Snami Bologna: L’Ausl taglia posti in emergenza territoriale
Il sindacato avvia agitazione: “vogliono aprire alle coop di medici?”
Bologna – Davanti alle “palesate volontà aziendali di ridurre la pubblicazione dei fabbisogni di medici di emergenza sanitaria territoriale dell’area metropolitana di Bologna”, lo Snami dichiara lo stato di agitazione e chiede la convocazione del tavolo di ‘raffreddamento’ in Prefettura (passaggio che, in caso di fumata nera, di solito prelude ad uno sciopero). Il sindacato si mette di traverso per “la riduzione delle previsioni occupazionali dei medici di emergenza territoriale”, come specifica in una lettera al prefetto Attilio Visconti, al direttore generale dell’Ausl, Paolo Bordon, all’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, ma anche alla commissione di garanzia sugli scioperi, ai sindaci bolognesi, e all’Ordine dei medici.
I fabbisogni di medici di emergenza sanitaria territoriale dell’area metropolitana di Bologna “derivano dallo storico calcolo degli incarichi degli ultimi quattro anni e oltre, e non serviva alcun cambiamento diminutivo in quanto nulla è variato nell’organizzazione e peraltro nella sola area Spoke dell’Ausl di Bologna mancano circa 15 medici dipendenti dei Ps”, scrivono per lo Snami Roberto Pieralli e Anna Esquilini. E avvisano: il ‘taglio’ del “contingente contrattualmente previsto di tutta evidenza determina l’impossibilità di andare a copertura dei turni 118 del personale dipendente che ad oggi necessariamente ha prelazione nell’ambito dell’attività ospedaliera”. Cosa sta succedendo? Che l’Ausl ha deliberato 153 incarichi di guardia medica vacanti e dei 13 per l’emergenza territoriale, ha dapprima proposto di pubblicarne solo quattro per poi ‘concederne’ otto sulla base “di illogici criteri estranei alla vigente contrattazione”. Per lo Snami così il sistema salta.
– Già 13 incarichi di emergenza territoriale sarebbero stati sottostimati (“Essendo ancora in corso la vicenda relativa alla copertura medica in Aeroporto e la questione medico di centrale operativa 118) e “dovrebbero aggiungerne altri 12 almeno”. Ma proporne quattro “significa che o hanno in mente di tagliare servizi di automezzi”, nonostante il vertice Ausl abbia escluso una riduzione di automediche come avvenuto in Romagna, “o che hanno talmente tanto personale da non sapere dove metterlo, ma questo non è dato che mancano 15 dipendenti di Pronto soccorso”; oppure si fa così perchè si apre alle cooperative di medici. Sia come sia allo Snami i conti non tornano e la cosa allarma. Ma anche Smi e Fimmg avrebbero messo a verbale perplessità e contrarietà nella riunione in cui l’Ausl ha svelato le sue scelte.
La revizione “dei livelli occupazionali” avviene “in violazione, oltre che del buonsenso, delle previsioni contrattuali vigenti e storicamente applicate in Azienda e delle recenti deliberazioni regionali utili al supporto della carenza nei Pronto Soccorso”. Insomma, non rispettando le indicazioni della Regione. E tutto questo “renderà nei fatti impossibile prospetticamente garantire le progettualità di sostegno ai servizi ospedalieri di Pronto soccorso” oltre che “rendere estremamente complessa la garanzia di copertura delle ferie, maternità, formazione e assenze anche dello stesso personale”. Tradotto, “a luglio il sistema salta”, avvisano dallo Snami che attacca così l’atteggiamento dell’azienda: “Tiene ad applicare logiche incomprensibili tipiche della dipendenza ospedaliera a un settore convenzionale che nulla ha a che vedere con le logiche di calcolo della stessa e ha precise disposizioni contrattuali pluriennalmente applicate in modo corretto”.
– Per lo Snami quello che sta accadendo “è intollerabile e rischia di gettare ulteriore disagio sui lavoratori e a riflesso sull’intero servizio, favorendo la fuga dei professionisti e andando a rischiare di creare i presupposti per un futuro ingresso di cooperative mediche a costi molto superiori per il sistema come avvenuto in altre province, se non addirittura alla recentemente vociferata e smentita da parte del DG Bordon, soppressione di automediche”. E dunque si annuncia in una lettera: stato di agitazione, richiesta di tavolo in Prefettura e riserva di mettere in atto “ogni legittima forma di tutela e di protesta fino ad individuare e comunicare le date e le modalità di eventuali scioperi”.