Dottore della Chiesa è il titolo che la Chiesa cattolica attribuisce a personalità religiose che hanno mostrato, nella loro vita e nelle loro opere, particolari doti di illuminazione della dottrina, sia per fedeltà, sia per divulgazione o per riflessione teologica. Dopo che il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha bandito Dio, la spiritualità, la dottrina, il sacro e l’anelito alla santità, ed ha insediato al suo posto l’uomo, la comunità, l’immigrazione, l’ecologia, la natura, la transizione ecologica, il surriscaldamento globale e madre Terra, i criteri per ottenere l’ambito titolo sono radicalmente cambiati. Non solo non è richiesta alcuna virtù di fede, ma neppure l’obbligo di credere in Dio. Un ossimoro rivelativo dello stato in cui è precipata la chiesa postconciliare, anche e soprattutto grazie all’apporto del “curatore fallimentare” della cattolicità, nonchè grande adoratore del pianeta Terra, papa Francesco. E fu così che la Facoltà di Teologia dell’Università di Helsinki ha insignito del titolo di dottore honoris causa a Greta Thumberg. Grazie alla capacità di marinare la scuola spacciando il bighellonaggio per virtù e all’innata capacità di ripetere a pappagallo quanto dettato dai burattini che la usano, la ricca ragazzina atea, è riuscita a eguagliare in tenera età, le virtù teologali di pezzi da novanta del cattolicesimo come Sant’Agostino e San Tommaso. Motivando la decisione dell’Ateneo, il maggiordomo di Bergoglio, prof. Tuomas Heikkilä, ha spiegato che “La Facoltà di Teologia studia le questioni centrali dell’umanità. Le più grandi speranze e paure. Le maggiori minacce odierne, come il cambiamento climatico, la perdita della natura e le guerre, sono problemi causati dall’uomo”. I nessi teologia&ecologia e Greta&dottore della Chiesa, non ci sono dati a sapere. Di questo passo, ora ci si aspetta che Fantozzi venga proclamato Santo protettore dei ragionieri frustrati e dei padri dalle figlie mostruose.
Gianni Toffali