senso poetico ritrovato. Forse è questa la cifra dell’immortalità e dell’eternità di questi capolavori. Figure che interrogano il mistero dell’essere dell’uomo sulla terra e nel cosmo. Che si tratti di vita all’ennesima potenza, o dell’enigma dell’esistenza, lo capiremo anche di fronte alle opere di Lucio Fontana esposte in questa occasione al Museo Novecento. Il titolo della mostra, L’origine du monde, derivato dal celebre capolavoro di Courbet vuole dare senza mezzi termini indicazione del percorso scientifico che apre a nuove letture sull’opera di questo genio italo-argentino”. “Per la prima volta due giganti del Novecento si incontrano e si toccano” dichiara Chiara Gatti, Direttrice del MAN di Nuoro e curatrice della mostra. “Non si tratta del solito dialogo ideale senza basi scientifiche, come spesso accade nel mondo delle mostre. Giacometti e Fontana si sfiorano nella storia, lavorano negli stessi anni, citano gli stessi maestri (Giotto fra tutti), percorrono le stesse rotte e, soprattutto, guardano nella stessa direzione: verso il vuoto, l’invisibile, il sacro, l’altrove fisico e mentale”.

 

La ricerca dell’assoluto è il punto di contatto tra Giacometti e Fontana. Cercando l’assoluto entrambi hanno raggiunto l’essenziale rinunciando all’imitazione e superando i limiti della rappresentazione simbolica e figurativa con una pratica artistica che ha fatto perno sul gesto e la manipolazione, sulla concentrazione e la rinuncia alla forma definitiva. Mentre Lucio Fontana (1899-1968) cercava l’infinito della vita, tra mondo naturale e spazio cosmico, proiettando la mente oltre la superficie della tela e nella trasformazione pre-logica della materia, Alberto Giacometti (1901-1966) scrutava l’essenza dell’esserci, al di là della presenza, a partire da uno “stare sulla terra” di matrice heideggeriana, ma spogliando di ogni dato superfluo l’immagine, orfana di corporeità, sensualità, gravità, ridotta a uno stelo dell’anima, un concentrato in potenza di vita e, insieme, caducità. Mentre Fontana aspirava a quel punto di sutura dove inizio e fine coincidono e, dentro la materia oscura, cercava la luce affondando le mani nel cratere della germinazione per estrarne un bagliore, Giacometti era torturato dalla finitudine e viveva nell’ombra, sulla soglia in cui morte e vita si annullano. Figure dalle indoli opposte, ma accompagnate dalla stessa magnifica ossessione, quella per l’invisibile che è dentro e fuori di noi, nella carne e nel cosmo, nelle cellule e nelle stelle. Entrambi hanno lavorato la materia togliendone ingombro e opacità, mineralizzandola, alla ricerca dell’assoluto (teorizzata da Jean-Paul Sartre nel suo leggendario testo del 1948) dentro i volumi erosi della materia stessa, quella dell’eterno sigillato nei confini della forma. Il progetto Giacometti – Fontana. La ricerca dell’assoluto offrirà un confronto mirato fra le loro opere, volto a dimostrare punti di tangenza e contatti virtuosi frutto di un sentimento condiviso sbocciato sullo sfondo di un’epoca afflitta dagli interrogativi sull’uomo e il suo ruolo nell’universo. Un’ indagine antropologica lega le riflessioni dei due artisti: entrambi guardano al mondo come a un luogo di passaggio, di transito, e tentano di rappresentare l’immateriale attraverso la materia, logorata da Giacometti e forata da Fontana. Uno struggente senso del sacro nutre il loro slancio verso l’ineffabile e l’insondabile. Sempre a ricercare il mistero dell’esistenza e del senso della vita, spingendosi fino al prima della cultura e all’irraggiungibile dell’infinito, Fontana e Giacometti rimandano a un altrove da afferrare con le mani, da ghermire nella materia, da reificare in una immagine, in un corpo, in un volto o in un gesto.  Grazie a prestiti provenienti da importanti istituzioni e collezioni, fra cui laFondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence e il Museo del Novecento di Milano, la mostra sarà articolata in un gioco tanto poetico quanto filologico di rimandi, dialoghi e citazioni, punteggiato di opere iconiche, quali L’Homme qui marche e una Femme debout di Giacometti, forme antediluviane che abitano il tempo, e i Concetti spaziali di Fontana, grumi di materia, coaguli prebiotici o meteoriti realizzati dallo scultore italo-argentino in bronzo o terracotta. Non mancherà di suscitare emozione e inedite riflessioni l’accostamento mai immaginato fra L’objet invisible di Giacometti e la Signorina seduta di Fontana: un confronto teso a studiare il valore formale e semantico del vuoto che le mani sfiorano e disegnano nello spazio, allegoria della presenza di un’assenza, di un peso immateriale, di un volume incorporeo, rappresentazione di un’attesa, di un desiderio e di una possibilità oltre il visibile.

L’indagine sulle forze primigenie che sono all’origine del manifestarsi della vita sulla terra e nel cosmo e della stessa creazione artistica, sono il fulcro tematico della mostra Lucio Fontana. L’origine du monde. Il titolo evoca il celebre quanto scandaloso dipinto di Gustave Courbet e declina il significato gnoseologico di quel dipinto ottocentesco verso un’interpretazione archetipica dell’eros come forza generatrice della vita umana e del cosmo. Eros sempre in bilico tra l’alto del mondo platonico e il basso materialismo delle funzioni corporali sessuali.  La mostra intende proporre un’inedita riflessione sull’opera di Fontana, la cui arte appare essere non tanto maschile, vulcanica, demiurgica, come molta letteratura critica ha già sostenuto, quanto allusiva alla forza generativa femminile, che è attiva nella mente dell’artista come nella natura, nel cosmo e nel corpo fecondo della terra. Nuova luce può essere gettata sui suoi “tagli”, i suoi “buchi”, le sue rappresentazioni grafiche, eseguiti spesso con gesto primario, infantile, come una pulsione istintuale, prima ancora di essere progetto e riproduzione.  La mostra riunirà una serie di disegni e piccole sculture che permetteranno di interrogarsi sulla genesi degli Ambienti Spaziali, dei Concetti Spaziali e delle Nature, e sulle prefigurazioni in essi implicite. Com’è noto, la ricerca di Lucio Fontana si svolge all’insegna di una nuova esperienza e concezione non solo dello spazio, ma anche del tempo, colto in una doppia dimensione: verso il passato dei primordi, quello della nascita della Terra, e verso il futuro dell’Universo, quello della sua dimensione incalcolabile. La sua ricerca approfondisce la dimensione ctonia, originaria, tellurica di una materia appena generata, non in senso religioso ma cosmologico. Una dimensione che riporta il nostro immaginario agli inizi del creato, della Terra e della Luna, alla cui conquista Fontana fu sensibile, come se quegli ammassi di materia compatta e carica di energia, come meteore, o come se quell’insieme di perforazioni, in forma di spirali e vortici, fossero galassie in formazione. Una esplorazione che abbraccia e riunisce il micro e il macrocosmo, il livello più organico, primario, notturno della sessualità e quello diuturno dell’immaginazione concettuale.   In occasione delle mostre Giacometti – Fontana. La ricerca dell’assoluto eLucio Fontana. L’origine du monde, il Museo di Palazzo Vecchio e il Museo Novecento resteranno eccezionalmente aperti al pubblico nella giornata di giovedì 2 marzo 2023. La mostra si avvale del supporto e del prestito di un consistente nucleo di opere della Fondazione Lucio Fontana.           Un ringraziamento speciale alla Fondation Marguerite et Aimé Maeght e Giò Marconi. Si ringraziano inoltre Hotel Savoy della Rocco Forte Hotels e Ginori 1735.

 

INFORMAZIONI

 

Museo Novecento Tel. +39 055 286132 / info@musefirenze.it Piazza di Santa Maria Novella, 10 – Firenze

www.museonovecento.it Orario: Lun – Mar – Mer – Ven – Sab – Dom | 11:00 – 20:00 Giovedì | chiuso

Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Museo di Palazzo Vecchio Tel. +39 055 2768224 / info@musefirenze.it Lun – Mar – Mer – Ven – Sab | 9:00 – 19:00 Giovedì | 9:00 – 14:00 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

 

 

In concomitanza con l’esposizione Lucio Fontana. L’origine du monde, gli ambienti introduttivi al primo piano del Museo Novecento ospitano The Messages of Gravity di Luca Pozzi (1983), una mostra concepita come un progetto satellite in orbita intorno all’universo di Lucio Fontana (dal 2 marzo al 13 settembre 2023). Attraverso una selezione di opere, alcune delle quali pensate come un vero e proprio omaggio a Lucio Fontana, la mostra ci trasporta all’interno di temi comuni ad entrambi gli artisti, come l’interesse per le scoperte scientifiche e l’origine del cosmo, la fascinazione per lo spazio e la sua dimensione incalcolabile. L’invito è quello di percorrere le sale abbandonando le nostre usuali coordinate spazio-temporali lasciandoci rimbalzare, come palline da ping pong, da un tempo all’altro, dallo spazio materiale a quello inafferrabile dell’immaginazione.    Artista e mediatore interdisciplinare, da diversi anni Luca Pozzi porta avanti una ricerca ispirata dai mondi della fisica quantistica, della cosmologia multi-messaggera e dell’informatica, realizzando installazioni, spesso immaginate come ambienti immersivi, composte da oggetti di natura diversa: da fotografie performative a sculture magnetiche, da oggetti in levitazione a strumenti della realtà virtuale e aumentata. Il suo interesse per l’arte di Fontana è una costante, un’affinità sottile che emerge attraverso un’interpretazione non convenzionale dell’arte, dei suoi strumenti e delle sue potenzialità. A distanza di settant’anni dai primi ‘concetti spaziali’ di Fontana, Pozzi ci trasporta così in una dimensione cosmologica che il maestro italo-argentino non poteva conoscere ma solo immaginare; le sue opere, progettate attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e create nel Metaverso, sono in un certo senso la naturale conseguenza della sperimentazione radicale di Fontana con lo spazio, dai Tagli agli Ambienti spaziali. Il titolo della mostra, The Messages of Gravity, evoca in questo senso tanto le informazioni che oggi siamo in grado di cogliere dall’universo, quanto i messaggi segreti trascritti da Fontana sul retro di alcune opere e destinati al futuro. LUCA POZZI è un artista e mediatore interdisciplinare, dopo la Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e le specializzazioni in Computer Graphics e Sistemi, inizia a collaborare con visionarie comunità scientifiche tra cui la Loop Quantum Gravity (PI), il Compact Muon Solenoid (CERN) e il Fermi Large Area Telescope (INFN, NASA). Il suo lavoro è stato esposto in importanti musei e gallerie in Italia e all’estero, le sue opere sono entrate a far parte di collezioni pubbliche e private tra cui il Mart di Rovereto, il Mambo di Bologna, il MEF di Torino, Il Ministero degli Affari Esteri La Farnesina e L’Archive of Spatial Aesthetics and Praxis di New York. Tra i lavori più recenti si ricordano Rosetta Mission 2020, vincitore del fondo europeo ERC An-Iconology (History, Theory, and Practices of Environmental Images) dell’Università Statale di Milano, Hyperinascimento presso la FMAV (Fondazione Modena Arti Visive) incentrato sulla definizione di un nuovo umanesimo ipertecnologico, e la partecipazione alla 23°Triennale di MilanoUNKNOWN UNKNOWNS curata dall’astrofisica dell’ESA Ersilia Vaudo.

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Advertisement
Articolo precedenteCASTEL VOLTURNO. Un grave atto intimidatorio nei confronti del presidente del Comitato “Città Domizia”, Cesare Diana, si è consumato nella notte di martedì 28 febbraio. 
Articolo successivo“PNRR. Ulgiati, UGL: “Bene cabina di regia per politiche comunitarie e PNRR” 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui