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IL PUNTO   n. 906 del 21 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

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SOMMARIO: C’è una gran confusione sul tema “immigrazione” che ha anche aspetti poco conosciuti. Intanto Calenda ha divorziato da Renzi, il Parlamento Europeo  ci dipinge come feroci discriminatori sessuali e l’Italia continua la sua guerra in Ucraina senza che si vedano vie d’uscita. 

 

CONFUSIONE

Ma la sinistra davvero vuole che non ci sia alcun filtro all’ondata di migranti che si è abbattuta sul nostro paese? Dopo Cutro il governo sembra timoroso nel prendere una liea chiara, di fatto siamo al “arrivino tutti” e gli scafisti applaudono. L’Europa chiacchiera e poi come sempre sparisce, i centri di accoglienza scoppiano, ma soprattutto  non c’è solo il problema “arrivi” perché poi bisogna mantenere tutti, leggete l’approfondimento più avanti.

 

IL DIVORZIO

Calenda ha divorziato da Renzi: più che un matrimonio politico era stata insomma una sbandata, un flirt elettorale. Certamente è difficile stare insieme quando non si vuol costruire qualcosa in comune e la convivenza con Matteo Renzi è da sempre davvero difficile. Intanto, però, grazie al flirt  un po’ di gente ha mantenuto il posto in Parlamento con liste blindate e questo (per loro) era l’importante.

Restano quegli elettori illusi, quelli che speravano in un terzo polo moderato per creare qualcosa di diverso rispetto al PD sempre più demagogico della Schlein. Dimenticati? Semplicemente imbrogliati, ma – come sempre – chissenefrega…

 

RETORICA E ANTIRETORICA

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione “per la depenalizzazione universale della omosessualità” nella quale “Si deplorano gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender, anti-Lgbtqia+ a livello globale” e si “Condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi dell’UE come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.

Approvando questi testi credo che ci sia anche molta “Retorica dell’anti-retorica” per evidente preconcetto politico. Sono poi andato a vedere che cosa significhi esattamente “Lgbtquia+” sigla che man mano si allunga, scoprendo (dalla Treccani) che risulta essere l’acronimo di “lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, queer, intersessuali e asessuali” dove il + finale (testuale) “Fa riferimento a ulteriori specificità di genere per orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano nella sigla”. Complimenti, chiarissimo, così come risulta evidente che il Parlamento Europeo non abbia altro da fare.

 

UCRAINA

La guerra in Ucraina è scivolata tra le notizie “brevi”: dopo 14 mesi non fa più notizia, ma si continua a morire ed a sapere troppo poco sulla verità dei fatti.

Trovo inaccettabile che l’Italia mandi armi e non chieda almeno un armistizio, una tregua, anche solo un transitorio “cessate il fuoco” che non riconosca nuovi territori a Putin, ma permetta almeno l’avvio di una trattativa di pace. L’Europa dovrebbe volere questo prima ogni altra cosa insistendo per cercare di avviare qualche trattativa concreta e invece nulla: eutanasia della sovranità di un intero continente.

Sommessamente, inoltre, proporrei che l’UE promuovesse un pò più di trasparenza sulla situazione politica in Ucraina ed avviasse finalmente un controllo sull’uso dei finanziamenti che a miliardi di euro arrivano a Kiev. Il presidente Mattarella ha dichiarato ieri a Bratislava  che UE e NATO “devono contrastare la disinformazione alimentata dalla Federazione russa” ma secondo me servirebbe uno sforzo di trasparenza informativa anche sul versante occidentale.

 

Approfondimento: L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE

Da un paio di mesi il capitolo “migranti” è tornato in evidenza. Il dramma del naufragio di Cupro ha riproposto, molto alimentato dai media, la gestione del sempre più imponente flusso di arrivi, mentre il governo Meloni – che in avvio sembrava spingersi verso una linea più dura – ha assunto di fatto una posizione attendista, temendo di essere accusato di insensibilità.

Ne approfittano scafisti & C. per moltiplicare i trasporti cui si è aggiunta un’ampia e nuova componente tunisina alimentata dalla crisi economica di quel paese.

La situazione sembra sfuggire di mano, mentre in termini concreti ed operativi l’Europa si sta ancora limitando a frasi incoraggianti e scontate ma a pochi, pochissimi interventi concreti. Soprattutto i “ricollocamenti” europei sono assolutamente sporadici, ben lontani da quelli cui si era accennato.

Ci sono poi tanti altri aspetti concreti che vengono però ignorati dai media.

Un conto è infatti l’arrivo, lo sbarco, l’alloggio in un centro d’accoglienza di solito superaffollato e in periodica crisi di spazio, ma poi resta la realtà quotidiana di come gestire questa massa sempre più imponente di persone. Insomma fa “figo” raccogliere i naufraghi, ma nessuna ONG pensa che il “sistema” si carica ogni giorno di altri migliaia di casi spesso senza sbocco.

Già pochi giorni dopo l’arrivo moltissimi migranti evaporano, spariscono dalle statistiche. Bene o male molti di loro si infilano in qualche angolo europeo sperando in giorni migliori, spesso aiutati da una rete di contatti personali, oppure – purtroppo – reclutati dai racket di diversa etnia ed estrazione che li porteranno senza documenti e senza diritti allo sfruttamento in agricoltura o a quello sessuale, costretti quasi sempre in situazioni abitative ed economiche disperate e comunque “debitori” per anni verso chi aveva organizzato il viaggio.

Chi invece tenta la via “legale”, inizia un lungo percorso burocratico che durerà per sempre, finché (ma ci riescono solo in pochissimi) dopo una lunghissima attesa qualcuno di loro otterrà la cittadinanza italiana.

Per ottenere questo traguardo passerà comunque almeno un decennio e nel frattempo sarà stato un lungo calvario di visti, documenti, permessi, proroghe e certificati negati, ogni volta con il cuore in gola temendo di essere espulsi. Anche se concretamente questo non succede quasi mai, di fatto ciò alimenta nuovamente il mercato clandestino.

Ecco un limite vero di chi predica la demagogia delle “porte aperte” per tutti: l’integrazione vera è lunga, difficile e spesso diventa impossibile nei fatti.

Perché vi è poi anche una realtà legale e burocratica di cui il grande pubblico non ha la minima idea. Sarebbe molto utile – soprattutto se adolescenti, perché sarà questa la nostra società nel futuro – passare anche solo qualche minuto osservando ed ascoltando i problemi reali di chi sta in fila davanti agli sportelli degli uffici immigrazione di una qualsiasi Questura d’Italia. Una babele di lingue, vestiti, odori (!) di una umanità dolente. Il travestito brasiliano che si mischia con la famiglia del Bangladesh, il nordafricano “inserito” e un po’ strafottente dal vistoso orologio d’oro al polso (probabilmente taroccato) che con  evidente disagio condivide la fila con neri di altre etnie, oppure l’italo-argentino che – in uno strano slang italo-castigliano – è alla ricerca dei documenti per la sua cittadinanza, mischiato agli asiatici che devono rinnovare i permessi.

E’ difficile capirsi nella bolgia, tra le lingue e – a volte – le urla, ma istruttivo osservare per esempio la faccia disperata dell’immigrato a cui una poliziotta correttamente comunica (ma urlando, nel rumore generale, e dopo che il poveretto era in coda da un paio d’ore): “Non posso accettare questa carta, mi serve pirma l’autenticazione del documento mediante una traduzione giurata e premia certificazione e vidimazione degli atti allegati. Ripassi!”. Ovvio che l’interessato non ha capito nulla della richiesta, ma ha subito compreso che qualcosa non va, mentre il bambino che ha in braccio si mette a piangere aumentando la confusione generale.

Una “umanità dolente”, appunto, ma nessuno sembra aver pensato che ad ogni sbarco corrisponde poi un aumento infinito di queste nuove trafile burocratiche, visti, permessi, conferme, espulsioni. La “macchina” burocratica non ce la fa più a star dietro alle nuove ondate di arrivi che generano problemi molto più complessi che gestire uno sbarco. Eppure di tutte queste problematiche si parla poco dimenticando che sono invece realtà quotidiane, l’altra faccia dell’immigrazione.

 

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