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IL PUNTO   n. 900 del 10 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA

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SOMMARIO:  NUMERO 900 ! – TRAGEDIE – COL SENNO DI POI – GREEN: CAMBIANO GLI SCENARI EUROPEI – IPOCRISIA AL CUBO – SABOTAGGI.

 

Cari lettori,

questo è il 900° numero de IL PUNTO. Vent’anni di commenti, di sfoghi, di spiegazioni – spero che almeno siano parole chiare, sicuramente vorrebbero essere obiettive – su come io intenda la politica, il mondo e il futuro della nostra Italia. Speriamo di arrivare al millesimo ”Punto” e poi vedremo, intanto grazie per la vostra pazienza, l’amicizia e la comprensione. A PROPOSITO: QUALUNO HA CONSERVATO IL PRIMO NUMERO? MI PIACEREBBE TANTO RILEGGERLO…

 

TRAGEDIE E SPECULAZIONI

E’ solo una mia impressione o sulla tragedia dei migranti naufragati a Crotone da dieci giorni è in corso una strumentalizzazione politica ossessiva ed assurda? Se i migranti irregolari non si bloccano alla partenza, gli scafisti tenuti dentro a vita e non si creano corridori umanitari per dare asilo a quelli che veramente scappano dalle guerre o dalle persecuzioni (mentre quelli “economici” vanno selezionati) non riusciremo mai ad evitare queste tragedie. Le decisioni assunte ieri dal governo mi sembrano corrette e logiche, sperando sempre che l’Europa, dopo tante chiacchiere, faccia finalmente la sua parte.

 

COVID… CON IL SENNO DI POI

Sono perplesso su come la Procura di Bergamo abbia condotto l’indagine sulla diffusione del Covid nella Bergamasca. Ad esempio per aver scelto come perito tecnico della Procura proprio il dott. Andrea Crisanti, già tuttologo televisivo e ora senatore del Partito Democratico, uno che non ha mai nascosto una sua viscerale contrapposizione alle autorità regionali e di governo.

Auto-proclamatosi “Esperto capo di tutti gli esperti d’Italia”, onnipresente in TV e litigando ogni sera con mezzo mondo, conoscendo il suo narcisismo e lo spasmodico suo voler “apparire” è legittimo pensare che la sua perizia sia stata influenzata anche da fattori personali.

Trovo discutibile prendersela “a posteriori” con Conte, Speranza o Fontana per non aver ordinato la “zona rossa”. Oggi noi valutiamo i fatti tre anni dopo, sappiamo ormai quasi tutto del virus, sono stati scoperti vaccini e cure, ma in quei giorni  chi avrebbe mai potuto immaginare l’evolversi della pandemia? Allora c’erano incertezze profonde su come affrontare l’emergenza. Come fa Crisanti a dire “per colpa dei politici ci sono stati 4.000 morti!” ?

E se fossero stati di più o di meno? Non si scherza sul dolore delle persone anche perché oggi è facile criticare e dire “bisognava subito chiudere tutto”. Io stesso, su IL PUNTO, scrivevo che certe misure apparivano eccessive e nessuno era contento della quarantena, del dover stare in casa bloccando le aziende, il lavoro, il commercio, gli spostamenti mentre il panorama economico era spaventoso.

La stessa OMS – tacitamente complice di Pechino, ricordiamocelo perché è un  particolare che è evaporato nel tempo – minimizzava i rischi ed ha parlato di “pandemia” solo molti giorni dopo lo scoppio dell’epidemia che nessuno sapeva come affrontare.

Denunciare i ritardi per non aver aggiornato un piano pandemico dal 2006 è un conto, dire “ora per allora” che si imponeva la zona rossa è cosa diversa. Tra l’altro perché sotto accusa solo i politici e non allora tutta la filiera dei dirigenti ministeriali, comitati, esperti tecnici o consiglieri? Piuttosto, perché non si vanno a vedere allora anche gli acquisti governativi di tamponi e mascherine, con conseguenti traffici di Arcuri & C.? E i banchi a rotelle, le forniture non a norma, le primule sui gazebo, gli affari di Di Maio con la Cina, le incredibili scelte ad personam della Von der Leyen che abbiamo pagato tutti senza alcuna trasparenza per miliardi di euro?  Queste sì che sarebbero indagini che gli italiani si aspettano di veder concretizzate (e concluse) oltre che sui vertici dell’ OMS e dell’Unione Europea.

 

IN EUROPA SI CAMBIA?

La decisione UE che di fatto ha rinviato ad imprecisati tempi migliori l’idea di mettere al bando dal 2035 le auto a diesel e benzina è forse un segnale  che la maggioranza rosa-rosso-verde che di fatto domina la Commissione Europea stia cominciando a dare segni di sbandamento. Se ne è parlato poco perché è una sconfitta evidente della sinistra, ma è una interessante realtà.

La scelta del “green” esasperato era ed è una battaglia politica prima ancora che economica, identitaria prima che logica e – come per altri provvedimenti sul filo dell’assurdo (da quelli etici alle norme sulle costruzioni o per gli alimenti) – nell’immaginario collettivo della sinistra europea cominciano ad esseri dei miraggi che si allontanano sotto la spinta  della  “realpolitik” di governi sempre più scettici sul diventare magari delle icone del mondo ecologista, ma mettendosi contro la gran parte dei propri cittadini, mentre si avvicina veloce il voto del 2024.

Sul tema è stato determinante (finalmente!) l’attivismo italiano che si nota dopo anni e quello polacco, cui è seguito quello ungherese, bulgaro e della Repubblica Ceca, ma anche una scelta più prudente della corazzata tedesca che insieme hanno prodotto l’inevitabile “stop”.

In Italia grande soddisfazione è espressa dalla Meloni, da Salvini e dai ministri Urso e Pichetto Fratin, che parlano di successo politico, mentre a sinistra è sceso il silenzio, tombale.

Invano si è atteso un commento da Elly Schlein, alle prese con la prima vera grana nel dover prendere una posizione chiara tra la teoria e la realtà, che non è venuta..

Palpabile l’imbarazzo generale, ne è prova “Repubblica” che il giorno dopo la fondamentale scelta europea non ne ha dato nessuna notizia in cronaca, limitandosi solo a un richiamo a pagina 32, nelle rubriche economiche.

Certo a sinistra pesano le parole di Romano Prodi che nelle scorse settimane aveva espresso duramente e con forza una sua posizione nettamente contraria al procedere su questa linea, sottolineando i rischi di un’auto elettrica con troppi componenti “made in China”, il dramma occupazionale che ne verrebbe, l’assurdità di posizioni francamente poco difendibili. Per esempio, che una capitalistica Ferrari avrebbe potuto continuare ad andare a benzina ed una utilitaria invece no, oppure che sarebbe parso davvero bizzarro permettere ancora la produzione di auto endotermiche destinate però solo all’esportazione extra UE, quasi ci fosse un mondo diverso appena fuori l’Europa.

La decisione di rinvio sulle auto elettriche è però anche un segnale politico, ovvero che le opinioni pubbliche ed i governi nati dopo il 2019 sembrano di caratura e indirizzo progressivamente diverso rispetto al voto che aveva portato all’elezione del parlamento europeo.

Il rischio era che il provvedimento, uno dei più simbolici e importanti della legislatura, ricevesse un’imbarazzante bocciatura. Proprio per evitare questo scenario (ma anche perché a Stoccolma da qualche mese c’è un governo di centro-destra), la presidenza svedese dell’Ue ha optato per il rinvio, di fatto consegnando il cerino acceso ai suoi prossimi successori spagnoli.

Finalmente ci si comincia a chiedere se oltre all’elettrico non si debba puntare su altre scelte, come i nuovi combustibili più puliti (e in parte sintetici) piuttosto che imporre divieti che rischiano di essere un disastro, visto anche che ad oggi le ricerche sull’uso dell’idrogeno sono ancora lontane da soluzioni convincenti.

 

IPOCRISIA AL CUBO

I Fatti. Un mese fa durante un volantinaggio davanti ad un liceo fiorentino c’è stata una scazzottatura tra giovani di destra e di sinistra. Non sono mai riuscito ad ascoltare  una chiara ricostruzione dei fatti, ma mettiamo pure che ogni responsabilità sia stata dei ragazzi di destra. Grazie al cielo nessun ferito, ma è comunque montata una forsennata campagna “antifascista” al culmine della quale sabato scorso hanno sfilato per Firenze alcune migliaia di persone (subito “montate” a 40.000!) convocate da CGIL, CISL, UIL, PD, Verdi, Socialisti, Radicali, M5S, gruppi “titini” (sì, a Firenze ci sono ancora i sostenitori dell’ex dittatore jugoslavo Tito, l’infoibatore di migliaia di italiani) oltre ai “collettivi” e agli anarchici con striscioni inneggianti a Cospito in un mare di bandiere rosse, pugni chiusi, falci e martelli e ovviamente al canto di “bella ciao”. Partecipavano tutti i leader della sinistra – Schlein e Conte in testa – a beneficio delle telecamere, al grido che “il fascismo non passerà”.

Proprio nelle stesse ore della manifestazione fiorentina, a Torino gli anarchici mettevano a ferro e fuoco il centro cittadino con verine ed auto distrutte, lacrimogeni, lancio di petardi, incendio di cassonetti, cariche della polizia nel solito scenario di guerriglia urbana. Non una parola di condanna anche su questi episodi dai leader “antifascisti” cui evidentemente la violenza di anarchici e dell’estrema sinistra non dà fastidio, al più saranno i soliti “compagni che sbagliano”. Diciamoci la verità: “strumentalizzazione” significa prendere un pretesto ed usarlo. Bene, a Firenze si è preso a pretesto un modesto fatto di cronaca per impiantare una manovra politica con comportamenti che per me sono la “ipocrisia al cubo”, ovvero la più becera e ipocrita demagogia che – di fatto – giustifica poi la violenza con la foglia di fico di un antifascismo surreale, di facciata, falso e fuori dal tempo. La violenza va condannata in sé e per sé, sempre, da chiunque sia causata. La preside fiorentina che passa ormai per repressa dal ministro “fascista” Valditara e che ha così ben spiegato ai suoi  studenti che “il fascismo nasce dall’indifferenza” avrà mai scritto ai propri alunni come però la violenza vada sempre condannata, anche se viene dall’altro fronte? Temo proprio di no.

 

GASDOTTI SABOTATI, MA GUARDA GUARDA…

Perfino secondo il New York Times (come su IL PUNTO avevo scritto tante volte in tempi non sospetti) dietro al sabotaggio dei gasdotti russi nel Baltico nell’estate scorsa ci sarebbero stati gli USA che avrebbero usato “manovalanza” legata a Norvegia ed Ucraina. Utilizzando come copertura un’esercitazione navale delle forze marittime Nato denominata Baltops 22, una squadra di sommozzatori della U.S. Navy avrebbe piazzato degli esplosivi C4 per danneggiare i tubi del gasdotto; esplosivi che sarebbero stati fatti poi detonare al momento opportuno. Di fatto quelle esplosioni bloccarono l’afflusso del gas russo obbligando l’Europa a trovarsi altri fornitori, dandole una pesante spallata economica, mettendola in crisi sui prezzi dell’energia e facendo un grande piacere a Washington e Kiev spingendo così la UE a schierarsi ancora di più con l’Ucraina.

Zelensky dice che non è vero, che lui non ne sa niente, ma  allora sarebbe ancora più  interessante sapere ufficialmente chi abbia fatto il “lavoro sporco” tutto a suo favore.

 

Buona settimana a tutti!

MARCO ZACCHERA

 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  NUMERO 900 ! – TRAGEDIE – COL SENNO DI POI – GREEN: CAMBIANO GLI SCENARI EUROPEI – IPOCRISIA AL CUBO – SABOTAGGI.

 

Cari lettori,

questo è il 900° numero de IL PUNTO. Vent’anni di commenti, di sfoghi, di spiegazioni – spero che almeno siano parole chiare, sicuramente vorrebbero essere obiettive – su come io intenda la politica, il mondo e il futuro della nostra Italia. Speriamo di arrivare al millesimo ”Punto” e poi vedremo, intanto grazie per la vostra pazienza, l’amicizia e la comprensione. A PROPOSITO: QUALUNO HA CONSERVATO IL PRIMO NUMERO? MI PIACEREBBE TANTO RILEGGERLO…

 

TRAGEDIE E SPECULAZIONI

E’ solo una mia impressione o sulla tragedia dei migranti naufragati a Crotone da dieci giorni è in corso una strumentalizzazione politica ossessiva ed assurda? Se i migranti irregolari non si bloccano alla partenza, gli scafisti tenuti dentro a vita e non si creano corridori umanitari per dare asilo a quelli che veramente scappano dalle guerre o dalle persecuzioni (mentre quelli “economici” vanno selezionati) non riusciremo mai ad evitare queste tragedie. Le decisioni assunte ieri dal governo mi sembrano corrette e logiche, sperando sempre che l’Europa, dopo tante chiacchiere, faccia finalmente la sua parte.

 

COVID… CON IL SENNO DI POI

Sono perplesso su come la Procura di Bergamo abbia condotto l’indagine sulla diffusione del Covid nella Bergamasca. Ad esempio per aver scelto come perito tecnico della Procura proprio il dott. Andrea Crisanti, già tuttologo televisivo e ora senatore del Partito Democratico, uno che non ha mai nascosto una sua viscerale contrapposizione alle autorità regionali e di governo.

Auto-proclamatosi “Esperto capo di tutti gli esperti d’Italia”, onnipresente in TV e litigando ogni sera con mezzo mondo, conoscendo il suo narcisismo e lo spasmodico suo voler “apparire” è legittimo pensare che la sua perizia sia stata influenzata anche da fattori personali.

Trovo discutibile prendersela “a posteriori” con Conte, Speranza o Fontana per non aver ordinato la “zona rossa”. Oggi noi valutiamo i fatti tre anni dopo, sappiamo ormai quasi tutto del virus, sono stati scoperti vaccini e cure, ma in quei giorni  chi avrebbe mai potuto immaginare l’evolversi della pandemia? Allora c’erano incertezze profonde su come affrontare l’emergenza. Come fa Crisanti a dire “per colpa dei politici ci sono stati 4.000 morti!” ?

E se fossero stati di più o di meno? Non si scherza sul dolore delle persone anche perché oggi è facile criticare e dire “bisognava subito chiudere tutto”. Io stesso, su IL PUNTO, scrivevo che certe misure apparivano eccessive e nessuno era contento della quarantena, del dover stare in casa bloccando le aziende, il lavoro, il commercio, gli spostamenti mentre il panorama economico era spaventoso.

La stessa OMS – tacitamente complice di Pechino, ricordiamocelo perché è un  particolare che è evaporato nel tempo – minimizzava i rischi ed ha parlato di “pandemia” solo molti giorni dopo lo scoppio dell’epidemia che nessuno sapeva come affrontare.

Denunciare i ritardi per non aver aggiornato un piano pandemico dal 2006 è un conto, dire “ora per allora” che si imponeva la zona rossa è cosa diversa. Tra l’altro perché sotto accusa solo i politici e non allora tutta la filiera dei dirigenti ministeriali, comitati, esperti tecnici o consiglieri? Piuttosto, perché non si vanno a vedere allora anche gli acquisti governativi di tamponi e mascherine, con conseguenti traffici di Arcuri & C.? E i banchi a rotelle, le forniture non a norma, le primule sui gazebo, gli affari di Di Maio con la Cina, le incredibili scelte ad personam della Von der Leyen che abbiamo pagato tutti senza alcuna trasparenza per miliardi di euro?  Queste sì che sarebbero indagini che gli italiani si aspettano di veder concretizzate (e concluse) oltre che sui vertici dell’ OMS e dell’Unione Europea.

 

IN EUROPA SI CAMBIA?

La decisione UE che di fatto ha rinviato ad imprecisati tempi migliori l’idea di mettere al bando dal 2035 le auto a diesel e benzina è forse un segnale  che la maggioranza rosa-rosso-verde che di fatto domina la Commissione Europea stia cominciando a dare segni di sbandamento. Se ne è parlato poco perché è una sconfitta evidente della sinistra, ma è una interessante realtà.

La scelta del “green” esasperato era ed è una battaglia politica prima ancora che economica, identitaria prima che logica e – come per altri provvedimenti sul filo dell’assurdo (da quelli etici alle norme sulle costruzioni o per gli alimenti) – nell’immaginario collettivo della sinistra europea cominciano ad esseri dei miraggi che si allontanano sotto la spinta  della  “realpolitik” di governi sempre più scettici sul diventare magari delle icone del mondo ecologista, ma mettendosi contro la gran parte dei propri cittadini, mentre si avvicina veloce il voto del 2024.

Sul tema è stato determinante (finalmente!) l’attivismo italiano che si nota dopo anni e quello polacco, cui è seguito quello ungherese, bulgaro e della Repubblica Ceca, ma anche una scelta più prudente della corazzata tedesca che insieme hanno prodotto l’inevitabile “stop”.

In Italia grande soddisfazione è espressa dalla Meloni, da Salvini e dai ministri Urso e Pichetto Fratin, che parlano di successo politico, mentre a sinistra è sceso il silenzio, tombale.

Invano si è atteso un commento da Elly Schlein, alle prese con la prima vera grana nel dover prendere una posizione chiara tra la teoria e la realtà, che non è venuta..

Palpabile l’imbarazzo generale, ne è prova “Repubblica” che il giorno dopo la fondamentale scelta europea non ne ha dato nessuna notizia in cronaca, limitandosi solo a un richiamo a pagina 32, nelle rubriche economiche.

Certo a sinistra pesano le parole di Romano Prodi che nelle scorse settimane aveva espresso duramente e con forza una sua posizione nettamente contraria al procedere su questa linea, sottolineando i rischi di un’auto elettrica con troppi componenti “made in China”, il dramma occupazionale che ne verrebbe, l’assurdità di posizioni francamente poco difendibili. Per esempio, che una capitalistica Ferrari avrebbe potuto continuare ad andare a benzina ed una utilitaria invece no, oppure che sarebbe parso davvero bizzarro permettere ancora la produzione di auto endotermiche destinate però solo all’esportazione extra UE, quasi ci fosse un mondo diverso appena fuori l’Europa.

La decisione di rinvio sulle auto elettriche è però anche un segnale politico, ovvero che le opinioni pubbliche ed i governi nati dopo il 2019 sembrano di caratura e indirizzo progressivamente diverso rispetto al voto che aveva portato all’elezione del parlamento europeo.

Il rischio era che il provvedimento, uno dei più simbolici e importanti della legislatura, ricevesse un’imbarazzante bocciatura. Proprio per evitare questo scenario (ma anche perché a Stoccolma da qualche mese c’è un governo di centro-destra), la presidenza svedese dell’Ue ha optato per il rinvio, di fatto consegnando il cerino acceso ai suoi prossimi successori spagnoli.

Finalmente ci si comincia a chiedere se oltre all’elettrico non si debba puntare su altre scelte, come i nuovi combustibili più puliti (e in parte sintetici) piuttosto che imporre divieti che rischiano di essere un disastro, visto anche che ad oggi le ricerche sull’uso dell’idrogeno sono ancora lontane da soluzioni convincenti.

 

IPOCRISIA AL CUBO

I Fatti. Un mese fa durante un volantinaggio davanti ad un liceo fiorentino c’è stata una scazzottatura tra giovani di destra e di sinistra. Non sono mai riuscito ad ascoltare  una chiara ricostruzione dei fatti, ma mettiamo pure che ogni responsabilità sia stata dei ragazzi di destra. Grazie al cielo nessun ferito, ma è comunque montata una forsennata campagna “antifascista” al culmine della quale sabato scorso hanno sfilato per Firenze alcune migliaia di persone (subito “montate” a 40.000!) convocate da CGIL, CISL, UIL, PD, Verdi, Socialisti, Radicali, M5S, gruppi “titini” (sì, a Firenze ci sono ancora i sostenitori dell’ex dittatore jugoslavo Tito, l’infoibatore di migliaia di italiani) oltre ai “collettivi” e agli anarchici con striscioni inneggianti a Cospito in un mare di bandiere rosse, pugni chiusi, falci e martelli e ovviamente al canto di “bella ciao”. Partecipavano tutti i leader della sinistra – Schlein e Conte in testa – a beneficio delle telecamere, al grido che “il fascismo non passerà”.

Proprio nelle stesse ore della manifestazione fiorentina, a Torino gli anarchici mettevano a ferro e fuoco il centro cittadino con verine ed auto distrutte, lacrimogeni, lancio di petardi, incendio di cassonetti, cariche della polizia nel solito scenario di guerriglia urbana. Non una parola di condanna anche su questi episodi dai leader “antifascisti” cui evidentemente la violenza di anarchici e dell’estrema sinistra non dà fastidio, al più saranno i soliti “compagni che sbagliano”. Diciamoci la verità: “strumentalizzazione” significa prendere un pretesto ed usarlo. Bene, a Firenze si è preso a pretesto un modesto fatto di cronaca per impiantare una manovra politica con comportamenti che per me sono la “ipocrisia al cubo”, ovvero la più becera e ipocrita demagogia che – di fatto – giustifica poi la violenza con la foglia di fico di un antifascismo surreale, di facciata, falso e fuori dal tempo. La violenza va condannata in sé e per sé, sempre, da chiunque sia causata. La preside fiorentina che passa ormai per repressa dal ministro “fascista” Valditara e che ha così ben spiegato ai suoi  studenti che “il fascismo nasce dall’indifferenza” avrà mai scritto ai propri alunni come però la violenza vada sempre condannata, anche se viene dall’altro fronte? Temo proprio di no.

 

GASDOTTI SABOTATI, MA GUARDA GUARDA…

Perfino secondo il New York Times (come su IL PUNTO avevo scritto tante volte in tempi non sospetti) dietro al sabotaggio dei gasdotti russi nel Baltico nell’estate scorsa ci sarebbero stati gli USA che avrebbero usato “manovalanza” legata a Norvegia ed Ucraina. Utilizzando come copertura un’esercitazione navale delle forze marittime Nato denominata Baltops 22, una squadra di sommozzatori della U.S. Navy avrebbe piazzato degli esplosivi C4 per danneggiare i tubi del gasdotto; esplosivi che sarebbero stati fatti poi detonare al momento opportuno. Di fatto quelle esplosioni bloccarono l’afflusso del gas russo obbligando l’Europa a trovarsi altri fornitori, dandole una pesante spallata economica, mettendola in crisi sui prezzi dell’energia e facendo un grande piacere a Washington e Kiev spingendo così la UE a schierarsi ancora di più con l’Ucraina.

Zelensky dice che non è vero, che lui non ne sa niente, ma  allora sarebbe ancora più  interessante sapere ufficialmente chi abbia fatto il “lavoro sporco” tutto a suo favore.

 

Buona settimana a tutti!

MARCO ZACCHERA

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