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L’ovviologia non viene insegnata nella scuola pubblica, perchè quando un’argomentazione è ovvia, non ha bisogno di essere dimostrata o giustificata. Eppure. Rispondendo ai giornalisti dopo la strage di migranti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Concetto lapalissiano persino per una capra, ma non per  coloro che usano la disperazione per fini ideologici o per fare profitto. Ideologici perchè l’immigrazione è lo strumento per realizzare l’annullamento delle identità dei popoli e giungere pertanto  al melting pot della razze governate da un governo unico, di cui L’Onu e la Ue ne sono i precursori. Il profitto invece, è quello dei trafficanti di esseri umani nei paesi di partenza e delle cooperative che sfruttanto i poveri migranti nei paesi di arrivo. L’indimenticato padre Gheddo, ex direttore del Pime, diceva  che i poveri vanno aiutati nei loro paesi nativi. Amava ripetere  che all’indigente non va dato il pesce (gli aiuti umanitari) o un biglietto per finire a bighellonare in un centro di accoglienza o peggio “dissanguato” da caporali senz’anima, ma una canna con cui imparare a pescare. Parole altrettanto ovvie, ma che per coloro che odiano i poveri fingendo di amarli, così ovvie non sono.

Gianni Toffali

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