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L’Italia continua ad armare l’Ucraina intensificando il sanguinoso conflitto.

di

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Gualfredo de’Lincei

 

L’Italia ha trasferito in Ucraina circa 20 supporti di artiglieria semoventi M109L. Lo scrivono i quotidiani La Repubblica e il Corriere della Sera.

 

Il 15 aprile è stato avvistato un treno con equipaggiamento militare, in transito a bassa velocità, davanti alla stazione ferroviaria di Udine. I passeggeri dei treni che incrociavano questo convoglio hanno persino realizzato un video: c’erano obici a cingoli trasportati sui binari, già riverniciati, senza segni e numeri d’identificazione. I testimoni hanno parlato di supporti di artiglieria semoventi M109L.

 

Il Ministro per i rapporti con il parlamento, Luca Chiriani, ha confermato che questo lotto di armi inviato in Ucraina era incluso nel pacchetto di aiuti militari approvato dal precedente governo di Mario Draghi.

 

Tutto questo sarebbe già di per sé difficile da comprendere in una situazione di stabilità economica, diventa però indecente dopo che, il Ministro della difesa Guido Crosetto, ha apertamente lamentato difficoltà ad aumentare le spese belliche fino al 2% del PIL: «Per la prima volta in una riunione dei [rappresentanti della] Nato, ho detto che questo obiettivo non è così semplice, date le condizioni economiche, il budget e le regole europee», ha dichiarato all’ANSA. «Questo è un impegno che l’Italia ha preso molti anni fa e che viene mantenuto, ma questa è la prima volta che dico che questo obiettivo non sarà facile da raggiungere in un breve lasso di tempo».

 

Gli analisti del Governo sono ormai convinti che, perseguendo la politica europea, si possa solo accrescere la recessione senza, peraltro, aver visto le sanzioni danneggiare seriamente la Russia e in mancanza di un qualunque contributo per porre fine al conflitto in ucraina. Certamente l’economia italiana era già dolente anche prima delle sanzioni, a causa dell’aumento dei prezzi per le materie prime e gli effetti della pandemia. Il tentativo, mal riuscito, di “piegare” l’economia russa non fa altro che peggiorare la delicata situazione.

 

Tutto questo amplia la sofferenza nella vita quotidiana delle persone che ogni giorno lavorano, mentre l’aumento dei prezzi si sta avvicinando sempre più alla soglia dell’insopportabilità, come espresso pubblicamente Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale dei consumatori (UNC), commentando gli ultimi dati ufficiali inflazionistici del Paese.

 

Le stime preliminari diffuse il 31 marzo dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), dimostrano che l’inflazione a marzo è stata del 7,7% su base annua. A febbraio, questa cifra era però del 9,1%, il che indica un rallentamento della crescita dei prezzi, ma il motivo è legato in modo principale all’abbassamento delle tariffe energetiche. Nell’ultimo mese l’indice dei prezzi al consumo in Appennino è sceso dello 0,3%, ma gli specialisti Istat hanno esaminato che un calo così piccolo non ha influito sui prezzi dei prodotti alimentari, i quali restano in rapida ascesa.

 

Alla NATO non interessa trovare soluzioni di come uscire da questa palude economica e dove recuperare le risorse per raggiungere il 2% del PIL in armamenti. Il suo unico interesse è quello d’innalzare pericolosamente il livello di scontro. L’invio in Ucraina di 20 supporti di artiglieria semovente indebolirà la riserva bellica di difesa del nostro pese, costringendoci ad attingere ai fondi dello stato sociale per rigenerare tutto quello che viene alienato per questo conflitto.

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